Fino al 30 giugno da Filippo a Pietrasanta, nell’interno della Versilia, si rinnova il sodalizio tra Filippo Di Bartola e l’arte contemporanea per chi intende la ristorazione come l’arte dell’accoglienza, dell’apertura, della condivisione emozionale.
È Valente Taddei, con Nel solo spazio di un sogno, l’artista ospite a questo giro nei locali del ristorante, nel centro storico della cittadina che ha fatto dell’arte e sempre più anche della ristorazione il proprio vessillo.
Sono linee bianche continue e dai differenti spessori, squarci di luce sottile che emergono nel buio profondo e a tratti incompreso dell’anima, i cardini entro cui si muove il racconto di Valente Taddei, classe 1964, nato a Viareggio, e conosciuto per la sua cifra stilistica unica e del tutto particolare: una figura solitaria che in uno spazio metafisico agisce in una sorta di straordinaria quotidianità.
Dopo gli studi di scultura a Carrara, Valente si forma nell’ambito della grafica e del fumetto, nel panorama culturale frizzante dell’Italia degli Anni ’80, dove l’edonismo e la pubblicità conoscono uno sviluppo importante che diventa l’anima creativa di molte attività. Influenzato anche dai linguaggi della pubblicità dell’epoca, capace di coinvolgere creativi di alto livello, uno su tutti Osvaldo Cavandoli, Taddei approda al disegno.
In mostra a Pietrasanta sono esposti una serie di paesaggi fantastici in cui è necessario ritrovare un codice di decrittazione del messaggio, micro-universi di senso la cui origine sfugge nell’infinitezza del mondo interiore. Un lavoro di ricerca suscitato direttamente nella dimensione del sogno, e poi rievocato, scaturito da un perenne stato di urgenza, di veglia. La tensione creativa di Taddei non rinuncia mai a portare l’osservatore in quella dimensione onirica dove tutto è possibile, niente è escluso.
“Quando ho deciso di ospitare Valente Taddei”, ha raccontato a BeBeez Filippo Di Bartola, “sapevo solo che mi piacevano esteticamente i suoi quadri. Mai avrei pensato che in quelle opere, all’apparenza lineari e rassicuranti nella loro semplicità, si nascondessero sottili incongruenze, in grado di ribaltarne il significato stesso. Un messaggio nella bottiglia, un gioco di specchi, un ribaltamento di senso, Valente gioca con la nostra percezione della realtà e ci confonde con la bellezza”.
I.G.