Dopo una settimana in cui il mercato italiano dell’m&a ha visto la sigla di due mega-deal che hanno avuto come attore protagonista Cassa Depositi e Prestiti, o meglio il suo braccio di investimento Cdp Equity, è interessante leggere l’intervista rilasciata nel weekend a La Stampa dal vicepresidente di Cdp, Luigi Paganetto. In cui tocca non solo le questioni della fusione Sia-Nexi e dell’acquisizione di Borsa Italiana da parte di Euronext, ma anche quelli della ricapitalizzazione di Ansaldo Energia, della vendita di Autostrade per l’Italia e dei progetti di creazione di una società della rete unica nazionale, necessaria per lo sviluppo digitale dell’Italia, che coinvolgerà OpenFiber e FiberCop e di un grande player delle infrastrutture italiano attorno a Webuild.
La considerazione shock di Paganetto è che “le notizie riportate negli ultimi tempi dai media danno l’impressione che le risorse della Cassa siano illimitate. Non è così, non si può investire su tutto. Bisogna fissare delle priorità”. E ancora: “Tutte le operazioni sono valutate con grande professionalità e impegno dalla struttura competente della Cassa, che ne analizza rischi e potenzialità. Detto ciò rimane il problema che i fondi non sono illimitati e dunque occorre definire una gerarchia di intervento. Mentre in questo periodo la sensazione generale è che la Cassa possa fare qualunque operazione, in qualunque direzione con qualunque ammontare. È la ‘nuova Iri’ piglia tutto… Nessun soggetto può fare tutto e i soldi del risparmio postale vanno utilizzati nella maniera più proficua e più capace di creare sviluppo, perché questo è il mandato della Cassa. Ma per far questo occorre stabilire delle priorità evitando di fare un’attività di sportello”.
Per Paganetto, “non si può rispondere di sì ad ogni esigenza (…) di volta in volta si parla di voler creare dei campioni nazionali, come nel caso della nascita di Webuild e della fusione Sia-Nexi; di una strategia per rimediare ai fallimenti di mercato, come è accaduto con Ansaldo energia; altre volte di Cdp come ‘investitore paziente’, sempre nel caso di Sia-Nexi. Tutte definizioni che non aiutano a definire il quadro generale d’intervento”. E ancora, interpellato su Borsa Italiana: “Non è certo in discussione che la Cassa possa acquisire una partecipazione importante in questa società. Il punto è che se con i problemi che vengono avanti, che sono tanti, sia proprio il caso che la Cassa si vada a comprare la Borsa partecipando a Euronext: il mio convincimento è che in questo momento questa non sia esattamente la priorità”.
Secondo Paganetto “le operazioni a cui partecipa la Cassa non devono solo essere fatte a condizioni di mercato ed essere legate a piani industriali ben precisi. Nel caso di Euronext ci sono le condizioni di mercato, anche se compriamo le azioni al valore più alto dell’ultimo decennio. La questione è soprattutto che la Borsa è l’istituzione più rappresentativa del mercato ed è difficile trovare ragioni per entrare nella sua governance. Se si ritiene che non funzioni bene attraverso i meccanismi di mercato saranno le Autorità di regolamentazione a dover provvedere. Se, invece, si pensa che il problema possa essere quello di favorire la quotazione delle pmi italiane questo dovrebbe avvenire di impulso della Borsa medesima a crescere”.
E sulla società unica per la banda larga a cui partecipa Cdp Paganetto dice: “Non son convinto che la società debba essere necessariamente unica. Perché un po’ di competizione non guasta”. Infine sulla vicenda ASPI, conclude: “Ripeto che bisogna ordinare gli investimenti in base alle priorità. E mi pare una priorità maggiore quella della rete unica piuttosto che le concessioni autostradali. E vedo che in questi giorni si stanno affacciando tanti operatori del settore e investitori interessati. A parte il giudizio che tutti diamo sulla terribile vicenda del ponte Morandi e sull’esigenza di perseguire le responsabilità che ci sono state non vedo perché se ci fossero offerte serie non possano essere accolte”.
Tutte considerazioni che ovviamente non hanno mancato di suscitare le critiche del governo. In un’intervista sempre a La Stampa, ieri la vice ministra dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, ha detto: “Mi stupiscono le parole di Paganetto, è un economista che stimo, conosce bene le operazioni Sia-Nexi e Borsa Italiana sulle quali ha votato favorevolmente nel consiglio di amministrazione di Cdp. Evidentemente i voti che lui esprime sono diversi dai commenti che fa sui quotidiani”. E ancora: “Finché Cassa Depositi e Prestiti punta sulle infrastrutture strategiche fa un buon intervento per il Paese e tutela il risparmio postale, che è la colonna portante. Investire negli asset strategici nazionali è la strada giusta e attrae imprenditori stranieri, l’Italia ne ha seriamente bisogno”. E ha aggiunto: “Stiamo facendo recuperare un ruolo a Cdp che la rende simile alle altre Casse in Europa, come quella francese e tedesca. Adesso anche noi abbiamo messo al centro il territorio e gli interessi nazionali. Noi vogliamo sostenere in maniera innovativa e lungimirante le imprese e i capitali italiani”.