La dismissione degli asset di Enel inizia dalla Romania, dove la cordata formata dalla greca Public Power Corporation, la canadese Brookfield Asset Management e la britannica Amber Infrastructure è interessata all’acquisto delle attività dell’incumbent italiano dell’elettricità nel Paese balcanico. A scriverlo è stato per primo il quotidiano finanziario greco Banking News, secondo il quale la cessione dovrebbe essere completata “massimo entro aprile” e potrebbe coinvolgere asset per un valore di 1,9 miliardi di euro.
I colloqui tra le società, tuttavia, sarebbero già in fase avanzata visto che, come riporta il giornale ellenico, Goldman Sachs, che ha effettuato l’aumento di capitale della società greca, sarebbe stata chiamata in veste di advisor per l’acquisizione degli asset di Enel in Romania, Paese in cui la società italiana è presente nella fornitura con Enel Energie e Enel Energie Muntenia, nella distribuzione tramite E-Distributie Banat, E-Distribuție Dobrogea e E-Distributie Muntenia, e con Enel Green Power Romania per quanto riguarda la produzione.
Dopo l’indiscrezione di Banking News, sono aumentate le voci riguardo una lettera d’intenti che sarebbe già stata firmata dagli attori in campo. Indiscrezioni rispedite al mittente dalla stessa PPC, alla quale è stata attribuita una fetta del 70% delle attività di Enel in Romania. In risposta alla Commissione ellenica per il mercato dei capitali sull’operazione, la stessa società greca ha smentito le voci di una proposta formale scrivendo tuttavia che la società “sta attivamente esplorando opportunità di crescita organica e inorganica in Grecia e nei mercati del Sud-Est europeo. In tale contesto, PPC sta vagliando potenziali acquisizioni selezionate in Romania e Bulgaria, senza tuttavia avere al momento alcun accordo o MoU in essere”.
La valutazione attribuita agli asset rumeni rispecchia quanto dichiarato dalla stessa Enel in merito al maxi piano di cessioni di attività inserito nel più ampio piano strategico al 2025 (si veda qui comunicato stampa sul Piano), e che prevede cessioni per 21 miliardi. Cifra decisamente alta e che interessa le aree considerate “non più allineate” con la strategia del gruppo, quindi Perù, Argentina e appunto la Romania. La principale società italiana per capitalizzazione di mercato (circa 53,9 miliardi di euro) si concentrerà, oltre che sull’Italia, su Spagna e America Latina, dove è prevista un’ulteriore razionalizzazione in Brasile con la focalizzazione sui grandi agglomerati urbani (Rio e San Paolo), mentre altre aree geografiche (come Australia e Grecia) verranno inserite invece nel perimetro del “modello di stewardship” .
Un modello, questo, che verrà utilizzato nei Paesi considerati “non-core” e che prevede investimenti di circa 15 miliardi per nuova generazione da fonti rinnovabili, nuove infrastrutture e servizi. A questo si collega la revisione delle aree di business, e che vedranno Enel uscire dal mercato del gas: in linea con l’obiettivo di abbandonare le attività carbon-intensive. Le dismissioni, inoltre, andranno a coprire i 22 miliardi di di investimenti complessivi previsti nella nuova stretegia di gruppo, di cui circa il 90% in Italia, Spagna e Stati Uniti, nazioni dove il quadro regolatorio è favorevole all’elettrificazione sostenibile, con circa 15 miliardi destinati al settore delle rete, di cui oltre l’80% in Europa.
In generale, il nuovo piano di Enel prevede altre linee di azione come: la digitalizzazione delle reti, che si focalizzerà su cinque Paesi “core” (Italia, Spagna, Brasile, Cile e Colombia) con un aumento degli investimenti per cliente di circa il 30% rispetto alla stima per il periodo 2020-2022; la decarbonizzazione, che prevede di aggiungere circa 21 GW di capacità rinnovabile installata, di cui circa 19 GW nei Paesi “core”, arrivando a un totale gestito di circa 75 GW; e il bilanciamento domanda/offerta, che prevede di vendere circa l’80% dell’elettricità con contratti a prezzo fisso (il 7% in più rispetto alle stime per il 2022).
Dal punto di vista finanziario, secondo la società le misure inserite nel piano avranno un impatto positivo sul debito netto, di cui si stima una riduzione dai 58-62 miliardi di euro del 2022 a un valore compreso fra 51 e 52 miliardi entro la fine del 2023, con rapporto fra debito netto ed EBITDA in diminuzione da 3,0-3,3 a 2,4-2,5 nel 2023, per poi rimanere stabile nel restante periodo di Piano. In termini reddituali, nell’arco del piano l’EBITDA ordinario crescerà dai 19,0-19,6 miliardi di euro stimati nel 2022 fino a un valore compreso tra 22,2 miliardi e 22,8 miliardi, l’utile netto è previsto in aumento dai 5,0-5,3 miliardi di euro stimati nel 2022 a 7,0-7,2 miliardi, mentre il dividendo per azione vedrà un incremento secondo le previsioni da 0,40 a 0,43 euro nel 2023, confermandosi poi almeno sullo stesso valore nel biennio successivo.
Ricordiamo, inoltre, che al di fuori delle cessioni previste nel piano strategico, a ottobre Enel è uscita completamente dal territorio russo grazie alla cessione dell’intera partecipazione detenuta in PJSC Enel Russia, pari al 56,4% del capitale sociale, a PJSC Lukoil e al Closed Combined Mutual Investment Fund “Gazprombank-Frezia” per un corrispettivo totale di circa 137 milioni di euro. Cessione che si aggiunge alle precedenti riguardanti tutti gli asset di generazione elettrica in Russia, che includono circa 5,6 GW di capacità convenzionale e circa 300 MW di capacità eolica in diverse fasi di sviluppo, e che hanno generato un effetto positivo sul debito finanziario netto consolidato per circa 610 milioni di euro e un impatto negativo sull’utile netto reported di circa 1,3 miliardi di euro, principalmente dovuto al rilascio della riserva di conversione cambi, per circa 1 miliardo di euro al 30 settembre scorso (si veda comunicato stampa).
Ricordiamo che poco più di un mese fa, quindi a fine ottobre, Enel aveva ceduto a fondi gestiti da CVC Capital Partners il 50% di Gridspertise, la società del gruppo specializzata nella nella trasformazione tecnologica delle infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica, per un corrispettivo di circa 300 milioni di euro, e un enterprise value di 625 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).