Burgo Group, storico gruppo cartario di Altavilla Vicentina, ha ottenuto la certificazione del suo sistema di gestione dei crediti secondo Prassi UNI 44:2018 e lo standard TÜV Rheinland CMC:2012, assistita dallo studio legale Lexant (si veda qui il comunicato stampa).
La Prassi UNI 44:2018 è il frutto della collaborazione tra UNI (Ente Italiano di Normazione) e ACMI (Associazione Credit Manager Italia) ed è stata pubblicata nell’ottobre 2018. La prassi definisce il processo del servizio di credit management, in tutte le fasi del ciclo attivo e dei relativi criteri per la prevenzione e gestione dei rischi inerenti il credito commerciale, sia nel mercato domestico sia estero. definisce i profili professionali che intervengono nel servizio i gestione del credito, individuandone responsabilità. attività, abilità e competenze, sulla base del Quadro europeo delle qualifiche (EQF). Il documento fornisce, inoltre, gli indirizzi operativi per la valutazione della conformità ai requisiti del servizio e ai requisiti di conoscenza, abilità e competenza definiti per i profili professionali.
Lo standard TUV Rheinland CMC:2012 è stato definito dall’organismo di certificazione internazionale TÜV Rheinland ed è basato sul Bundesverband Credit Management e.V. (BvCM). In base a questo standard, l’azienda supporta in particolare i processi nei settori del controllo della gestione del credito, della valutazione del credito, del monitoraggio della solvibilità, della classificazione del rischio, della limitazione del credito, della garanzia dei crediti, dei dati anagrafici dei clienti, del sollecito e dei blocchi di consegna.
L’iter di predisposizione e preparazione alla certificazione del processo di credit management di Burgo è stato avviato a marzo 2019. L’audit ha evidenziato quanto il gruppo abbia investito nella formazione di tutto il team di credit management, guidato e coordinato da Andrea Porelli, lavorando alla migliore integrazione tra l’area del credito e l’area commerciale per qualificare i clienti. La qualificazione è avvenuta basandosi sia su informazioni commerciali, sia sull’esperienza dei pagamenti e sulla loro localizzazione geografica.
Il tutto va letto all’interno di un trend che vede le aziende più reattive dotarsi di tutti gli strumenti possibili per individuare in anticipo le potenziali ragioni di crisi aziendale e soprattutto per prevenirle. Il nuovo Codice dalla crisi d’impresa introduce infatti i cosiddetti sistemi di allerta, richiedendo alle imprese di dotarsi di sistemi di autovalutazione per monitorare il proprio rischio di default. La normativa che riforma la legge fallimentare ha tra le principali finalità quella di consentire una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese.A questo fine il codice ha introdotto sistemi di allerta in grado di cogliere i segnali anticipatori della crisi al fine di affidare tempestivamente l’impresa alle cure di esperti. In particolare, la normativa prevede che vengano monitorati appositi indici che diano evidenza della sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e delle prospettive di continuità aziendale per l’esercizio in corso. Il Governo ha affidato al Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) l’elaborazione di indici puntuali, che fanno ragionevolmente presumere lo stato di crisi di un’azienda. Il CNDCEC il 20 ottobre scorso ha pubblicato il documento su crisi d’impresa e indici di allerta (si veda qui l’Insight View di BeBeez per gli abbonati a BeBeez News Premium, scopri qui come abbonarti). Ma ora è necessario che il Goverrno adotti questi indici inserendoli in un apposito decreto attuativo.
Su questa falsariga, lo scorso novembre la tesoreria di Panini spa, il noto gruppo produttore di figurine, era stata la prima tesoreria in Italia ad aver ottenuto il conferimento della certificazione sull’attività di tesoreria secondo la Prassi di Riferimento UNI/PdR 63/2019 in vigore dallo scorso luglio ed elaborata dall’Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa (AITI) in collaborazione con UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione (si veda altro articolo di BeBeez). Allora il tesoriere di Panini, Fabrizio Masinelli, che è anche il presidente di AITI, aveva spiegato a BeBeez che “le regole di Basilea richiedono che i modelli di rating adottati dalle banche nella valutazione delle aziende finanziate si basino sulla probabilità di default di quelle aziende. Oggi invece le aziende certificate PdR63 potrebbero essere valutate sulla base della probabilità di crisi, che viene quindi prima del default. Non solo. Il rispetto della prassi permette di prevedere con un anticipo di 6-7 mesi l’emergere della crisi aziendale, quindi una banca che decidesse prendere in considerazione la certificazione nel suo modello di rating, potrebbe avere ragione di erogare più credito alle aziende certificate oppure di erogarlo a migliori condizioni. Proprio di questo come AITI stiamo parlando con le principali banche italiane. Ovviamente siamo solo all’inizio, ma confido che sia la strada giusta”.