Dentis, storica azienda cuneese di proprietà dell’omonima famiglia, tra i principali operatori italiani ed europei nel riciclaggio meccanico di contenitori in PET già utilizzati dai consumatori, ha incassato un finanziamento da 40 milioni euro da un gruppo di banche (si veda qui il comunicato stampa di SACE e qui quello dei consulenti).
Pirola Corporate Finance ha agito in qualità di advisor finanziario del Gruppo Dentis e di arranger dell’intera operazione di finanziamento.
L’intervento finanziario è articolato in una linea principale in pool da 35 milioni euro e un finanziamento bilaterale di 5 milioni concesso da Deutsche Bank. Il prestito, che prevede un periodo di utilizzo di 12 mesi e una durata fino al 31 dicembre 2027, ha visto la partecipazione di Intesa Sanpaolo, la stessa Deutsche Bank, Cdp e Unicredit in qualità di istituti finanziatori e ha beneficiato della garanzia Green New Deal rilasciata da Sace per il 50% dell’ammontare. Questo perché l’investimento in via di realizzazione da parte del gruppo, come certificato dalla due diligence ambientale effettuata da Sace, favorirà la transizione verso l’economia pulita e circolare e contribuirà a creare un sistema virtuoso e autosufficiente che ridurrà sempre più l’utilizzo di plastiche vergini, a tutto vantaggio dell’ambiente.
Nata nel 1987, Dentis è specializzata nel recupero del PET. Proveniente da raccolta differenziata o da scarti di lavorazione il PET da riciclare avviato all’interno dell’impianto dell’azienda torna allo stato di materia prima. La capacità dell’impianto oggi è di 40.000 tonnellate annue, equivalenti a circa 1,3 miliardi di bottiglie. Il PET riciclato da Dentis si chiama Petalo e ha la forma caratteristica del riciclato: le scaglie. Caratteristica distintiva di Petalo è la cristallizzazione omogenea al 100% che unita a un’esigua presenza di contaminanti (60 ppm massimo), facilita il processo di trasformazione a chi vuole produrre nuovi oggetti dal riciclato.
Il finanziamento ottenuto consentirà a Dentis Recycling Italy, la società operativa italiana del gruppo che materialmente effettuerà l’investimento, di realizzare presso la propria sede di Sant’Albano Stura (Cuneo), di fianco alla linea di produzione già esistente, un nuovo impianto per la produzione di PET riciclato adatto al diretto contatto con gli alimenti (food grade), che aumenterà la capacità complessiva di lavorazione della società fino a 130.000 tonnellate/anno, con un output atteso di 90.000 tonnellate/anno.
Il guppo prevede circa 30 nuove assunzioni, per evolvere verso il processo di riciclo bottle-to-bottle (correlato alla direttiva comunitaria Single Use Plastic 2019/904) e per rispondere alle nuove esigenze di tutto il comparto del beverage, tenuto conto anche dell’obiettivo normativo fissato per il 2025 che prevede un utilizzo pari almeno al 25% di PET riciclato per la produzione di nuove bottiglie. Già dal primo gennaio di quest’anno, peraltro, anche in Italia è possibile utilizzare al 100% PET riciclato per la produzione di nuove bottiglie, come stanno già facendo diversi operatori del settore.
La società ha chiuso il 2019 con ricavi per 27,7 milioni di euro, un ebitda di circa 5 milioni e una posizione finanziaria netta di 690 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus).
Per Sace si tratta della seconda operazione assistita dalla garanzia Green New Deal in due giorni. Il 5 aprile scorso infatti la società di assicurazione crediti del gruppo Cdp ha esteso una garanzia verde alla n uova tranche da 10 milioni del bond con scadenza 2026 emesso da Saxa Gres (si veda altro articolo di BeBeez) società che produce mattonelle in gres partendo dai rifiuti solidi urbani, partecipata dal corporate veture capital di A2A.
(Articolo modificato l’8 giugno 2021 alle ore 6.00 – si aggiunge il comunicato stampa di SACE)