Il Tribunale di Roma ha fissato per il 23 giugno 2020 l’udienza per l’omologa del concordato del gruppo di costruzioni italiano Astaldi (si veda qui il comunicato stampa). Il decreto tiene conto dell’approvazione della proposta di concordato preventivo in continuità aziendale della società, passata con una maggioranza del 58,32% lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez).
A fine aprile 2020, Astaldi, su richiesta di Consob, ha resto nota la posizione finanziaria netta aggiornata del Gruppo: in leggero calo a 2.306 milioni di euro al 31 dicembre 2019 (era pari a 2453,7 milioni di euro al 30 settembre 2019). Alla stessa data, Astaldi ha registrato un debito netto di 2.470 milioni di euro, contro i 2.464,2 milioni di euro a fine settembre 2019 (si veda qui il comunicato stampa).
La società sta attualmente valutando eventuali impatti sui risultati del 2020 dell’emergenza sanitaria COVID-19, che ancora non è in grado di stimare. “Tuttavia, in base alle informazioni ad oggi disponibili si ritiene possa essere confermato anche in questo contesto il sostanziale allineamento nell’arco del piano delle proiezioni economico-finanziarie e commerciali già formulate”, scrive Astaldi.
Ieri Pietro Salini, ad di Webuild (la ex Salini Impregilo), in un’intervista al quotidiano La Repubblica ha ricordato: “Insieme ad Astaldi abbiamo un portafoglio ordini aggregato di 42,5 miliardi, abbiamo realizzato quasi 1.000 chilometri di ponti e 13.600 di ferrovie, abbiamo costruito 80.000 chilometri di strade e autostrade sufficienti a fare quasi due volte il giro della terra”. Lo scorso aprile la Commissione Europea ha approvato l’acquisizione del controllo unico di Astaldi da parte dell’allora Salini Impregilo, ritenendo che l’operazione “non pone problemi di concorrenza a causa del suo impatto limitato sulla struttura del mercato” (si veda altro articolo di BeBeez). L’ok europeo significa un’accelerazione del Progetto Italia, il piano di Webuild e Cdp per l’aggregazione e la creazione di un grande player delle infrastrutture italiano. Nel Progetto Italia rientra appunto il salvataggio e l’acquisizione del controllo di Astaldi da parte di Webuild, che vedrà come anchor investor Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez) e la partecipazione di Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco Bpm.
Il Gruppo Webuild, risultante dal progetto di integrazione con Astaldi, impiegherà circa 70 mila lavoratori diretti e indiretti a livello globale, che arrivano a circa 130 mila, considerando l’intero indotto. Solo in Italia l’occupazione di Webuild post integrazione con Astaldi arriverà a contare 11 mila dipendenti diretti ed indiretti, con un totale di circa 25 mila persone occupate considerando l’intero indotto. La convergenza di interessi per la ripresa del settore a livello di sistema potrà permettere di sbloccare 36 miliardi di opere infrastrutturali attualmente in una situazione di stallo, che possono essere attivati creando un ulteriore effetto volano su occupazione e filiera. Tra le opere da sbloccare ce ne sono alcune immediatamente cantierabili nel 2020, per un valore di circa 30 miliardi, cui sono agganciati nuovi occupati per un valore stimato di 37.500 persone, molte delle quali nel Sud Italia.
Ricordiamo che intanto Webuild nel marzo scorso ha lanciato un beauty contest per selezionare fondi infrastrutturali che fungano da partner per lo sviluppo delle sue attività commerciali all’estero su progetti che richiedono forti investimenti in equity, avviando anche attività per stabilizzare la generazione di cassa del gruppo (si veda altro articolo di BeBeez).