Dopo 10 mesi di tensioni, nei giorni scorsi è stata finalmente risolta la crisi del marchio di abbigliamento maschile Corneliani, grazie a un investimento totale di 17 milioni di euro in una newco (si veda qui il comunicato stampa). Quest’ultima sarà partecipata dal fondo Investcorp (che oggi detiene il 51,4% di Corneliani), che investirà 7 milioni di euro, e da Invitalia, che materialmente erogherà il sospirato pacchetto di sostegno da 10 milioni, approvato lo scorso anno dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise).
Il pacchetto di sostegno da 10 milioni era stato infatti deliberato dal Mise nel luglio 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), attivando per la prima volta il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa previsto dall’art. 43 del Decreto Rilancio (qui il testo coordinato del Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 n. 34 con la legge di conversione 17 luglio 2020 n. 77). Il sostegno non era poi stato erogato sino a questo momento, perché il fondo per legge deve investire a condizioni di mercato, il che risulta facilmente dimostrabile solo nel momento in cui interviene nell’operazione anche un investitore privato. Vista la partecipazione di Investcorp al salvataggio di Corneliani, il pacchetto di sostegno da 10 milioni può ora essere sbloccato.
Il fondo ha come noto una dotazione di 100 milioni di euro per l’anno 2020 ed è finalizzato al salvataggio e alla ristrutturazione di imprese titolari di marchi storici di interesse nazionale e delle società di capitali con almeno 250 dipendenti, che si trovino in stato di difficoltà economico-finanziaria (si veda qui l‘Insight View di BeBeez con un’analisi degli articoli del Decreto Rilancio in tema di private capital e finanza d’impresa, per gli abbonati a BeBeez News Premium).
L’accordo sul salvataggio di Corneliani è stato chiuso presso il ministero e dovrà essere perfezionato entro il prossimo 13 aprile. La prossima settimana è previsto un nuovo incontro al Mise tra azienda, soci, sindacati e istituzioni locali. La soluzione trovata al Mise scongiura lo spettro della liquidazione di Corneliani, che aleggiava dopo il ritiro a inizio marzo dell’offerta per il marchio e alcuni negozi del brand di abbigliamento uomo da parte di Marco Boglione, presidente e fondatore di BasicNet, azienda italiana che detiene i marchi Kappa, Robe di Kappa, Jesus Jeans, K-Way, Superga, Sabelt, Briko e Sebago (si veda altro articolo di BeBeez).
A valle dell’accordo al Mise, il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha commentato: “Oggi abbiamo fatto un passo in avanti decisivo. Questa proposta operativa vuol dire che si crede nella capacità della Corneliani di risollevarsi. Dopo questa riunione tutti al lavoro per ridare un futuro alle lavoratrici e ai lavoratori di Mantova”.
Hazem Ben-Gacem, co-amministratore delegato di Investcorp, ha dichiarato: “Siamo fiduciosi che l’amministratore delegato Giorgio Brandazza e il management riusciranno a riportare Corneliani su un sentiero di crescita”.
Fondata nel 1958 dall’omonima famiglia, oggi Corneliani è controllata da Investcorp al 51,4%, mentre la terza generazione della famiglia (Cristiano, Corrado Corneliani e Stefano Corneliani) possiede il rimanente 48,6%. Investcorp, fondo di investimento del Bahrein, che negli anni Novanta è stato azionista di Tiffany e Gucci, aveva rilevato il 51,11% di Corneliani nel giugno 2016, sulla base di un enterprise value di circa 100 milioni di dollari, dopo 114 milioni di euro di ricavi nel 2015 e con un ebitda di 1,5 milioni; contestualmente Cristiano Corneliani aveva acquisito il 23,76, Corrado il 22,81 e Stefano lo 0,95% (si veda altro articolo di BeBeez). Al momento del deal, il fondo si era impegnato a versare un aumento di capitale da 20 milioni per sostenere la crescita, 2 milioni dei quali versati subito e gli altri 17 entro giugno 2021.
Nel febbraio 2020 la newco Sarti Holding con cui Investcorp era entrata in Corneliani, si è fusa con la società operativa e contestualmente è stato condotto un primo aumento di capitale da 1,2 milioni euro (si veda la Gazzetta di Mantova). A inizio marzo 2020, Investcorp ha effettuato un nuovo aumento di capitale da 5,5 milioni di euro per finanziare il piano di ristrutturazione, che non rientrava però nell’aumento di capitale che doveva versare entro il 2021.
Il piano di risanamento stava dando i primi frutti, ma il coronavirus ha bloccato la produzione e costretto alla chiusura dei punti vendita, anche perché la società non ha i requisiti per richiedere i finanziamenti con la garanzia di Sace. La crisi, però, è precedente al Covid. La società aveva chiuso il 2018 con 108 milioni di euro di ricavi consolidati (da 110 milioni nel 2017), un ebitda negativo di 5,7 milioni (da – 1,1 milioni) e una perdita di 12,1 milioni di euro (da un rosso di soli 2,6 milioni), con una posizione debitoria netta che era peggiorata a 16,4 milioni di euro (da 4,3 milioni), a fronte di investimenti per 5,6 milioni di euro sostenuti nell’anno.
A fronte di questi numeri, nel novembre 2019 l’azienda aveva presentato un piano da 130 esuberi, concentrati nello stabilimento di Mantova, dove lavorano 454 persone. Nel dicembre 2019 è stato nominato amministratore delegato Giorgio Brandazza, ex numero uno di Boglioli, con un passato come manager anche in marchi come Elie Saab, Boggi e Calvin Klein Jeanswear. Brandazza è subentrato a Luigi Ferrando, che era stato nominato a sua volta ad della società nel novembre 2018, andando a sostituire Paolo Roviera, alla guida dell’azienda dal 2016, un mese dopo l’ingresso di Investcorp nel capitale della società. Il cambio della guardia allora era stato definito “improvviso” dai sindacati.
Il peggioramento della situazione finanziaria della società aveva dato luogo a forti tensioni tra la famiglia Corneliani e Investcorp. Sempre a dicembre 2019, infatti, i Corneliani avevano presentato ricorso al Tribunale di Brescia contro Investcorp (si veda altro articolo di BeBeez), facendo riferimento all’articolo 2409 del codice civile, che prevede la possibilità, per il Tribunale, “di verificare l’esistenza di gravi irregolarità nella gestione e arrivare, nel casi estremi, alla destituzione del consiglio di amministrazione”. Lo scorso gennaio il tribunale aveva però respinto il ricorso (si veda altro articolo di BeBeez). Il Foro lo aveva infatti ritenuto “inattuale”. Il giudice aveva in particolare sottolineato che le irregolarità gestionali denunciate dalla famiglia erano state segnalate agli organi della società “da oltre un anno” e oramai avrebbero già “consumata” la loro “potenzialità lesiva”.