Oxy Capital e Credito Fondiario hanno firmato lunedì 24 settembre il closing dell’operazione di messa in sicurezza dei conti del Gruppo Manuli Stretch, anticipata lo scorso agosto da MF Milano Finanza. Manuli Stretch è leader mondiale nella produzione di imballaggi flessibili in polipropilene per uso industriale e distributore globale di packaging, ma si trovava in una situazione di tensione finanziaria a causa di 55 milioni di euro di debiti verso il sistema bancario (posizione finanziaria netta di 47 milioni a fine 2017) a fronte di un ebitda consolidato di soli 9 milioni per 280 milioni di ricavi lo scorso anno.
Secondo quanto risulta a BeBeez e MF Milano Finanza, nel dettaglio, la famiglia di Sandro Manuli, che sinora controllava il 100%, della società ha ceduto a Oxy Capital l’80% del capitale di Manuli Strecth, oltre alla gestione del gruppo, per concentrarsi su altre attività, pur mantenendo una quota di minoranza (20%) e una compartecipazione all’esito dell’operazione. A valle della nuova operazione la società cambia nome in Gruppo M Stretch.
Le banche finanziatrici, da parte loro, hanno accettato di concorrere all’operazione di salvataggio consolidando il loro indebitamento e rimodulandone le condizioni in modo da condividere il progetto di rilancio e la successiva valorizzazione dell’azienda per recuperare il credito al raggiungimento degli obiettivi del piano di rilancio a fine 2022. In particolare, lo ha fatto Intesa Sanpaolo, titolare della quota di credito più importante. Quanto a Unicredit e Mps, sembra invece che abbiano preferito cedere il loro credito a Oxy.
Inoltre Credito Fondiario ha erogato alla società un nuovo finanziamento super-senior da 12 milioni, con l’obiettivo di supportare il gruppo con nuove risorse per la realizzazione del piano industriale. Non è la prima volta che Credito Fondiario affianca fondi di turnaround nelle ristrutturazioni aziendali fornendo nuova finanza. Per esempio la banca ha affiancato Oxy Capital Italia in tutte le sue precedenti operazioni su Ferroli, Olio Dante e Stefanel.
Il Gruppo Manuli conta quattro stabilimenti produttivi in Germania, Brasile e Argentina attivi con una capacità produttiva di 150.000 tonnellate, 590 dipendenti e una capillare rete distributiva sul territorio europeo con sette filiali operative (UK, Russia, Polonia, Ungheria, Ucraina, Ungheria e Romania), che vedono quali destinatari finali oltre 15 mila clienti. Il piano di rilancio previsto da Oxy prevede un riequilibrio del fatturato a favore delle produzioni a più alta marginalità, in modo tale da arrivare a fine piano con ricavi in linea con quelli attuali, ma con un ebitda a quota 13,4 milioni.
L’operazione è stata completata con il supporto dello studio legale Lombardi Segni e Associati che hanno assistito Oxy Capital e Credito Fondiario. Lo Studio legale Dentons ha assistito le banche creditrici mentre la famiglia Manuli è stata assistita dallo studio Bonelli Erede. Advisor industriali dell’operazione sono Kpmg e Alix Partners, il Piano è stato asseverato da Riccardo Ranalli.
Pochi mesi fa anche le sorti di Manucor, la ex Manuli Film Packaging, l’altra società del settore un tempo parte del gruppo Manuli, sono state risollevate da un fondo di turnaround. Pillarstone Italy, infatti, lo scorso maggio, dopo aver acquistato nel 2015 i crediti delle banche nei confronti di Manucor, li ha convertiti a capitale e iniettato nuova finanza (si veda altro articolo di BeBeez). La Manuli Packaging era stata comprata per il 90% da Equinox nel 2003 grazie a un finanziamento di Intesa con Il 10% del capitale di Manucor che allora era rimasto in capo ai fratelli Antonello, Sandro e Mario Manuli. Il peso del debito, però, aveva messo in crisi la società nel 2008 ed era stato necessario procedere a una sua ristrutturazione e a un contestuale aumento di capitale con Reno de’ Medici e l’allora Intesa Sanpaolo private equity che erano entrati come nuovi investitori.