Il Festival Internazionale della Nuova Danza di Aosta dal 20 al 27 ottobre, giunto alla IV edizione, sotto la direzione artistica di Marco Chenevier e Francesca Fini, e organizzato dalla compagnia TiDA Théâtre Danse, parte dal concetto di confine per superarlo: il linguaggio del corpo, danza in senso stretto, circo, mimo, giocoleria posseggono infatti l’immediatezza che consente di scavalcare le barriere linguistiche. Altra caratteristica è il forte legame con il territorio e il coinvolgimento del pubblico, attraverso laboratori e incontri con gli artisti. Nuova Danza nel senso che non ci sono i grandi nomi della scena internazionale ma gli emergenti, seppur già affermati, e nuova l’attenzione alla tecnologia che entra a pieno titolo nello spettacolo con effetti sorprendenti.
Legata ai nuovi linguaggi e alle nuove tecnologie, la programmazione internazionale, realizzata con il contributo della Compagnia di San Paolo, il Maggior Sostenitore, nell’ambito dell’edizione 2019 del bando Performing Arts, della Fondazione CRT nell’ambito del bando “Not&Sipari”, dell’Associazione del Turismo Sport Commercio Agricoltura e Beni Culturali, del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, con il patrocinio del Comune di Aosta e la collaborazione della Cittadella dei Giovani di Aosta, rivolge, come sempre, un’attenzione speciale verso le nuove generazioni di artisti performativi. L’idea è di dar vita per otto giorni ad una comunità, unita dal linguaggio universale del corpo e della danza contemporanea, di artisti, cittadini e turisti. In questo senso anche agli artisti invitati è stato chiesto di restare durante tutta la durata del festival.
Con questo festival TiDA Théâtre Danse entra a far parte di PERFORMING+, un progetto per il triennio 2018-2020 lanciato dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con la collaborazione dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, che ha l’obiettivo di rafforzare le competenze della comunità di soggetti no profit operanti nello spettacolo dal vivo in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
In questi quattro anni T*Danse è diventato un appuntamento fisso per gli amanti delle arti performative ed è un’occasione per un progetto di alternanza scuola-lavoro che ha visto coinvolto in prima linea gli studenti del Liceo Artistico di Aosta, sia nell’accoglienza, sia nella produzione come nella comunicazione (con il racconto di #comunicadanzaaosta).
Con oltre 3o eventi, ad aprire le danze, la co-direttrice artistica Francesca Fini: già a partire dalla settimana precedente, la sua installazione pittorico-performativa The paper wall che si è avvalsa della costruzione di un muro simbolico e di robot per arrivare ad esplorare il confine tra libertà e controllo, e sviluppata in una serie di sessioni giornaliere, era visitabile in Sala Expo. L’azione di T*Danse è partita dalla Cittadella dei Giovani verso angoli caratteristici del centro storico: in luoghi segreti comunicati via SMS (prenotazione obbligatoria a infotdansefest@gmail.com) sono in scena tre degli undici soli che fanno parte della serie Shadowpieces firmata da Cindy Van Acker, una delle più apprezzate coreografe svizzere, che decide di lavorare in rapporto intimo con gli interpreti di una nuova produzione, i quali scelgono la propria musica tra una selezione di estratti proposta dalla coreografa e insieme a lei elaborano gli assi della composizione. In prima nazionale ha presentato Shadowpieces III – Le garçon enchanté e il sempre in prima nazionale, Shadowpiedes II – Tangibles; in anteprima, invece, sarà Shadowpieces V.
In prima nazionale l’ultima creazione di Darragh McLoughlin, in cui giocoleria, danza e arte visiva entrano in un cortocircuito raffinatissimo; e il coreografo Palle Granhøj ha presentato, nella serata dedicata al “Club degli Host”, una prima assoluta.
Queste le novità degli artisti “habitués” a T*Danse; mentre la Performance Art è stata tutta al femminile, con 4 donne performer a chiusura di ciascuna serata.
Partendo dall’idea di “confine”, come accennato per immaginare di tra-passare il concetto di frontiera, se la programmazione resta il cuore di T*Danse, l’idea è di pensare anche all’improvvisazione della condivisione. Così è concepita l’’invasione’ dello spazio urbano, con la follia di Marco Torrice e dei suoi melting-potters, uno degli eventi di Aspettando T*Danse: la sezione speciale per farsi coinvolgere e mettersi in gioco già dalla settimana precedente, che comprende anche l’atteso ritorno del laboratorio Corpo Poetico® e un nuovo progetto in tandem con la SFOM – Scuola di Formazione e Orientamento Musicale a cavallo tra danza, improvvisazione e musica.
Il mondo dell’hip-hop festeggia insieme alla sua esuberante comunità aostana con la Battle condotta dalla Compagnie Drive, nel programma del festival con uno spettacolo che fonde hip-hop, break e danza contemporanea.
