Il percorso del gruppo Moby verso il risanamento passa sempre di più dalle battaglie legali. E’ notizia di ieri, infatti, che i commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria hanno chiesto al Tribunale di Milano di disporre in via cautelare il sequestro conservativo di 180 milioni di euro nei confronti di Onorato Armatori, la holding che controlla Moby e CIN (ex Tirrenia) e che a sua volta fa capo all’armatore Vincenzo Onorato (si veda qui Radiocor).
La mossa fa seguito a quanto accaduto lo scorso giugno, quando i commissari avevano deciso di citare in giudizio il gruppo dell’armatore ritenendolo responsabile del dissesto CIN-Tirrenia (si veda altro articolo di BeBeez). La richiesta di sequestro verrà discussa il 5 novembre.
Ricordiamo che con Tirrenia in amministrazione straordinaria Moby deve infatti sistemare la questione del debito residuo a saldo dell’acquisizione del 60% di Tirrenia-Cin che nel 2012 ancora non era di Moby e che Moby deve ancora a Tirrenia. Quest’ultima era stata valutata 376,9 milioni di euro di cui 135 milioni erano stati pagati al closing dell’operazione nel luglio 2012 e altri restanti 62 milioni pagati nel febbraio 2016 in occasione del rifinanziamento del debito (si veda altro articolo di BeBeez). I restanti 180 milioni dovevano essere pagati in tre rate: la prima rata da 55 milioni andava pagata nell’aprile 2016, la seconda da 60 milioni entro l’aprile 2019 e la terza da 65 milioni nell’aprile 2021. Ma tutte le tre rate non sono ancora state pagate.
Secondo l’atto a firma del legale dei commissari, l’avvocato Pier Filippo Giuggioli, la richiesta arriva alla luce del fatto che Tirrenia “è pacificamente creditrice di CIN per la somma di 180 milioni a titolo di pagamento del saldo del prezzo per la cessione del ramo d’azienda conclusa con contratto del 25 luglio 2011”.
I commissari lamentano che il gruppo Onorato non ha mai finito di pagare quanto dovuto per l’acquisto di Tirrenia e, di fronte al fatto che Cin e Moby si trovano in difficoltà finanziarie e si sono rivolte al tribunale di Milano per essere ammesse a un piano di concordato, chiedono appunto un sequestro conservativo in capo alla controllante per scongiurare “l’insoddisfazione del credito” vantato verso CIN. Per i commissari, infatti, “Onorato Armatori esercita attività di direzione coordinamento di CIN” e “ha condotto quest’ultima al bordo dell’insolvenza, con gravissimo pregiudizio dei suoi creditori sociali”.
Sempre ieri CIN ha diffuso una nota in risposta alla notizia della mossa dei commissari in cui il presidente di CIN, Pietro Maria Putti, ha dichiarato : ”Apprendiamo con stupore dell’iniziativa processuale intrapresa dai commissari di Tirrenia in AA perché giunge a valle della richiesta di riprendere le trattative operata dal nuovo consiglio di amministrazione di CIN e dopo che la CIN, dopo aver ottemperato alle richieste fatte dal Tribunale di Milano, si è messa nella condizione di presentare un nuovo piano industriale e un nuovo piano concordatario finalizzato ad offrire soluzioni migliorative ai creditori”.
Intanto, a proposito di carte bollate, ricordiamo che a fine settembre il gruppo controllato dalla famiglia Onorato, assistito dallo studio legale Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, ha denunciato alla US District Court del Southern District di New York (case 21-cv-8031) Morgan Stanley e due dei suoi più importanti trader in credito distressed, Massimo Piazzi e Hillel Drazin, oltre che Antonello Di Meo, ex trader di Sound Point Capital Management (si veda altro articolo di BeBeez). Moby diceva infatti di essere in possesso di registrazioni audio, procurate da una società di investigazioni, dalle quali emerge un loro disegno mirato ad assumere il controllo del gruppo armatoriale, acquisendo bond sulla base di informazioni riservate, a discapito di altri creditori. Progetto di cui negli ultimi giorni lo stesso Vincenzo Onorato è tornato a parlare sulla sua pagina Facebook.
La mossa di Moby arrivava a pochi giorni di distanza da un accordo siglato con un terzo degli obbligazionisti in possesso del bond da 300 milioni di euro e cedola 7,75% a scadenza 2023 quotato alla Borsa del Lussemburgo (si veda qui il comunicato stampa). Obiettivo dell’accordo è ovviamente trovare un’intesa sulla ristrutturazione del debito, prima dell’adunanza dei creditori per il voto sul piano concordatario da parte di tutti i creditori fissata per il 13 dicembre. Ricordiamo che il Tribunale di Milano aveva ammesso Moby al concordato preventivo a inizio luglio (si veda altro articolo di BeBeez e qui il Decreto di ammissione).
Ricordiamo che parallelamente anche CIN (Compagnia Italiana di Navigazione) nel giugno scorso aveva depositato al Tribunale fallimentare di Milano la proposta definitiva di concordato preventivo (si veda altro articolo di BeBeez). Si trattava di un aggiornamento di un’analoga domanda presentata lo scorso maggio per evitare il fallimento, dopo che erano finite in un nulla di fatto le trattative con Tirrenia in amministrazione straordinaria per un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez).