I creditori hanno detto sì al piano concordatario proposto da Italtel e messo ai voti nell’adunanza dello scorso 29 settembre e con la data di scadenza del voto che era fissata per il 19 ottobre. Lo riferisce Il Sole 24 Ore, precisando che la percentuale di adesioni è stata dell’85-90% e che il dato ufficiale sarà comunicato dal Tribunale di Milano nei prossimi giorni. Dopodiché la procedura prevede che scattino 30 giorni per la verifica delle opposizioni e ulteriori 30 giorni per l’omologa attesa, quindi, fra metà dicembre e metà gennaio.
Ricordiamo che il piano concordatario messo ai voti per il gruppo attivo nell’ICT, che fornisce soluzioni per le reti, i data center, la collaborazione aziendale, la sicurezza digitale e l’internet delle cose, è un aggiornamento di quello sulla base del quale il Tribunale aveva poi ammesso Italtel alla procedura di concordato preventivo con decreto dell’11 marzo (si veda altro articolo di BeBeez) e che prevede un ruolo importante per Clessidra Capital Credit sgr, attraverso il suo fondo dedicato all’acquisto di UTP dalle banche, oltre che come già noto il gruppo PSC e TIM (si veda altro articolo di BeBeez).
Il fondo, infatti, negli ultimi mesi ha acquisito crediti verso italtel da alcune banche (si dice Banco BPM, Banca Ifis e UBI Banca, ora gruppo Intesa Sanpaolo) per un controvalore nominale di circa 60 milioni con l’obiettivo di convertirli a capitale.
All’omologa del concordato, quindi, principale azionista di Italtel sarà PSC Partecipazioni spa (54%), seguito da Clessidra sgr (28%) e da TIM (18%).
Ricordiamo che il Consiglio di amministrazione di Italtel il 31 dicembre 2020 aveva deliberato di accettare l’offerta vincolante di PSC, che si era proposto come assuntore nell’ambito del piano concordatario di Italtel, quindi con PSC che assumerà tutte le attività e tutte le passività di Italtel, sulla base di precisi accordi di stralcio del debito, per il quale sono previste percentuali di recupero in media del 15% (si veda altro articolo di BeBeez). PSC è un gruppo specializzato nel settore dell’impiantistica elettromeccanica e termica con sede a Roma, fondato nel 1958 da Emidio Pesce e guidato oggi dai figli Umberto e Angelo. PSC è controllata dalla famiglia Pesce, partecipato al 9,6% da Simest dal 2015 (si veda altro articolo di BeBeez) e al 10% da Fincantieri.
In base al piano concordatario depositato a febbraio, PSC ha messo sul piatto una cifra complessiva di 44 milioni di euro per il salvataggio e per il rilancio di Italtel, con il supporto di un pool di banche, guidato da Unicredit, che successivamente all’assunzione, metterà a disposizione linee per 30 milioni di euro. Di 44 milioni complessivi, si diceva, 9 milioni sarebbero investiti da TIM, mentre i due azionisti attuali, Exprivia e Cisco, usciranno di scena. Ora la novità è che appunto l’impegno diretto di PSC nel capitale di Italtel sarà inferiore a quello inizialmente previsto, per fare spazio a Clessidra.
Quanto all’altro grande creditore finanziario, che è Pillarstone Italy, che come noto a sua volta aveva acquistato a sconto da Unicredit il suo credito verso Italtel nel giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), secondo quanto risulta a BeBeez ha votato a favore del piano concordatario e non intende entrare nel turnaround della società, ma semplicemente seguire il destino della procedura nel suo ruolo di creditore.
Per il Clessidra Restructuring Fund si tratta di un rientro sul deal, visto che già nel maggio 2020 la controllante di Italtel, Exprivia, società di telecomunicazioni quotata sul MTA di Borsa Italiana, aveva annunciato che era stata sciolta l’esclusiva concessa a un primario fondo attivo nel segmento della ristrutturazione del debito nell’ambito del piano di ristrutturazione e rilancio della controllata Italtel (si veda altro articolo di BeBeez) e che si diceva che quel fondo fosse proprio quello di Clessidra.
Ricordiamo che per PSC l’investimento in Italtel è da leggersi all’interno di un progetto più ampio che è quello di creare un polo italiano dell’impiantistica. Obiettivo del presidente Umberto Pesce, infatti, è quello di trasformare PSC in una piattaforma di aggregazione nel settore delle infrastrutture, un po’ come WeBuild sta facendo nel settore delle costruzioni, con il supporto di Cdp e per farlo conta sull’intervento di Patrimonio Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez).
PSC è abituata a gestire special situation, dato che al suo attivo ha già il turnaround di Atisa (azienda del gruppo che produce e fornisce fancoils e unità di trattamento aria in ambito civile e navale) e soprattutto di Alpitel, che sta finalmente imboccando la strada del rilancio (si veda altro articolo di BeBeez). E’ proprio grazie all’acquisizione di Alpitel che il gruppo PSC è entrato a pieno titolo nel settore delle tlc, acquisendo importanti clienti come Telecom, Open Fiber, Vodafone e TIM Brasile per il tramite della controllata Alpitel Brasile. Un altro tassello del progetto del polo dell’impiantistica poteva essere anche Sirti, la società di infrastrutture tlc, che si diceva fosse stata messa sul mercato dal fondo controllante Pillarstone Italy. Nella realtà poi nei giorni scorsi Pillarstone ha fatto sapere che intende accompagnare ancora per 18-24 mesi la crescita di Sirti e che quindi per il momento di vendita non se ne parla.
Il progetto di sviluppo è stato affidato al nuovo amministratore delegato di PSC, Mauro Moretti, ex ad di Ferrovie dello Stato, che è stato nominato ufficialmente nel ruolo a fine luglio (si veda qui il comunicato stampa).
PSC ha chiuso il 2020 con 389 milioni di euro di ricavi consolidati e 48,3 milioni di ebitda, con un portafoglio lavori di 1,26 miliardi (si veda qui il bilancio consolidato 2020). Il bilancio consolidato 2019 si era invece chiuso con 327 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 37,4 milioni e un debito finanziario netto di circa a 124,8 milioni, con un portafoglio lavori di 910 milioni.