
Dopo un massimo di giornata a 11,51 euro, ha chiuso con un balzo del 4,07% a 11,495 euro ieri a Piazza Affari il titolo Infrastrutture Wireless Italiane spa (Inwit), la società proprietaria delle torri di telefonia mobile di TIM, che a fine marzo 2020 si è fusa con Vodafone Towers srl, la società proprietaria delle torri di telefonia mobile di Vodafone, dando vita alla seconda più grande towerco quotata in Europa, con un portafoglio di oltre 22 mila torri.
Il rally del titolo è arrivato dopo che il sito Betaville, specializzato in m&a, ha riferito di voci su una possibile opa in arrivo. Non si fanno nomi, si parla di un “pretendente misterioso”, ma la prima ipotesi possibile è che si possa trattare di un consorzio guidato da Ardian Infrastructure, che già oggi possiede indirettamente il 27,18% di Inwit.
Ricordiamo infatti che nell’agosto 2022 era passato ufficialmente ad Ardian e al suo coinvestitore Crédit Agricole Assurance (CAA), il più grande gruppo assicurativo francese, un ulteriore 41% del capitale sociale di Daphne 3, la holding che detiene il 30,2% del capitale sociale di Inwit(si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era stata annunciata nell’aprile dello scorso anno (si veda altro articolo di BeBeez). In precedenza TIM possedeva il 51% di Daphne 3, mentre il restante 49% era già nel portafoglio di Impulse I sarl, veicolo di Ardian e di CAA a cui partecipa anche Canson Capital. Quindi ora il consorzio guidato da Ardian detiene una partecipazione del 90% del capitale di Daphne 3, che corrisponde appunto a una partecipazione del 27,18% in Inwit. Quanto a TIM, ha mantenuto la restante quota del 10% della holding.
L’operazione si era basata su una valutazione delle azioni Inwit pari a 10,4275 euro per azione (ex dividendo 2021, pagato a maggio 2022), che corrispondeva a un incasso per TIM di circa 1,3 miliardi di euro, oltre al rimborso del prestito per circa 200 milioni di euro, concesso da TIM a Inwit al momento dell’iniziale acquisizione del 2020 con la costituzione di Daphne3.
Ricordiamo poi che nell’ottobre 2020 TIM aveva ceduto per 1,35 miliardi di euro il 14,8% di Inwit al consorzio di investitori guidato dal fondo Ardian Infrastructure V e Canson Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), che aveva spuntato l’esclusiva per l’operazione nel maggio 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, l’investimento del consorzio era stato condotto appunto con la nuova holding Daphne 3, dove era stata fatta confluire la quota del 30,2% del capitale di Inwit, con il consorzio che possedeva quindi da allora il 49% di Daphne 3 (e quindi il 14,8% del capitale di Inwit) e TIM che possedeva il 51%, mantenendo quindi il controllo congiunto su Inwit insieme a Vodafone Europe BV a cui fa capo il 33,2% attraverso Central Tower Holding Company, mentre il 36,6% è flottante. Inoltre, della rimanente partecipazione diretta di TIM in Inwit, corrispondente al 3% del suo capitale, era stato ceduto per 109 milioni di euro l’1,2% a Guernsey, veicolo gestito e assistito da Canson Capital Partners, guidato dal co-fondatore Matteo Canonaco, riservandosi inoltre un’opzione per l’acquisto del residuo 1,8%, per un corrispettivo di 161 milioni di euro. Al capitale di Guersney partecipano anche il veicolo di diritto lussemburghese Azimut Private Equity I SCSp, e Marco Patuano, ex amministratore delegato di Edizione Holding e prima di TIM e oggi senior advisor di Nomura, l’investment bank che ha affiancato Ardian e i suoi coinvestitori nell’operazione Inwit.