Il Tribunale di Monza ha omologato il concordato preventivo di Castoldi, socia di Euronics Italia e società tra i leader nel settore degli elettrodomestici. Il decreto di omologa del concordato in bianco ha ratificato l’accordo di ristrutturazione del debito e il superamento del contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, che inizialmente chiedeva alla società Castoldi 30 milioni di euro, ma alla fine la cifra si è abbassata a 6 milioni di euro, pagabili a rate.Il piano concordatario di Castoldi prevede il soddisfacimento dei creditori nell’arco di 5 anni. L’azienda è stata assistita, dalla fase di accesso alla procedura in bianco fino alla redazione del piano, dal consulente legale Elexia e da quello finanziario Costanzo (si veda qui il comunicato stampa).
Contestualmente, il retailer romano e socio di Euronics, Nova spa, si è fatto avanti per acquisire la Castoldi, pagando 10 milioni di euro per rilevare i magazzini e 1 milione di euro per il canone, reperendo un finanziamento da 4 milioni e recuperando i crediti aziendali. L’operazione assicura il proseguimento delle attività sotto il nuovo marchio BiNova e garantirà l’occupazione dei 150 addetti.
Ricordiamo che lo scorso gennaio Nova spa aveva siglato un accordo di affitto di ramo d’azienda da Castoldi srl. Per effetto della locazione, 10 punti di vendita lombardi sono stati gestiti dalla newco Binova spa (si veda altro articolo di BeBeez). Nova spa, presieduta da Stefano Caporicci ha così ampliato il suo raggio di azione al di fuori di Roma e del Lazio. Il fatturato a regime dei 10 nuovi negozi in Lombardia è stimato per circa 70 milioni di euro che porteranno quindi il perimetro delle società controllate da Nova spa ad avvicinarsi a un giro d’affari complessivo di circa 300 milioni.
Castoldi srl, con sede a Monza, ha oltre 60 anni di storia possiede 10 punti vendita di elettrodomestici e fa parte di Euronics. Castoldi aveva richiesto al tribunale il concordato preventivo nel dicembre 2017 (si veda qui Il Cittadino MB). Una decisione arrivata dopo che nel settembre 2017 il gruppo era rimasto coinvolto in una inchiesta della polizia giudiziaria di Como per una presunta frode fiscale, che complessivamente ammonterebbe a 300 milioni di euro di imponibile, 60 di Iva evasa e 25 milioni di imposte sui redditi sottratte al fisco. L’inchiesta aveva preso il via dopo un maxi sequestro di lampadine e pen drive nel novembre 2015 al valico italo svizzero di Brogeda. L’accusa aveva messo in ginocchio Castoldi, che da ottobre dello stesso anno si era trovata “nell’impossibilità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni a causa dell’irrigidimento del sistema bancario e dell’azzeramento dei fidi da parte delle società di assicurazione del credito dei fornitori”.