Partirà entro fine giugno l’ipo di Generalfinance spa, l’intermediario specializzato nel factoring soprattutto per le imprese in tensione finanziaria, impegnate nell’ambito di piani di turnaround e composizione della crisi di impresa. Lo ha annunciato la società nei giorni scorsi, contestualmente alla pubblicazione del Piano industriale 2022-2024 (si veda qui il comunicato stampa). Lo sbarco a Piazza Affari era atteso da tempo
Ricordiamo infatti che Generalfinance nel marzo 2020 aveva comunicato l’intenzione di valorizzare la società tramite cessione o quotazione in Borsa, in linea anche con quanto previsto dagli accordi parasociali in essere tra Gruppo General Holding srl (GGH), holding dell’amministratore delegato Massimo Gianolli, titolare del 53%, e Credito Valtellinese, oggi gruppo Crédit Agricole, cui fa capo il restante 47% (si veda altro articolo di BeBeez). Nel frattempo l’opzione della quotazione è quella che è prevalsa, così come descritto già anche nella Relazione al bilancio 2021, dove a pag. 13 si legge che nel corso dell’anno le attività per il processo di quotazione sono state prima sospese in pendenza dell’opa promossa da Crédit Agricole Italia sulle azioni di Credito Valtellinese e poi sono successivamente riprese.
Generalfinance farà domanda di ammissione a quotazione al segmento Star di Euronext Milan. L’ipo avverrà attraverso un collocamento privato riservato a investitori qualificati e investitori istituzionali e riguarderà sia azioni di nuova emissione, rivenienti da un aumento di capitale, sia azioni esistenti poste in vendita. Saranno inoltre previste un’opzione di over allotment e un’opzione greenshoe.
Nell’ambito dell’offerta, Banca Akros e Intesa Sanpaolo – IMI Corporate and Investment Banking agiranno in qualità di joint global coordinator e joint bookrunner. Ceresio sim agirà in qualità di lead manager. Banca Akros agirà inoltre in qualità di sponsor. In caso di quotazione sul segmento Euronext Star Milan, Intesa Sanpaolo – IMI agirà inoltre in qualità di specialista.
I proventi derivanti dall’aumento di capitale saranno utilizzati dalla società per supportare il proprio percorso di crescita e sviluppo, che prevede una importante crescita dei volumi del turnover e il rafforzamento dei propri capital ratios, con conseguente possibile miglioramento del profilo e costo del funding della società. i capitali freschi derivanti dall’ipo, si affiancheranno alle altre fonti di finanziamento a disposizione e in particolare alla linea revolving a medio lungo termine da 133 milioni di euro a scadenza gennaio 2025 appena rinnovata con Banco BPM (Banca Agente e banca finanziatrice), Credit Agricole Italia e Intesa Sanpaolo (in qualità di Mandated Lead Arranger, Bookrunner e banche finanziatrici); BCC Milano, Banca Popolare di Bari, BPER Banca, Banca Monte dei Paschi Di Siena, Banca Carige, Banco Desio e Banca Galileo (si veda altro articolo di BeBeez). Oltre alla linea revolving, ricordiamo poi che Generalfinance ha siglato a fine 2021 un’operazione di cartolarizzazione con il gruppo BNP (si veda altro articolo di BeBeez) e che dispone, inoltre, di importanti linee di affidamento concesse da società di factoring partner e istituzioni bancarie italiane. La società si è anche affacciata direttamente sul mercato dei capitali con l’emissione di commercial paper e di prestiti obbligazionari subordinati. In particolare a inizio ottobre 2021 ha collocato un bond subordinato Tier2 da 5 milioni di euro con scadenza a 6 anni a inizio ottobre (si veda altro articolo di BeBeez) mentre a luglio ha condotto la prima emissione da 15 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez) del programma triennale di cambiali finanziarie (Euro Commercial Paper Programme), che era stato lanciato a fine maggio per un massimo di 100 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Tutta questa capacità di finanziamento, si diceva, è finalizzata a supportare la crescita dei volumi prevista dal Piano Industriale che è molto importante: dagli 1,4 miliardi di euro di fine 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), la proiezione è a 1,8 miliardi per fine 2022 e a ben 2,7 miliardi nel 2024, con un margine di intermediazione che passerà dai 23,9 milioni di fine 2021 ai 28,7 milioni di fine 2022 e ai 37,4 milioni del 2024. Tutto questo perché, si legge nella nota della società, “a seguito della pandemia da Covid-19 e delle relative misure restrittive che hanno causato un netto rallentamento dell’economia nazionale, il Governo italiano ha approvato misure di moratoria parziale o totale dei finanziamenti oltre che strumenti di finanziamento al fine di garantire l’accesso al credito e sostenere la liquidità delle imprese. Si prevede realisticamente che, dopo quanto già registrato nel biennio 2020-2021 (le società vulnerabili o a rischio, che nel 2019 rappresentavano complessivamente meno del 30% del totale, nel 2021 superavano il 40%), il progressivo venir meno di tali forme di sostegno, congiuntamente al contesto macroeconomico sfidante, possa causare un ulteriore aumento delle situazioni di tensione finanziaria per molte società italiane. L’aumento di rischiosità di queste società, associato alle normative relative ai crediti deteriorati (in particolare, calendar provisioning e nuova definizione di default) comporteranno ragionevolmente una minore disponibilità del canale bancario tradizionale a fornire liquidità al segmento delle imprese distressed, con ulteriori spazi di mercato per operatori specializzati quali Generalfinance”.
Detto questo, la società “intende prioritariamente mantenere un ottimo profilo di rischio, sia con riferimento al costo del rischio (pari allo 0,01% nel trimestre al 31 marzo 2022, allo 0,02% nell’esercizio al 31 dicembre 2021, allo 0,13% nell’esercizio al 31 dicembre 2020 e allo 0,08% nell’esercizio al 31 dicembre 2019) sia con riferimento al livello di crediti non performing, registrando un NPE Ratio lordo pari allo 0,4% al 31 marzo 2022 (allo 0,2% nell’esercizio al 31 dicembre 2021, allo 0,6% nell’esercizio al 31 dicembre 2020 e all’1,2% nell’esercizio al 31 dicembre 2019)”.