E’ fumata bianca per il nuovo capitolo della saga della Ferrarini, dopo che il piano concordatario è stato approvato dal 75% delle classi dei creditori e da circa il 72% dei creditori considerati nel loro complesso. A comunicarlo in una nota (si veda qui il comunicato stampa) è la stessa società di Rivaltella in occasione della consegna al Tribunale emiliano delle espressioni di voto dei creditori del concordato, che, una volta omologato, prevede l’entrata nel capitale della Pini, primo gruppo italiano nella trasformazione di carni suine italiane, con AMCO in veste di finanziatore.
Ricordiamo che il Tribunale di Reggio Emilia aveva ammesso la società alla procedura di concordato in continuità nell’ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’ok al concordato era arrivato a più di un anno di distanza da quando la proposta concordataria era stata presentata, l’11 agosto 2020, al foro reggiano dalla cordata formata dalla famiglia Ferrarini, dal gruppo Pini e AMCO (si veda altro articolo di BeBeez), prima che partisse una battaglia legale sulla competenza del foro reggiano, innescata dalla cordata concorrente. Quest’ultima era composta da Opas (Organizzazione Produzione Allevatori Suini), il più importante network italiano nella filiera del suino, Intesa Sanpaolo, Unicredit, il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (operatore di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), e HP srl (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood) (si veda altro articolo di BeBeez). La battaglia legale ha quindi allungato a dismisura i tempi della procedura sino a quando appunto è stata vinta dalla cordata famiglia Ferrarini-Pini-AMCO. Ciononostante ancora lo scorso maggio un creditore aveva presentato un reclamo contro il provvedimento di inammissibilità della proposta concorrente deciso dal Tribunale di Reggio Emilia in prossimità della adunanza dei creditori in precedenza appunto fissata per quel mese. “La società non è allo stato a conoscenza di provvedimenti adottati sul reclamo”, viene precisato in merito nella nota diffusa ieri.
“L’omologazione da parte del Tribunale di Reggio Emilia, che si confida possa avvenire entro la fine del 2022, è una tappa decisiva”, ha detto il consulente legale del gruppo Ferrarini, Sido Bonfatti, che ha aggiunto: “Una volta intervenuto tale provvedimento, il concordato può essere eseguito, nonostante l’eventuale pendenza di controversie davanti ad altri Tribunali. È prossima quindi la conclusione di una procedura di concordato che si distingue come forse la più lunga di quelle che si ricordano”.
“La conclusione”, ha aggiunto Alberto Guiotto, capo dell’Advisory Department di Agfm, lo studio di consulenza che affianca Ferrarini, “è stata resa possibile esclusivamente dalla circostanza che la gestione dell’impresa Ferrarini in questi quattro anni e mezzo ha generato utili, e non perdite, dimostrando oltre ogni possibile dubbio la capacità anche per il futuro di rimanere sul mercato e di salvaguardare integralmente i livelli occupazionali e l’importante indotto. Quest’ultimo ha creduto in Ferrarini anche nei momenti più difficili, tanto è vero che a favore del concordato si è espresso ben il 76,2% dei fornitori“.
Il bilancio 2021 si è infatti chiuso con 123,4 milioni di euro di ricavi (da 114,8 milioni nel 2020 e 123,6 milioni nel 2019), un ebitda di 8,84 milioni (da 6,9 milioni nel 2020 e 3,2 milioni l’anno prima), un utile netto di 5,4 milioni (da un utile di 1,08 milioni nel 2020 e da una perdita netta di 3,3 milioni nel 2019), a fronte di un debito finanziario netto di 81,4 milioni (da 80,8 milioni nel 2020 e 78,3 milioni nel 2019), sebbene a fronte di un patrimonio netto negativo per 164,4 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Il gruppo Ferrarini era entrato in tensione finanziaria per colpa di un incremento dell’indebitamento dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato a Ferrarini affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 360 milioni di euro, dei quali 112 milioni milioni in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie. Il debito include 35,5 milioni di euro di minibond che erano stati quotati all’ExtraMot Pro. Nel dettaglio, si tratta di un bond da 5,5 milioni a scadenza dicembre 2020 con cedola 5,625%, emesso nel dicembre 2016 e sottoscritto dal fondo di minibond di Duemme sgr (gruppo Mediobanca), e di un bond da 30 milioni a scadenza aprile 2020 e cedola 6,375%, emesso nell’aprile 2015. L’assemblea degli obbligazionisti ha votato quindi a favore della proposta concordataria di Ferrarini, che prevede che i crediti degli obbligazionisti saranno soddisfatti mediante il rimborso, senza interessi, in una misura pari al 29,63% del debito nominale, di cui il 19% da versarsi entro il secondo anno dall’omologazione definitiva e la residua parte (10,63%) in tre rate di pari importo scadenti al terzo anno, al
quarto anno e al quinto anno dall’omologazione definitiva (si veda qui la delibera dell’assemblea degli obbligazionisti del bond da 5,5 milioni, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Ricordiamo che il gruppo Pini di Sondrio è già azionista di Ferrarini all’80% dal febbraio 2019, quando aveva messo sul tavolo 10 milioni di euro per ricapitalizzare la società (si veda altro articolo di BeBeez), e che sul finire del 2021 si è aggiudicato in asta al Tribunale di Reggio Emilia la Villa Corbelli di Rivaltella, principale sito produttivo della Ferrarini. Quanto incassato è stato poi utilizzato per rimborsare Intesa Sanpaolo, che vantavas un credito di 18 milioni di euro nei confronti di Lina Botti, vedova di Lauro Ferrarini e proprietaria di villa Corbelli (si veda altro articolo di BeBeez).