Per trovare un momento di riflessione e scambio di idee c’è stato lo spazio Intorno agli spettacoli, ciclo di conferenze dedicato a Ercole Balliana presso la Biblioteca regionale di Aosta e nei feedback aperitivo con gli artisti in programma.
La coreografa tedesca Anna Konjetzky ha portato la prima del suo lavoro dedicato agli spettatori più giovani nella matinée dedicata alle scuole primarie; e le scuole di danza e di circo del territorio sono state al centro del progetto Maratona delle scuole, in cui gli allievi conosceranno da vicino gli artisti in programma e saranno essi stessi protagonisti di un momento performativo in chiusura di festival.
La filosofia del Festival ha visto i cittadini diventare parte della comunità di T*Dance; così come centrali nella progettualità della kermesse sono state le modalità di coinvolgimento che il festival rivolge al territorio, la volontà di costruire una vera e propria rete composta da artisti e pubblico, basata sulla condivisione di strumenti, idee, visioni del mondo. Per questo motivo sono state molteplici le azioni di audience engagement indirizzate a un ampio target di pubblico in parte già citati: il workshop #comunicadanza a cura del social media partner Fattiditeatro, il progetto di alternanza scuola/lavoro rivolto alle scuole superiori e il Laboratorio Critico a cura di Enrico Pastore, la matinée rivolta alle scuole primarie, la Maratona delle scuole collegata a un percorso di visione per le scuole di danza, le conferenze Intorno agli spettacoli, gli incontri con il pubblico e gli artisti dei “Feedback Aperò”, le “Masterclass”.
La “Battle – T*Danse Aosta Contest 1vs1 All Style” con il suo mondo dell’hip-hop, ha messo a punto un concorso al quale è invitata a partecipare l’esuberante comunità aostana, un momento di condivisione e di scambio intorno alla stessa passione rivolto a tutti i tipi di danzatori e danzatrici e coordinato dalla Drive, in scena con Soi.
In prima nazionale nel Teatro della Cittadella dei Giovani appunto Soi, uno spettacolo della compagnia Cie Drive, coreografia di Simhamed Benhalima e Kevin Mischel, in scena Simhamed Benhalima, Kevin Mischel, Julien Michelet. Ispirato a lavori di Pina Bausch, per quanto riguarda la scenografia, il gioco di luci e l’impianti iniziale di teatro danza, un po’ straniato, lo spettacolo – che ha consacrato il successo della compagnia francese – tesse legami stretti tra il gesto quotidiano e il movimento danzato, e viceversa. La ricerca coreografica si concentra sull’intensità del movimento, il significato, la danza come stato finale attraverso il quale esprimere una motivazione, con un forte eco dell’hip-hop, sfumato da alcune contaminazione. Soi è uno spettacolo in prima nazionale, inno all’amore e alla fratellanza, poesia di misterioso realismo: racconta infatti il conflitto del sé, soi appunto, con una parte intima e con l’altro, forse anche con l’ambiente circostante, metropolitano, aggressivo, come sembrano suggerire gli oggetti di scena e la musica dissonante, i rumori di fondo. In scena un crescendo che raggiunge un momento chiave quanto ambivalente quanto il danzatore di fronte ad una porta a specchi urla Tu es pitoyable, Sei miserabile. A che? All’altro? Un altro o l’altra faccia di se stesso. Il crescendo arriva al parossismo quando l’interprete in scena comincia a dare colpi finché la musica si arresta bruscamente e allora ‘scende’ come una rivelazione la prima sura del Corano, la Fatiha, simbolo sacro di pace e perdono. Il sacro, indipendentemente dalla religione, riconcilia e pone fine al conflitto. Grande prestazione tecnica, forse un po’ enigmatica la drammaturgia che mette insieme elementi eterogenei.
Interamente dedicato e riservato al club degli Host di T*Danse, che adottano gli artisti ospitandoli nelle loro case, è invece “FU-FB” della danese Granhøj Dans, spettacolo in prima assoluta creato da Palle Granhøj e Laszlo Fulop, che contamina la scena con il mondo dei social media: a rinforzare il progetto di aggregazione, ogni anno, grazie alla fiducia che il territorio ha nei confronti del festival, abitanti della città di Aosta scelgono di diventare Host, mettendo a disposizione le proprie case per ospitare la comunità di T*Danse attraverso l’iniziativa chiamata #coinvolgiti.
