Exprivia, società quotata sul segmento Star di Borsa Italiana, ha annunciato che è stata sciolta l’esclusiva concessa a un primario fondo attivo nel segmento della ristrutturazione del debito nell’ambito del piano di ristrutturazione e rilancio della controllata Italtel (si veda qui il comunicato stampa). L’esclusiva era stata concessa il 31 marzo scorso (si veda altro articolo di BeBeez).
Sin dallo scorso dicembre 2019 Exprivia aveva ipotizzato una ricapitalizzazione per Italtel e contestualmente Italtel aveva avviato discussioni con le banche finanziatrici (si veda altro articolo di BeBeez).
Exprivia, come annunciato sempre a fine marzo, ha poi depositato la domanda di concordato in bianco e il Tribunale ha fissato in 120 giorni il termine per la presentazione della domanda definitiva di concordato o di una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti, termine il cui decorso ha preso poi avvio solo dall’11 maggio, data della cessazione della sospensione dei termini disposta dalle norme per il contenimento dell’emergenza Covid-19.
Italtel è attiva dal 1921 nella progettazione, sviluppo e realizzazione di prodotti e soluzioni software per le telecomunicazioni. Oltre che in Italia, Italtel opera all’estero in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Polonia, United Kingdom, Usa e in America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Ecuador). Il gruppo aveva chiuso il 2018 con 466 milioni di euro di ricavi (dai 458,3 milioni del 2017), un ebitda di 26,1 milioni (da 14,8 milioni), una perdita netta di 4,8 milioni (da una perdita di 10,5 milioni nel 2017) e un debito finanziario netto di 168,9 milioni (da 164,5 milioni).
E già nel bilancio 2018 si potevano individuare una serie di segnali di crisi in arrivo, così come spiegato in questa analisi di Leanus (clicca qui per vedere il video di Leanus, qui per info sull’offerta Leanus). Nel 2019 poi la situazione era peggiorata, tanto che a metà novembre Exprivia aveva segnalato che “l’analisi dei risultati di Italtel al 30 giugno e la proiezione del backlog Italtel a fine anno, ha evidenziato il perdurare delle difficoltà incontrate da Italtel, nelle proprie attività e soprattutto nel mercato domestico, anche nella seconda parte dell’anno, con la conseguenza che ricavi e ebitda di fine anno, per Italtel e le sue controllate, sono attesi in contrazione rispetto a quanto previsto dal piano industriale 2018-2023” (si veda qui il comunicato stampa).
E visto che Italtel non ha ancora depositato il suo bilancio 2019, a causa delle incertezze sul processo di risanamento, la controllante Exprivia ha deciso così di predisporre e approvare il suo bilancio separato, rinviando la preparazione del consolidato. Al netto di Italtel, Exprivia ha chiuso il 2019 con: ricavi per 169,3 milioni di euro (+4,9%); un ebitda di 18,8 milioni e una posizione finanziaria netta di 43,9 milioni. Il settore operativo IT di Exprivia risente della svalutazione prudenziale di 25 milioni relativa alla partecipazione in Italtel, oltre a ulteriori minori svalutazioni relativi ad altre partecipazioni.
Exprivia ha ribadito che il rischio da essa sopportato in caso di mancato conseguimento del piano industriale di Italtel è limitato al valore della partecipazione stessa, non avendo prestato garanzie o fidejussioni di alcuna natura in favore di Italtel e non essendovi fra le due società interessenze economiche rilevanti.
In ogni caso, a bilancio è stata inserita a titolo prudenziale una svalutazione totale di 25 milioni di euro relativa alla partecipazione in Italtel.
Partendo dal presupposto della continuità aziendale, Italtel ha comunque fornito i risultati 2019: ricavi in calo da 337,5 a 246,9 milioni; un ebitda sceso da 19,3 a 9,8 milioni e una posizione finanziaria netta peggiorata da 182,6 a 188,9 milioni.
Nonostante l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, i risultati del settore operativo IT, ossia perimetro del Gruppo Exprivia al netto della controllata Italtel, evidenziano nel primo trimestre 2020 leggeri miglioramenti rispetto ai risultati dell’anno precedente. Italtel nello stesso periodo ha visto una nuova diminuzione di ricavi e marginalità, oltre che un leggero miglioramento della posizione finanziaria netta da 188,9 a 186,4 milioni di euro.
Exprivia aveva comprato l’81% di Italtel nel dicembre 2017 nel contesto della patrimonializzazione della società per un totale di 113,8 milioni di euro, nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare, con il restante 19% che era rimasto in capo a Cisco (si veda altro articolo di BeBeez).
Per comprare la quota, Exprivia aveva impiegato risorse proprie per per 6 milioni, convertito crediti commerciali nei confronti di Italtel per 2 milioni ed emesso un prestito obbligazionario per 17 milioni di euro sottoscritti da Anthilia Capital Partners sgr (per 8 milioni di euro), Banca Popolare di Bari (per 6,5 milioni), Consultinvest Asset Management (1,5 milioni) e Confidi Systema! (per un milione) (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond è stato poi ampliato di altri 6 milioni di euro nel gennaio 2018 sottoscritti dal fondo di private debt di Mediobanca sgr (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel giugno 2019 Exprivia aveva annunciato che la cedola del bond è stata abbassata dal 5,8% al 5,3% così come previsto dal regolamento del prestito, dato che il rapporto tra PFN ed ebitda a fine dicembre 2018 era risultato essere di 3 volte, quindi inferiore al limite delle 3,6 volte (si veda qui il comunicato stampa).
Prima di quest’ultimo accordo di ristrutturazione del debito, il capitale di Italtel era posseduto da Clayton, Dubilier & Rice (48,77%), Telecom Italia Finance (19,37%), Cisco (18,40%), Capita Trustees Limited (10,81%) e Cordusio Fiduciaria (2,65%). Inoltre, Cisco possedeva il 32,67% degli strumenti partecipativi convertibili in azioni, emessi a valle di un precedente accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare omologato dal Tribunale di Milano nel febbraio 2013 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre il resto degli strumenti partecipativi faceva capo a Telecom Italia (2,94%) e per il 64,3% alle banche finanziatrici (con Unicredit al 34,3%, Ge Capital Interbanca al 17,65%, Bpm al 9,46% e a Banco Popolare e CentroBanca e Banco di Brescia allo 0,96% ciascuno).