Sono passati poco più di 15 anni da quando nell’ottobre 2008 Arxiv, piattaforma di pubblicazioni scientifiche dalla statunitense Cornell University, ha pubblicato il white paper che illustrava la nascita del Bitcoin a firma di Satoshi Nakamoto, dai più considerato uno pseudonimo dietro il quale si nasconde il gruppo di matematici e crittografi che ha inventato la prima criptovaluta della storia. Questo evento ha non solo introdotto una nuova classe di asset ma ha anche gettato le fondamenta per lo sviluppo della finanza decentralizzata (DeFi), il tentativo di introdurre un modello di finanza in grado di operare senza l’intervento di terze parti.
Ebbene nei giorni scorsi la stessa piattaforma Arxiv ha pubblicato un altro white paper che illustra il progetto RIVcoin, cioé una criptovaluta che si propone di introdurre un meccanismo unico di conservazione e riallocazione del valore, puntando a ridurre la volatilità tipicamente associata a questa asset class e allo stesso tempo semplificando l’accesso alle cripto sia del pubblico retail sia degli investitori istituzionali. Il progetto, che è nato nell’ambito di una collaborazione fruttuosa tra accademia (non è la norma che un whitepaper di una cripto sia pubblicato su Arxiv) e mondo dell’impresa, ed è completamente a firma italiana.
Gli autori sono infatti Roberto Rivera, Guido Rocco, Massimiliano Marzo ed Enrico Talin, tutti in forze al gruppo di asset management innovativo con sede in Lussemburgo e a Dubai, RIV Capital, dove RIV è l’acronimo per Return, Investments e Value, oltre a essere le iniziali di Rivera, chairman e ceo. Rivera è un ex trader di derivati di Lehman Brothers, che nei primi anni 2000 era stato tra i protagonisti dell’allora nascente mercato delle cartolarizzazioni in Italia, con un passato anche come investment e private banker all’interno di società di investimento europee e americane a Londra, Francoforte e Milano, come American Express Bank, Dresdner Bank, Banca IMI e Nomura. Rivera del quartetto è l’unico a provenire dal mondo del trading. Rocco, chief operating officer di RIV Technologies, la società del gruppo RIV Capital che ha come scopo la creazione di un wallet e di un ecosistema a supporto del token, è stato infatti per sei anni senior consultant e IT Architect in IBM, e ha lavorato con società italiane in progetti ad alta innovazione tecnologica, spesso in ambito blockchain. Rocco è inoltre learning facilitator presso il corso online Blockchain, Disruptive Technology” per MIT Professional Education, un corso che mira a spiegare la Blockchain a dirigenti e imprenditori. Quanto a Marzo, chief economist di RIV Capital, è Ph.D. a Yale, allievo prediletto del Premio Nobel per l’Economia nel 2011 Chris Sims, titolare delle cattedre di Economia dei Mercati Finanziari, Finanza Internazionale e Asset Management all’Università di Bologna e direttore del Master di Wealth Management presso la Bologna Business School. Infine Talin, chief blockchain officer di RIV Technologies, è un imprenditore seriale, fondatore di presidente di Commercio.Network, una blockchain pubblica permissionless strutturata come un consorzio internazionale di 100 aziende in tutto il mondo.
Cercando di semplificare al massimo, la vera novità del RIVcoin è che si classifica come asset referenced token ovvero un asset digitale il cui valore sottostante è garantito da una riserva di asset reali. In sostanza, gli asset detenuti nelle riserve sono messi a garanzia degli utilizzatori del token, quindi, a differenza delle tradizionali criptovalute, gli asset-referenced token presentano una minore volatilità, in quanto il valore intrinseco del token, da un punto di vista logico, non può mai scendere al di sotto del valore delle riserve. Queste ultime saranno rappresentate nel caso del RIVCoin dal patrimonio di un nuovo fondo, battezzato RIV Algo Fund, che sarà gestito da RIV Capital con lo stesso approccio di investimento del RIV Capital Sicav RAIF, il fondo attualmente in gestione e che sinora ha portato a grandi performance.
RIV Capital non può accedere al sottostante, che è conservato in un conto segregato. L’emissione del token avviene mediante una DAO (Decentralized Autonomous Organization): si tratta di codice eseguito sulla blockchain che non può essere modificato, e che stabilisce la ratio secondo cui il token viene emesso.
