“C’è una manifestazione d’interesse, stiamo proseguendo le trattative con l’advisor, sono abbastanza soddisfatto e sereno: l’ingresso sarà come azionista e posso dire che avrà una maggioranza importante“. Lo ha detto al Corriere del Veneto Luca Longaretti, ceo del gruppo Paluani, senza svelare il nome del potenziale investitore. Ma secondo la testata locale si tratterebbe di un imprenditore lombardo del settore dolciario.
Ricordiamo che l’azienda dolciaria di Dossobuono (Verona) famosa per i suoi pandori e panettoni, è stata ammessa al concordato preventivo con riserva (ex art. ex art. 161, comma 6 della Legge Fallimentare) dal Tribunale di Verona a fine ottobre 2021, che ha dato tempo alla società sino al prossimo 22 febbraio per presentare la proposta di concordato preventivo, il relativo piano e l’ulteriore documentazione prevista (si veda qui il documento di ammissione al concordato).
Contestualmente, Generalfinance ha messo a disposizione un plafond per un importo iniziale di 3 milioni “anche a fronte di anticipazione di crediti futuri (nella misura dell’80% del valore nominale) da effettuarsi su crediti nascenti in esecuzione di contratti e/o ordini acquisiti” da incrementarsi fino a 10 milioni, allo scopo di sostenere la continuità aziendale (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che banche e altri soggetti finanziari sono esposti verso Paluani per un totale di poco inferiore a 32 milioni di euro a breve termine. In particolare lo sono Factor Coop (5 milioni), Banco BPM (4,250 milioni), MPS (4 milioni), Unicredit (2,6 milioni), Intesa Sanpaolo (2,5 milioni) e altri minori. Tra gli altri finanziatori si parla di Banca Valsabbina, BPER, Caribolzano, Carige, Cerea Banca, Credit Agricole, Credito Valtellinese.
La storica azienda dolciaria veronese è nata come pasticceria artigianale nel 1921. Nel 1968 è passata nelle mani del commercialista Luigi Campedelli, il padre dell’attuale azionista di maggioranza Luca, che la rilevò dal tribunale fallimentare assieme al socio Gino Cordioli.
Paluani ha chiuso l’anno fiscale al giugno 2020 con ricavi per 53,8 milioni di euro, quindi poco meno dei 58,1 milioni del 2019, un ebitda di 1,6 milioni (da 3,45 milioni) e una perdita netta di 1,8 milioni (da un utile netto di 100 mila euro), a fronte di un debito finanziario netto di 29,6 milioni (da 31,2 milioni) (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente). Tuttavia a causa del Covid-19 la società ha visto ridursi notevolmente le vendite e il fatturato dell’esercizio, chiuso a giugno 2021, non dovrebbe superare i 30 milioni di euro, quindi poco più della metà del 2019. Per quest’anno, comunque, il ceo Longaretti si è detto ottimista sulla campagna pasquale in rampa di lancio: “L’ipotesi di fatturato è prossima al 60-70% rispetto all’anno passato, buono anche il quantitativo di ordini già raggiunto: si deve produrre chiaramente meno non avendo linee di credito illimitate, ma viste anche le difficoltà del momento era una Pasqua su standard normali”.
Ricordiamo che Paluani è proprietaria anche dell’82,2% del capitale del AC Chievo Verona, squadra di calcio di serie B esclusa la scorsa estate dalla Lega calcio per inadempimento di 18 milioni di euro di debiti tributari e per la quale la proprietà ha chiesto e ottenuto lo scorso dicembre l’ammissione alla procedura di concordato con riserva (si veda qui la sentenza del Tribunale). Interpellato dal Corriere del Veneto sulla possibile influenza del concordato del Chievo Verona su Paluani, il ceo Longaretti ha risposto: “Gli advisor si stanno muovendo per verificare queste ipotetiche influenze. Noi intanto proseguiamo l’attività. In questa fase, influenze particolarmente negative del Chievo non ci sono state. Ad ogni modo, chi entrerà in Paluani non è interessato a rilevare il Chievo e anche lì troveremo la soluzione più adeguata nel rispetto delle norme”.