Pasta Zara è stata ammessa nei giorni scorsi dal Tribunale di Treviso alla procedura di concordato preventivo in continuità (si veda qui il decreto del tribunale), dopo che il produttore di pasta in difficoltà è stata ammessa al concordato in bianco lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez), ha ottenuto proroga dei termini per presentare il piano concordatario entro il 7 dicembre scorso e ha siglato con Barilla l’accordo per cedere per 118 milioni di euro lo stabilimento di Muggia in Friuli Venezia Giulia, incluso un contratto di co-packing (imballaggio, confezionamento ed etichettatura dei prodotti Zara) per un periodo di cinque anni (si veda altro articolo di BeBeez).
Pasta Zara, controllata dalla famiglia Bragagnolo, è partecipata dalla finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia, Friulia (11,25%), e da Simest (11,76%), e ha un debito finanziario lordo di 241 milioni, di cui 178 milioni nei confronti di varie banche e in particolare 73 milioni riferibili ad affidamenti ottenuti da Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca e quindi finiti nel portafoglio della SGA. Il tutto senza dimenticare che a livello di holding (la lussemburghese Ffauf sa della famiglia Bragagnolo) ci sono altri 50 milioni di euro di debiti nei confronti di Bank of China.
Banche e bondholder (c’è un minibond da 5 milioni di euro) sono da tempo in trattative con gli azionisti per trovare una soluzione alla situazione di grave tensione finanziaria che aveva portato la società a chiudere il 2017 con una perdita di 25,7 milioni, dovuta in parte alla svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,3 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni.
Nel decreto del tribunale si legge che il passivo complessivo di Pasta Zara è di 295,3 milioni di euro e che i crediti prededucibili e privilegiati sono di 101 milioni di euro. In particolare, ci sono 25 milioni di euro di nuova finanza prededucibile messa a disposizione dalla SGA (si veda qui il Corriere del Veneto)
La proposta concordataria è che i debiti finanziari (non leasing, ma compreso il minibond) vengano soddisfatti al 33% entro 12 mesi dall’omologa del concordato e che i crediti di SGA e di Bank of China vengano a loro volta soddisfatti al 33%, ma entro 5 anni dall’omologa. Infine, i crediti degli istituti di leasing saranno rimborsati al 100% entro 24 mesi dall’omologa. Toccherà ora ai creditori approvare o bocciare la proposta, nell’adunanza fissata dagli stessi magistrati della sezione fallimentare trevigiana per il prossimo 24 luglio.