L’artista fotografo friulano Stefano Tubaro, ha preso parte, per la prima volta, a MIA PHOTO FAIR riscuotendo un grande interesse per le opere proposte oltre ad un importante risultato commerciale.
La partecipazione è stata curata da MADE4ART con la curatela di Gigliola Foschi che ha inserito le opere in una partecipazione collettiva con altri tre artisti dove il filo conduttore era l’uomo e la natura.
La proposta dell’artista, nato a Codroipo, ha rappresentato, per la tecnica utilizzata ed i contenuti, una vera e propria novità nel variegato panorama delle immagini esposte nei 115 stand da parte degli oltre 300 artisti presenti.
Infatti le opere ritraggono edifici abbandonati ed interni che sono stati illuminati con un attento studio così da risultare, nelle riprese notturne, rivitalizzati e portati a nuova effimera vita. La ricerca ha riguardato non solo i luoghi, tutti del territorio friulano, ma anche le modalità di illuminazione e gli aspetti cromatici.
Il risultato della ricerca produce immagini ove il luogo spicca, illuminato su sfondi spesso scuri, talvolta fino al nero profondo della notte, con forti contrasti colorati o tenue sfumature che transitano da un colore all’altro senza soluzione di continuità.
Questa importante ricerca prodotta su pellicola, è iniziata alla fine degli anni ’90 e, dopo un lungo periodo nel quale l’autore si è dedicato ad altri progetti fotografici, ha ritrovato una continuità in tempi recenti con tecnica digitale. Le fotografie proposte sono fortemente evocative: colpiscono l’occhio ma anche l’animo dell’osservatore.
L’attento pubblico di MIA ha saputo identificare la novità, tra le molte proposte, forse facilitato dalla mancanza di cieli chiari, ma certamente attratto dalla non convenzionale rappresentazione dei luoghi. I visitatori spesso, nell’apprendere che il colore era applicato in fase di ripresa e non di post produzione, ha confermato l’apprezzamento per i risultati ottenuti, fino all’acquisto.
Le opere proposte, tutte in tiratura limitata, fanno parte della serie Contrazioni, che ritrae edifici deteriorati dal tempo, edificati per scopi diversi: strutture agricole, fabbriche di laterizi, ambiti ospedalieri ed altri.
Nella fase di progettazione e studio dello scatto l’autore ha costruito l’immagine prefigurando come i fasci di luce potranno ridare vita e interesse alle strutture. Successivamente, nella realizzazione dello scatto, realizzato con lunghi tempi di posa, lo stesso autore provvede ad illuminare per fasi successive, con colori diversi, gli ambienti, le pareti o le stanze che si affacciano su un corridoio. Il risultato è sempre una successione di piani colorati, con un intelligente utilizzo del colore che valorizza l’insieme.
L’agire dell’autore realizza specifiche, effimere, scenografie virtuali che trovano riscontro e conferma nell’immagine realizzata. Questi luoghi, destinati alla distruzione, lenta se causata dalla natura o celere, se determinata dall’agire dell’uomo, trovano così negli scatti di Tubaro una documentazione concreta a futura memoria, testimonianza dell’incapacità di pianificare un riutilizzo di ciò che, per ragioni diverse, non serve più.
Stefano Tubaro è figlio d’arte, il padre è il pittore Renzo Tubaro, compie gli studi artistici e dal 1978 si dedica alla fotografia, inizialmente in ambito pubblicitario. Successivamente dalla fine degli anni ’80 si dedica alla ricerca fotografica ed alla fotografia di architettura. Ha curato progetti espositivi per enti ed associazioni culturali. Nel periodo compreso tra il 1993 ed il 1996 ha presieduto il Circolo Fotografico Friulano di Udine curando la curatela di mostre e pubblicazioni su fotografi del passato e contemporanei, ha organizzato conferenze ed incontri. Nel 1999 ha ricevuto il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia dal Centro di Ricerca ed Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo per l’attività di ricerca. Insegna “Arte della Fotografia e della Cinematografia” presso il Liceo Artistico Statale ”Giovanni Sello” di Udine. La prima mostra personale è del 1984. Le sue opere sono parte di collezioni pubbliche e private. Vive a Martignacco.
(a cura di Paolo Bongianino)