Si fa sempre più in salita la strada per il salvataggio di Eurovita, la compagnia assicurativa controllata dal fondo di private equity europeo Cinven che da inizio febbraio ha congelato i riscatti delle polizze per i suoi 400 mila clienti (si veda altro articolo di BeBeez). Durante la riunione dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (ANIA) andata in scena martedì per discutere anche del dossier Eurovita, i grandi player del comparto assicurativo italiano avrebbero infatti espresso molti dubbi sull’operazione di ricapitalizzazione del gruppo che, secondo i calcoli dell’IVASS, dovrebbe ammontare a 250-300 milioni di euro.
A riferirlo è MF Milano-Finanza, secondo cui importanti società del settore come Intesa Sanpaolo Vita, Unipol e Assicurazioni Generali non si sentirebbero sicure di partecipare in un’operazione che, anche in caso di riuscita, non offre molte garanzie soprattutto in termini di governance e di conti finanziari. A dare l’ok ad un eventuale aumento di capitale sono state, invece, società assicurative di piccola e media dimensione, ma senza le grandi compagnie è difficile che l’operazione di sistema promossa dal commissario Alessandro Santoliquido e dall’IVASS possa avere successo. Serve, in questo senso, un player di primo piano che faccia da aggregatore e garante in un’operazione che richiederebbe anche l’intervento delle banche che negli anni scorsi hanno offerto ai propri clienti le polizze Eurovita, come Fineco, Sparkasse e Credito Emiliano.
Anche se il fondo Cinven ha provato a metterci una pezza versando 100 milioni di euro in conto capitale di Eurovita a fondo perduto (si veda altro articolo di BeBeez), senza un’operazione corale la messa in sicurezza della compagnia rischia un pericoloso stop. Sembra essersi arenata, infatti, la possibilità di trovare un investitore privato che possa acquisire il gruppo e iniettare nella società altri 200 milioni contando i fondi arrivati da Cinven, dopo il nulla di fatto con la cordata JC Flowers-Munich Re che avrebbe potuto ricapitalizzare la compagnia e che è costato il commissariamento dei vertici (si veda altro articolo di BeBeez).
La liquidità di Cinven, inoltre, potrebbe non essere destinata interamente a risollevare il solvency ratio, il cuore di tutti i problemi di Eurovita già reso noto nel bilancio consolidato 2021. I 100 milioni servirebbero anche per il rimborso degli obbligazionisti visto che a fine febbraio la compagnia aveva sospeso il pagamento della cedola sul bond subordinato da 115 milioni con coupon del 6,75% e scadenza febbraio 2030, con un totale di tre bond subordinati per complessivi 160 milioni di euro ancora in circolazione.
Con lo stop ai riscatti che resterà in vigore fino al 31 marzo, se non verranno trovate le risorse necessarie alla ricapitalizzazione, l’IVASS si troverebbe davanti ad un bivio: estendere il periodo di commissariamento incluso il congelamento dei riscatti; oppure mettere in liquidazione coatta Eurovita, sebbene quest’ultima opzione non sia mai stata utilizzata per una società assicurativa in Italia.
A tutto questo si aggiunge un altro problema, quello dei tassi d’interesse, che interessa non solo la società assicurativa in crisi ma tutto il comparto italiano ed europeo. In un report sulla vicenda, Fitch Ratings ha rilevato che la situazione in cui versa il gruppo “evidenzia i rischi che il rapido aumento dei tassi di interesse può comportare per gli assicuratori più deboli”. Se da una parte il rialzo del costo dei prestiti “è generalmente positivo per gli assicuratori del ramo vita”, dall’altra un aumento improvviso potrebbe portare “ad un aumento dei rimborsi anticipati”, con le società che si trovano così costrette “ad aumentare il capitale che devono detenere ai sensi di Solvency II (S2) per coprire il cosiddetto rischio di mass lapse”. Nel caso specifico di Eurovita, ha spiegato Fitch, “questo ha portato a una carenza di capitale, all’intervento dell’IVASS, e a un’iniezione di capitale di 100 milioni di euro da parte di Cinven”.
L’agenzia di rating si è poi soffermata sull’aiuto che Eurovita potrebbe ricevere dalle banche evidenziando i possibili effetti sul contesto finanziario: “Negli ultimi 10 anni le banche italiane hanno speso diversi miliardi di euro per salvare le banche in difficoltà e per coprire i costi di risoluzione di alcune piccole banche. Se le banche fornissero un sostegno di capitale a Eurovita, si tratterebbe di un raro caso di aiuto da parte delle banche a un altro settore. Siccome le banche ampliano la loro offerta di prodotti nel tentativo di diversificare ed espandere i ricavi, potrebbero verificarsi altri casi di sostegno bancario a partner commerciali che si trovano in difficoltà” (si veda qui report completo).