Come hanno spiegato Rivera e Rocco, “ciascuna transazione di acquisto di RIVCoin, di vendita, di messa a garanzia delle riserve, è completamente trasparente in quanto scritta su blockchain. Gli investimenti delle riserve vengono notarizzati anch’essi, garantendo un’assoluta trasparenza verso gli utenti e verso gli enti regolatori. È stato costruito un sistema pubblico di accounting on-chain del tutto trasparente e controllabile, a differenza di altri progetti simili il cui valore del sottostante è spesso difficile da determinare. Il fondo che detiene le riserve è monitorato da un Fund Administrator e da una banca depositaria di primario standing che è UBS Lussemburgo. Ciò introduce due modelli di controllo, unendo il mondo della finanza centralizzata con la potenza e la trasparenza della blockchain”.
In ogni caso, però, sottolineano Rivera e Rocco, “sarà pubblicato in tempo reale il NAV delle riserve investite che farà da valore di riferimento del token, il che significa che la speculazione al ribasso non potrà mai portare troppo lontano il prezzo del token da quel valore. In caso di evento estremo, per quanto ingiustificato, i possessori dei token possono recarsi virtualmente al Vault e richiedere l’equivalente in euro del valore della quota corrispondente del sottostante”. Tutto mira a creare una criptovaluta che sia una “vera valuta”, essendo allo stesso tempo riserva di valore, unità di conto e mezzo di scambio.
Certo, si potrebbe obiettare, se il valore del patrimonio del sottostante andasse a zero, allora il valore della garanzia sarebbe nulla, ma questo, sottolinea Rivera, “non accadrà, perché il fondo che investe il sottostante avrà la stessa asset allocation lanciata due anni fa e che investe in modo granulare con un orizzonte di lungo periodo, sulla base di strategie quantitative derivate da modelli a loro volta fondati sull’analisi sia statistica sia fondamentale”. Tale strategia a oggi vanta un rendimento medio annuo del 16,9% con uno Sharpe ratio storico maggiore di 3.
Il fondo a garanzia dei RIVCoin sarà anch’esso sottoscrivibile anche direttamente, così come lo è il RAIF; con ticket minimi di investimento di 125 mila euro. Ma la novità rispetto al RAIF, dice ancora Rivera, è appunto che “visto che non tutti possono permettersi di siglare un assegno da 125 mila euro, RIVCoin è il modo per portare questo tipo di investimenti ad alti ritorni anche a questa platea di investitori. Si tratta di redistribuire la ricchezza attraverso la tecnologia”.
Il tutto appunto senza l’intermediazione bancaria, dato che il sistema prevede che a svolgere il ruolo delle banche possano essere in prima persona i possessori dei token. Mediante l’utilizzo di protocolli decentralizzati, chi non sta utilizzando RIVCoin per acquistare beni o servizi, può metterli temporaneamente a disposizione di altri soggetti interessati a fare trading su applicazioni decentralizzate, sulla falsariga di quanto si fa storicamente sul mercato tradizionale dei repo. Tali soggetti sono chiamati Liquidity Provider. Questi ultimi svolgono il lavoro delle banche nel mondo tradizionale, incassando il signoraggio quando distribuito come ricompensa per la loro attività di liquidity providing. Tale signoraggio verrà pagato a sua volta mediante l’emissione organica di nuovi token.
RIVCoin rappresenta la ricerca scientifica accademicamente riconosciuta di RIV Capital, nata come club deal di investimento che ha raccolto impegni per un totale di 100 milioni di euro e che ha nel frattempo condotto anche investimenti in asset non quotati. E non di poco conto. Per esempio, ha comprato il 15% del noto locale superlusso Billionaire Dubai, luogo iconico di intrattenimento fondato e guidato dall’imprenditore Flavio Briatore. RIV possiede inoltre una quota di minoranza in EGO sistema Palestre Italiane, il gruppo di palestre fondato e guidato da Francesco Iezzoni, nel quale hanno investito vari nomi noti nel panorama finanziario nazionale. E infine Rivera si dice stia oggi lavorando insieme a nomi noti della finanza per l’acquisizione di un brand iconico dell’industria italiana.