Tra le prime nazionali una matinée con uno spettacolo per le scuole, raccomandato alle famiglie e ai bambini di età tra i 6 e gli 11 anni, Move More Morph It! della pluripremiata coreografa Anna Konjetzky, l’emozionante incontro tra un corpo, quello della performer Sahra Huby, che diventa simile ad una pallina di gomma, e un tavolo, in cui le azioni, anche le più banali, assumono dei suoni inaspettati, grazie a Sergej Maingardt al mixer, che amplifica i suoni con ogni sorta di effetto magico, per una straordinaria musica del corpo. La ricerca attorno alla combinazione di forme dei corpi e degli oggetti è essenziale anche in Stickman di Darragh McLoughlin, in prima nazionale: attraverso un flusso costante di titoli, emerge una originale relazione tra spettatori, un uomo e un bastone. E ancora corpi in metamorfosi, con l’artista di Barcellona Melina Peña, e la sua performance Anatomía Metamórfica in prima nazionale, riflessione sul tempo presente attraverso la metafora di un multi-corpo che deve sviluppare molteplici abilità e possedere la capacità di cambiare, risolvere e accumulare informazioni in accordo con le richieste del contesto. Risolvere i problemi di un contesto, come quelli che sono costretti ad affrontare sette volontari in un metro quadro di spazio, è il tema di M2 dei Dynamis, gruppo multidisciplinare di ricerca artistica romano, che qui esplora il confine tra umano e disumano all’interno di un gioco collaborativo tra sconosciuti. Il Gruppo si interroga pragmaticamente sull’unità di misura da cui prende nome per esplorare attraverso il dispositivo scenico il confine tra umano e disumano che lo spazio assume rispetto ad un contesto. Il pubblico è l’essenza stessa della performance, la matrice dell’azione che si orchestra in un gioco collaborativo tra sette sconosciuti. “M²” si sviluppa attorno a una proporzione in scala, tra superficie circoscritta e persone coinvolte, in un crescendo di semplici azioni eseguite dai partecipanti, mettendo al centro il corpo e in particolare la sua massa.
Con la partecipazione di un gruppo misto di professionisti, amatori e attori è anche Melting Pot di Marco Torrice, artista residente tra Belgio e Italia, che presenta la sua pratica di danza in cui danzatori professionisti ed amatoriali, provenienti da differenti stili di danza e background culturali, possono entrare in dialogo e dare spazio alla liberazione/trasformazione di diversi tipi di energia, accompagnati da un Djset. Un “concerto quadrifonico per danzatrice e tavolo amplificato” è invece Self di Nicoletta Cabassi, spettacolo vincitore del premio come migliore creazione/performance musicale al festival Ermo Colle 2014: una “coreografia sonora” in cui il gesto si fa suono al semplice contatto con la superficie e a sua volta diventa danza e altri suoni che interagiscono con le immagini proiettate sul fondale, sconfinando in una sessione di VJ set. La musica dal vivo, insieme a computer indossabili e accessori con cavo e wireless, sono gli strumenti sviluppati in un processo lungo ben diciotto anni dall’israeliano Kulu Orr, pluripremiato one-man show che firma Control Freak, che combina musica dal vivo, abilità circensi, humour e tecnologia all’avanguardia. Contaminato dalla danza circense è anche il lavoro della Cie Xuan Le, che porta in scena in prima nazionale Reflet, duo sulla ricerca di equilibrio, il lavoro interiore, l’incontro con l’altro e con se stessi. La comunicazione fra due corpi anagraficamente distanti è invece al centro di Still (here), di cui firma la direzione artistica Silke Z., dove giocosi dialoghi danzati sono la risposta a una società in cui le persone considerano il processo di invecchiamento come l’accumulazione di mancanze (26 ottobre). Il confronto/scontro generazionale è protagonista in Elettra di Teatro del Mondo, scritto, diretto e interpretato da Paola Zaramella, spettacolo che si è tenuto n el Cortile della Cittadella dei Giovani. L’attesa è la sospensione in cui Elettra ci fa accomodare nella sua “casa”, un tempo tanto amata, ma che ora non riconosce più in seguito alla perdita del senso di giustizia che ha subito. Dopo che il padre Agamennone è stato ucciso dalla madre Clitemnestra e che il fratello Oreste non ha più fatto ritorno, Elettra vede crollare intorno a sé la sua civiltà. L’impianto scenico è alimentato da un progetto sonoro che si muove intorno ad un flusso visivo, riprodotto all’interno di un monitor tv, in una performance in cui corpo e voce si alternano a video e suono. Ormai sola, a Elettra non rimane che salvare quel che resta. In una lucida presa di coscienza decide di prendere coraggio e si assume la responsabilità della vendetta verso un tempo che restituirà bellezza.
La chiusura con la Maratona delle scuole di danza VdA, gli esiti dei Laboratori Civili della sezione “Aspettando T*Danse” e la “Premiazione IGers T*Danse”.
Il festival si arricchisce con la nuova gestione della Cittadella dei Giovani, nata nel 2013 come spazio culturale di incontro, che dal 2020 sarà gestita da una cooperativa della quale farà parte anche il Teatro Instabile di Aosta che seguirà una stagione più tradizionale. T*Dance resterà la punta di avanguardia del Festival che punta forte sui giovani in termini di linguaggi e di coinvolgimento.
a cura di Giada Luni