La casa editrice torinese Utet Grandi Opere, controllata da Cose Belle d’Italia (Cbi), ha depositato il 24 marzo scorso al tribunale di Torino la richiesta di concordato preventivo (si veda qui il comunicato stampa).
Utet Grandi Opere ha chiuso il 2018 con perdite per 1,7 milioni, a fronte di un fatturato di poco più di 5 milioni. Secondo il ricorso presentato al tribunale, la crisi dei ricavi di Utet è dovuta a: ridimensionamento della rete commerciale (dai 70 del 2017 ai 33 del 2018); riduzione delle linee di credito delle banche; impossibilità di vendere porta a porta a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus. Per questo motivo, l’azienda intende chiedere per i suoi dipendenti l’ammissione alla cassa integrazione COVID-19, prevista dal decreto Cura Italia. Secondo quanto riferisce la controllante Cbi, vi erano state alcune manifestazioni di interesse per ricapitalizzare Utet Grandi Opere, che tuttavia non si erano concretizzate.
Utet Grandi Opere è stata fondata a Torino nel 1791 dai fratelli Pomba in associazione con Giuseppe Ferrero, che pubblicò nel 1841 la prima enciclopedia italiana. La società nel 1854 si è trasformata da piccola bottega familiare a grande azienda editoriale tipografica. Nel 1861 ha stampato il primo dizionario della lingua italiana e in seguito numerosi grandi classici.
Utet Grandi Opere è controllata da Cbi, tramite il veicolo Arca, posseduto al 90% da Cbi e al 10% da Marco Castelluzzo, presidente e amministratore delegato di Utet, mentre soci di minoranza sono, fra gli altri, Gabriele Galateri di Genola, presidente delle assicurazioni Generali e l’avvocato torinese Marco Weigmann.
Il 26 marzo scorso, Cbi ha deciso lo scioglimento a causa dell’andamento delle società partecipate e del “contesto di mercato avverso, dovuto principalmente all’emergenza sanitaria in corso, che rendono impossibile elaborare un piano in continuità e di rilancio del gruppo” (si veda qui il comunicato stampa).
In particolare, il coronavirus ha bloccato completamente le attività delle controllate Utet Grandi Opere e Bel Vivere (che si occupa di vendita di pubblicità sulle testate). Cbi al 29 febbraio scorso aveva un patrimonio netto inferiore al limite previsto dall’articolo 2447 del codice civile e negativo per 265 mila euro, a fronte di un capitale sociale di 1,62 milioni di euro. La società ha conseguito nel 2018 ricavi per 294 mila euro e una perdita di 3,79 milioni.
Cose Belle d’Italia, con sede a Milano e presieduta da Stefano Vegni, opera e investe attraverso crescita organica e acquisizioni mirate nel mondo dell’arte, della cultura e del lifestyle tramite marchi storici e eccellenze italiane. A oggi in portafoglio ci sono: Cose Belle d’Italia Media Entertainment, Alberto Del Biondi, Vismara Marine, FMR, UTET Grandi Opere, Arte del Libro, Industria del Design, Imbarcazioni d’Italia (con i marchi Apreamare e Maestro), Antica Tostatura Triestina, Maestria, e i marchi Laverda Collezioni e Nerocarbonio. Cose Belle d’Italia ha inoltre creato un polo intrattenimento che ingloba riviste, siti web ed eventi dedicati al bel vivere italiano, quali Amadeus, Il Mondo del Golf Today, Sci-Il Mondo della Neve, La Madia Travelfood, Belvivere e Watch Digest.
La società era quotata sul MTA di Borsa Italiana, ma il 27 marzo scorso, a seguito dell’annuncio di scioglimento, è stata sospesa dalle contrattazioni (si veda Teleborsa). Cbi fa capo ad Achirot spa, che detiene il 67,808% del capitale e dal 26 giugno 2019 è la nuova denominazione sociale di Europa Investimenti Special Situations spa (si veda qui il comunicato stampa), veicolo di investimento che faceva capo a Europa Investimenti spa, società specializzata in investimenti in aziende in distress e nell’acquisizione di crediti deteriorati e Npl, che a sua volta nel marzo 2018 era stata acquisita dal gruppo Arrow Global (si veda altro articolo di BeBeez). In quell’occasione Cose Belle d’Italia e tutte le società da questa controllate, comprese Imbarcazioni d’Italia a cui fa capo il marchio Apreamare, non erano state oggetto di acquisizione da parte di Arrow Global Group ed erano passate sotto il controllo di Vegni, che contestualmente aveva lasciato Europa Investimenti (scarica qui il comunicato stampa di allora).
Achirot ha dichiarato di non poter supportare finanziariamente un piano di rilancio di Cbi, come fatto sino ad ora, e ha reso nota la sua intenzione di votare a favore del mantenimento dello stato di liquidazione della società. Cbi aveva avviato iniziative correttive in precedenza: la proposizione di concordato da parte di Bel Vivere, l’intervento del fondo di integrazione salariale per tutti i dipendenti e della cassa integrazione guadagni da parte della controllata Utet Grandi Opere, la cessione dell’intera partecipazione in Media Entertainment srl e di alcuni diritti di proprietà intellettuale funzionali allo svolgimento del business di quest’ultima. Che però non sono bastati a scongiurare il suo scioglimento.
(Articolo modificato alle ore 16 del 30 marzo 2020 – si precisa che Europa Investimenti non ha più nulla a che fare con Cose Belle d’Italia)