A breve sarà ufficializzato il cambio di timone alla guida di Marelli, il gruppo nato nel 2019 dall’integrazione tra Magneti Marelli, storica azienda italiana della componentistica auto, e la giapponese Calsonic Kansei, entrambe in portafoglio a KKR. Secondo quanto riferito Bloomberg nei giorni scorsi, infatti, nel corso di gennaio l’attuale ceo Beda Bolzenius, in carica dal 2018 e quindi da prima dell’ingresso di KKR nel capitale di Magneti Marelli, lascerà il posto a Dinesh Paliwal, entrato in KKR lo scorso anno come partner e responsabile delle attività Americas Private Equity. Paliwal siede già nel consiglio di amministrazione di Marelli.
Paliwal è stato dal 2007 al 2020 presidente e ceo di Harman, leader a livello globale in soluzioni tecnologiche di connessione delle automobili e IoT. In precedenza è stato top manager in ABB per 22 anni e in particolare presidente di ABB Group in Svizzera e presidente e ceo di ABB North America. Paliwal siede anche nei Cda di Nestle, Raytheon Technologies e nel Board of Trustees della Miami University.
KKR aveva rilevato Magneti Marelli dall’allora FCA (oggi Stellantis) nell’ottobre 2018 tramite la controllata giapponese Calsonic Kansei (acquisita nel 2017 da Nissan Motor Co e altri azionisti per circa 4,5 miliardi di dollari), al prezzo record di 6,2 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez), dopo aver ritoccato al rialzo l’offerta iniziale, inferiore ai 5 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez). KKR aveva battuto le offerte di altri grandi fondi internazionali, come Bain Capital, Apollo Global Management, Cinven e Carlyle (si veda altro articolo di BeBeez). Magneti Marelli e Calsonic Kansei sono poi state fuse e operano dal maggio 2019 sotto l’unico brand Marelli (si veda qui il comunicato stampa di allora). Il perimetro di Marelli conta oggi 170 fra stabilimenti e centri di Ricerca e Sviluppo in Asia, America, Europa e Africa e un fatturato di 10,4 miliardi di euro nel 2020.
Ricordiamo che Magneti Marelli, fondata nel 1919 a Sesto San Giovanni (Milano) come FIMM (Fabbrica Italiana Magneti Marelli) da Ercole Marelli, ha sede a Corbetta (Milano), conta oltre 600 dipendenti e più di 4.000 officine in tutto il mondo. L’azienda detiene i marchi Marelli (tra i maggiori fornitori a livello mondiale nel settore auto); Automotive Lighting (dedicata allo sviluppo, produzione e vendita di illuminotecnica per auto) e Cofap (filiale brasiliana dell’aftermarket).
Oggi l’intero gruppo Marelli impiega circa 58 mila persone e opera con 170 impianti in tutto il mondo e centri di Ricerca e Sviluppo in Asia, America, Europa e Africa. La pandemia ha però creato parecchi problemi e tre mesi fa è iniziato un processo di ristrutturazione della società che, sempre secondo Bloomberg, prevederebbe tagli di oltre 3 mila posti di lavoro e la chiusura di alcune sedi. Potrebbero essere interessati gli impianti in Giappone, Italia e Francia.
Già dallo scorso giugno il gruppo sta sondando il mercato per cedere la divisione sospensioni, che, nonostante un giro d’affari prossimo ai 900 milioni di euro, non sarebbe sufficientemente redditizia (si veda altro articolo di BeBeez). La cessione della divisione potrebbe liberare risorse utili a investire sui rami più ricchi della componentistica, in particolare sull’aggiornamento in chiave tecnologica ed elettrica, dato che la transizione ai veicoli a batteria sta costringendo l’intera filiera ad allineare l’offerta alle richieste delle case automobilistiche.
Se l’operazione andrà in porto, si tratterà dell’ennesimo caso di carve-out (cioè operazioni di scorporo di attività o divisioni da parte di grandi gruppi quotati o no) di questi ultimi mesi. A metà dicembre 2021 PitchBook ha calcolato che a livello globale si erano registrati da inizio anno carve-out condotti da fondi di private equity, per un valore complessivo di 171,6 miliardi di euro, dopo i 141,6 miliardi del 2020 (si veda qui l’European Private Capital Outlook 2022 di PichBook), il secondo dato più alto di sempre, dopo quello dei 172,2 miliardi del 2015. Peraltro le avvisaglie già c’erano state nei primi mesi dell’anno: nel primo trimestre gli annunci di operazioni di carve-out (complessive, quindi anche quelle non condotte da fondi di private equity) soltanto in Europa erano già stati 404 per un valore complessivo di 38,7 miliardi di euro (si veda qui l’Insight View di BeBeez del 10 maggio, disponibile agli abbonati BeBeez News Premium e BeBeez Private Data). E ora le previsioni sono per un’ulteriore ondata di carve-out nel 2022 che potrebbero arrivare a 200 miliardi di euro, solo considerando le operazioni condotte da private equity.