Cerberus Capital Management non ha presentato una sua offerta vincolante per Alitalia nell’ambito dell’asta perché, secondo il fondo, prevede condizioni troppo restrittive. Per contro, il colosso del private equity Usa specializzato in ristrutturazioni industriali ha invece approcciato la società con un’offerta fuori gara, ma comprensiva di qualunque asset della compagnia aerea e a patto di avere mano libera nella ristrutturazione aziendale. Lo ha scritto ieri il Financial Times.
Secondo l’FT il fondo sarebbe disposto a investire tra i 100 e i 400 milioni di euro per ottenere il controllo di Alitalia e potrebbe anche chiedere al governo italiano di mantenere una partecipazione nella compagnia, con i sindacati che potrebbero beneficiare di una forma di condivisione degli utili.
La tedesca Lufthansa e la low cost easyJet sono tra i sette gruppi che hanno presentato un‘offerta per Alitalia nel corso del formale processo di vendita la scorsa settimana. Sia Lufthansa sia easyJet hanno detto di essere interessate solo ad alcuni asset della compagnia. Alla data room erano stati nove i pretendenti ammessi (si veda altro articolo di BeBeez). Di questi nove, sei si erano fatti avanti per la parte aviation (aerei, rotte, slot, dipendenti) e tre per l’handling, che è il complesso dei servizi per l’assistenza a terra agli aerei e ai passeggeri, durante la sosta negli aeroporti.
I nomi che circolavano a settembre erano quelli di Ryanair (prima ovviamente che scoppiasse il caos dei voli cancellati), EasyJet, Lufthansa, il fondo hedge Elliott e i private equity Cerberus Capital e Greybull Capital. Interessati ai servizi di assistenza a terra ad aerei e passeggeri invece, si diceva fossero Airport handling, Airport service e Alisud.
Certo, l’offerta fuori-gara di Cerberus, pronto a rilevare tutti gli asset e a coinvolgere sindacati e governo, pare allettante. Tuttavia, come sottolinea oggi MF Milano Finanza, ci sono vari interrogativi a quali rispondere. Cerberus, infatti, è statunitense e come soggetto extracomunitario secondo le regole Ue dovrebbe fermarsi al 49% del capitale. Ciò presuppone che la quota pubblica, insieme a quella dei lavoratori Alitalia, dovrebbe ammontare al 51%. C’è poi una seconda questione che tocca il regolamento di gara, dopo la pubblicazione del bando finale il primo agosto scorso.
Perché non ci fossero malintesi, i commissari hanno addirittura pubblicato un documento per chiarire alcuni passaggi del bando, relativi proprio alla partecipazione dei soggetti interessati a presentare offerte per la compagnia intera, oppure per i lotti (si vedano qui il bando e qui i chiarimenti sul bando).
L’unica strada per far rientrare in gara chi non abbia presentato l’offerta vincolante è quella di costituire cordate “tra soggetti ammessi alla procedura e anche con soggetti che non abbiano presentato la manifestazione di interesse”. In altre parole, Cerberus dovrebbe cercare una sponda con easyJet o Lufthansa, che però non vogliono comprare tutto gli asset di Alitalia, ma solo alcuni.
Escluso un annullamento della procedura di gara in corso, perché non ci sono appigli legali per farlo, resterebbe altrimenti solo l’ipotesi più estrema, cioè che la gara non vada a buon fine, che tutti gli altri concorrenti si defilino. In tal caso Cerberus potrebbe così aggiudicarsi la partita per abbandono. Ma non se ne parlerebbe comunque prima del 30 aprile prossimo, data ultima per migliorare le offerte già presentate.
Il gruppo a fine febbraio era oberato da un debito finanziario netto consolidato di 1,2 miliardi di euro, in aumento di quasi 200 milioni da fine 2016 (si veda qui la relazione illustrativa).
Dopo che in maggio Alitalia è finita in amministrazione straordinaria, la compagnia è gestita dai commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Il governo ha garantito un prestito ponte da 900 milioni di euro per assicurare i voli fino a settembre 2018.