Siciliens d’Afrique. Tunisie, Terre promise, questo il titolo originario, è un docufilm, prodotto dal professore Alfonso Campisi, trapanese di nascita, ormai cittadino tunisino, residente alla Marsa a nord della capitale -Professore ordinario di Filologia italiana e romanza alla Facoltà di lettere dell’Università de la Manouba e Professore della prima cattedra al mondo di Lingua e Cultura Siciliana – con la regia di Marcello Bivona, uscito lo scorso febbraio e proiettato di recente alla Cité de la Culture di Tunisi, contestualmente all’inaugurazione di una mostra fotografica dedicata a Claudia Cardinale. La ‘diva’, siciliana d’origine, nata a Tunisi, che fa anche un cammeo nel film, simboleggia bene quel ponte tra l’Italia e la Tunisia rappresentato dalla Sicilia, epicentro Mediterraneo, quando l’immigrazione era in senso contrario: dal nord al sud.
Il docufilm racconta la storia della comunità siciliana in Tunisia durante il protettorato francese e il rapporto tra le diverse comunità che sono riuscite a convivere pacificamente nonostante le differenze religiose, culturali e linguistiche, fino all’indipendenza del Paese nord-orientale e la nazionalizzazione delle terre da parte del presidente Habib Bourguiba nel 1964. Una pagina di
storia comune a Tunisia, Francia e Italia, spesso poco nota e in qualche modo nascosta. Le immagini raccontano la Tunisia tra ieri e oggi, con qualche foto d’antan, costruendo un viaggio tra i vari quartieri e in particolare La petite Sicile, un nome che evidenzia quanto la comunità italiana di questa regione fosse importante, come si evince dalle interviste ai siciliani della Tunisia, come Claudia Cardinale, per la prima volta in un film con la figlia Claudia Cardinale Squitieri, che rappresentano una preziosa testimonianza sulla Tunisia, Paese di accoglienza e di dialogo, pur con tutte le sue complessità nelle relazioni tra diverse comunità. Il film è altresì il racconto di una partenza dolorosa, quella dell’intera comunità italiana, dalla Tunisia verso un Paese sconosciuto: l’Italia. Dopo l’Indipendenza raggiunta nel 1956, infatti, con la nazionalizzazione delle terre si impone una scelta radicale per gli Italiani, o restare diventando a tutti gli effetti cittadini tunisini ma perdendo la cittadinanza italiana, o lasciare quello che a tutti gli effetti era il loro paese. Partendo – questo è l’aspetto più triste messo in luce dal film – molti hanno perso quasi tutto, dovendo disfarsi di una casa in un mese e non potendo portare spesso neppure la macchina. Forse l’aspetto peggiore è rappresentato però dalla condizione di frustrazione vissuta una volta arrivati in Italia, come racconta tra gli altri Marysa Impellizzeri, che non ha accolto gli Italiani di Tunisi come propri cittadini. Il film fa luce su una parte della storia italiana non conosciuta nel Belpaese ed evidenzia una volta di più un paese diviso in due, tra nord e sud, il continente e la Sicilia. Interessanti gli spunti legati alla lingua che come sappiamo rappresenta, non solo uno strumento di comunicazione, quanto una visione del pensiero. In Tunisia prima dell’Indipendenza si parlava tunisino, francese e siciliano, più che italiano, come racconta Silvia
Finzi, che pur non essendo siciliana ma di famiglia livornese, si riconosceva in questa lingua che per molti era la lingua materna, parlata in casa, prima dell’italiano. Il siciliano non era solo la lingua di casa, delle origini quanto il veicolo di una cultura isolana fatta di saperi e sapori, di feste, di usi e costumi che ha finito per contagiare la Tunisia, lasciando ancor oggi tracce importanti, a cominciare dalla processione della Madonna di Trapani il giorno di Ferragosto dalla Chiesa di Sant’Agostino a La Goulette fino a Tunisi. Il docufilm vuol essere un messaggio di speranza, affinché le società moderne rafforzino sempre più il proprio sentimento multiculturale, nel segno della coabitazione e non già dell’integrazione. La proiezione del film è stata accompagnata, come accennato, da una mostra di foto di scena della Cardinale, concepita dal regista Mohamed Challouf, con scatti offerti da Cineteca Milano, Cineteca di Bologna, Fondazione Centro sperimentale di cinematografia – Cineteca nazionale Roma e realizzata dall’Istituto Italiano di Cultura in occasione dell’inaugurazione nel marzo 2018, della Cineteca Tunisina, di cui la Cardinale è stata madrina. Un fitto calendario di incontri è atteso per l’estate con una proiezione e la presentazione del libro Terres promises di Alfonso Campisi, legato dal tema dell’emigrazione tra Sicilia e Tunisia, che con BeBeez abbiamo accompagnato nella presentazione a Roma nella primavera scorsa in occasione delle giornate romane della francofonia – si veda qui bebeez – dal Messina Film Festival il prossimo 30 luglio, il 4 agosto a Mazzara del Vallo, l’agosto a San Vito Lo Capo e ancora a Trapani, in ottobre all’Istituto Culturale Francese di Palermo e all’estero a Marsiglia per Le Festival de la Méditerranée en images.
a cura di Ilaria Guidantoni