Sul tavolo degli advisor Kpmg e Studio legale Giuseppe Iannaccone sono arrivate tre offerte vincolanti per rilevare la società italiana di telecomunicazioni Italtel. Lo riporta Il Sole 24 Ore. I potenziali investitori sono tutto soggetti indiustriali. Uno è il colosso americano della consulenza Accenture. Un altro candidato è PSC Partecipazioni spa, holding della famiglia Pesce, partecipata al 9,6% da Simest (si veda altro articolo di BeBeez) e al 10% da Fincantieri, che nel giugno 2019 ha emesso un minibond da 25 milioni sottoscritto dai fondi di debito di Anthilia Capital Partners sgr, Amundi sgr e Riello Investimenti Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Infine in corsa c’è il system integrator italiano Digital Value, nato dall’unione della romana Italware srl e della milanese ITD Solutions spa, quotato all’Aim Italia dal novembre 2018 a seguito della prima operazione condotta con la struttura Spac-in-Cloud sulla piattaforma di private placement Elite Club Deal di Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez), promossa da Electa Ventures e con cornerstone investor Ipo Club, il fondo chiuso del Gruppo Azimut dedicato a investimenti in pre-ipo, lanciato nel 2017 per iniziativa di Azimut Libera Impresa con la stessa Electa;
Tra i contendenti non rientra pertanto il colosso dell’elettronica Ericcson, il cui nome era circolato nell’ultimo mese insieme a quello degli altri tre offerenti. Nessuna offerta nemmeno dalla controllante Exprivia (che possiede l’81% del capitale, mentre il restante 19% fa capo a Cisco). Del resto, nel luglio scorso Exprivia aveva “deliberato di interrompere l’attività esplorativa relativa a proprie ipotesi di intervento, riservandosi di monitorare la situazione e di rivalutarla sulla base degli sviluppi” (si veda altro articolo di BeBeez). Tra i potenziali acquirenti di Italtel non figura infine neppure Sirti, controllata da Pillarstone Italy, che nel giugno scorso aveva comprato buona parte del credito di Unicredit nei confronti di Italtel (si veda altro articolo di BeBeez).
Fim, Fion e Uilm a inizio agosto avevano riferito che nel corso di una webcall fra il Coordinamento Nazionale Rus, organizzazioni sindacali, amministratore delegato e il responsabile risorse umane di Italtel è stato comunicato che c’era “una manifestazione di interesse da parte di sette realtà industrial. Non sono stati resi noti i nomi, ma sono state illustrate le offerte. Una sola riguarda l’intera Italtel. Un’altra offerta si riferisce all’intera azienda esclusa la parte di progettazione per la Banda Ultra Larga. Una terza offerta riguarda il 45% dell’azienda. Le altre proposte manifestano un interesse a decrescere sia nei termini delle attività di Italtel che vorrebbero acquisire sia per la loro dislocazione geografica” (si veda qui Il Giorno).
Intanto scadono oggi i 120 giorni il termine per la presentazione al Tribunale di Milano della domanda definitiva di concordato preventivo o di una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti per Italtel. Exprivia aveva depositato la domanda di concordato in bianco a inizio aprile (si veda altro articolo di BeBeez) e il Tribunale ha fissato in 120 giorni il termine, il cui decorso ha preso poi avvio solo dall’11 maggio, data della cessazione della sospensione dei termini disposta dalle norme per il contenimento dell’emergenza Covid-19 (si veda altro articolo di BeBeez). I 120 giorni, quindi, scadono oggi.
Italtel non ha ancora depositato il suo bilancio 2019, a causa delle incertezze sul processo di risanamento, ma la controllante Exprivia ha via via comunicato i dati gestionali così come riferiti dal management. Nel dettaglio, come comunicato a inizio agosto, il gruppo Italtel ha chiuso il primo semestre 2020 con 107,9 milioni di euro di ricavi pari in calo dai 174,6 milioni dello stesso periodo del 2019. L’ebitda è stato negativo per 8,2 milioni (da un ebitda positivo per 4,5 milioni) e la posizione finanziaria netta è stata negativa per 178,2 milioni (da 192,1 milioni) (si veda qui il comunicato stampa). Il gruppo aveva invece chiuso il bilancio 2019 con ricavi in calo da 337,5 a 246,9 milioni; un ebitda sceso da 19,3 a 9,8 milioni e un debito finanziario netto di 182,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Exprivia lo scorso maggio ha deciso di predisporre e approvare il suo bilancio 2019 separato, inserendo a titolo prudenziale una svalutazione totale di 25 milioni di euro relativa alla partecipazione in Italtel (si veda altro articolo di BeBeez).
Italtel è attiva dal 1921 nella progettazione, sviluppo e realizzazione di prodotti e soluzioni software per le telecomunicazioni. Oltre che in Italia, Italtel opera all’estero in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Polonia, United Kingdom, Usa e in America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Ecuador). Exprivia aveva comprato l’81% di Italtel nel dicembre 2017 nel contesto della ricapitalizzazione della società per un totale di 113,8 milioni di euro, nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare, con il restante 19% che era rimasto in capo a Cisco (si veda altro articolo di BeBeez).
Per comprare la quota, Exprivia aveva impiegato risorse proprie per per 6 milioni, convertito crediti commerciali nei confronti di Italtel per 2 milioni ed emesso un prestito obbligazionario per 17 milioni di euro sottoscritti da Anthilia Capital Partners sgr (per 8 milioni di euro), Banca Popolare di Bari (per 6,5 milioni), Consultinvest Asset Management (1,5 milioni) e Confidi Systema! (per un milione) (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond è stato poi ampliato di altri 6 milioni di euro nel gennaio 2018 sottoscritti dal fondo di private debt di Mediobanca sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019 Exprivia aveva annunciato che la cedola del bond è stata abbassata dal 5,8% al 5,3% così come previsto dal regolamento del prestito, dato che il rapporto tra PFN ed ebitda a fine dicembre 2018 era risultato essere di 3 volte, quindi inferiore al limite delle 3,6 volte (si veda qui il comunicato stampa).
Prima di quest’ultimo accordo di ristrutturazione del debito, il capitale di Italtel era posseduto da Clayton, Dubilier & Rice (48,77%), Telecom Italia Finance (19,37%), Cisco (18,40%), Capita Trustees Limited (10,81%) e Cordusio Fiduciaria (2,65%). Inoltre, Cisco possedeva il 32,67% degli strumenti partecipativi convertibili in azioni, emessi a valle di un precedente accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare omologato dal Tribunale di Milano nel febbraio 2013 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre il resto degli strumenti partecipativi faceva capo a Telecom Italia (2,94%) e per il 64,3% alle banche finanziatrici (con Unicredit al 34,3%, Ge Capital Interbanca al 17,65%, Bpm al 9,46% e a Banco Popolare e CentroBanca e Banco di Brescia allo 0,96% ciascuno).