La guerra tra Russia e Ucraina e le complesse conseguenze sul piano geopolitico e macroeconomico ha gelato il mercato dell’m&a nel primo trimestre dell’anno, dopo un 2021 che invece aveva registrato un record di attività a livello globale. Lo segnala KPMG, sottolineando che in particolare il mercato italiano ha registrato soltanto 239 operazioni concluse (-20% rispetto alle 298 operazioni dello stesso periodo dello scorso anno) per un controvalore pari a circa 17 miliardi di euro (rispetto ai 30,2 miliardi del primo trimestre 2021 su cui incideva però l’operazione Stellantis pari a 19,8 miliardi) (si veda qui il comunicato stampa).
Per dare un’idea della dinamica in corso e degli impatti della guerra sull’atteggiamento degli investitori è sufficiente evidenziare
che nel mese di marzo sono state finalizzate appena 52 operazioni rispetto alle 104 del marzo 2021.
Max Fiani, partner KPMG e curatore del rapporto, ha commentato: “Stiamo assistendo a un trend già osservato con lo scoppio della pandemia nel febbraio 2020. A marzo abbiamo registrato un forte rallentamento con parecchi dossier che sono stati congelati in attesa di una normalizzazione dello scenario geopolitico. In questo contesto, ci aspettiamo che i private equity, che hanno ancora una grande liquidità, continuino ad approfittare di opportunità di investimento, mentre ci sarà un rallentamento dell’attività dei buyer di natura industriale. E’ un vero peccato perché a inizio anno c’era una inerzia positiva del mercato che lasciava intravedere scenari interessanti di crescita”.
Ricordiamo, infatti, che a livello globale KPMG ha contato 48.948 operazioni completate nel 2021 per un controvalore complessivo di 4.418 miliardi di dollari, il massimo storico sia in termini di deal (ben oltre il massimo dei 37.437 deal del 2017) sia in termini di valore (ben oltre i 3.833 miliardi di dollari del 2007) (si veda altro articolo di BeBeez) e che i dati diffusi da Bain&Company e PwC sono stati ancora più elevati, con il primo che ha contato operazioni per 5.900 miliardi di dollari e il secondo per 5.100 miliardi (+59% dal 2020) con 62.500 operazioni annunciate (+24%). In entrambi i casi, indicando che si tratta del miglior dato di sempre (si veda altro articolo di BeBeez). Quanto al mercato italiano, KPMG aveva calcolato ben 1.165 operazioni concluse per un controvalore di circa 98 miliardi di euro dai 44 miliardi del 2020 e i 52 miliardi del 2019: si tratta del dato migliore dopo la crisi finanziaria del 2008 in termini di controvalore e il record assoluto in termini di volumi.
“Difficile fare previsioni sul mercato M&A in questa fase, con l’aumento dell’inflazione ormai intorno al 7% e le difficoltà legate alle difficoltà di approvvigionamento di energia e materie prime. Ci sembra che si profilino sostanzialmente due scenari: uno di atterraggio morbido anche a seguito di una soluzione diplomatica del conflitto, oppure una dinamica molto più pericolosa di
alta inflazione e forte contrazione nella crescita sia a livello globale che di EU. Crediamo tuttavia che sotto il profilo strutturale le potenzialità del mercato italiano siano molto elevate. C’è ancora molta liquidità in cerca di asset di qualità sui cui investire con multipli che sicuramente tenderanno a scendere”, ha detto Fiani.
Detto questo, i grandi deal nel trimestre non sono mancati in Italia. Anzi, 10 grandi deal hanno concentrato l’87% del controvalore totale e di queste, quattro operazioni superano il miliardo di euro. In particolare, si può considerare finalizzata l’acquisizione dell’88% di Autostrade per l’Italia (ASPI) per un controvalore di oltre 8 miliardi di euro, da parte di Holding Reti Autostradali, nuova società di diritto italiano che fa capo per il 51% a CDP Equity e per la restante parte a Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e a Macquarie Asset Management (24,5%). Lo scorso 30 marzo si sono avverate infatti tutte le condizioni sospensive e quindi le obbligazioni delle parti di vendere e acquistare la partecipazione detenuta da Atlantia in ASPI sono divenute vincolanti e finali.
Come accennato si consolida poi ulteriormente il peso dei fondi di private equity con 34 operazioni per un controvalore
complessivo di circa 11,8 miliardi di euro. Di queste quasi il 30% fa riferimento a fondi esteri, come l’acquisizione da parte del fondo infrastrutturale di JP Morgan del 60% di Flack Renewables per un controvalore di circa 1,5 miliardi di euro.
Tra le altre operazioni si segnala anche l’acquisizione della maggioranza di Biofarma, società specializzata nel mercato degli integratori alimentari, e dei dispositivi medici e dei cosmetici da parte del fondo francese Ardian che ha rilevato l’azienda dal Fondo WhiteBridge Investments e dagli investitori privati Germano Scarpa e Gabriella Tavasani, per una valutazione complessiva pari a
circa 1,1 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le operazioni in Borsa sono state registrate quattro ipo e il direct listing di Iveco NV, società nata dallo spin off delle attività on-highway di Cnh Industrial, mentre continua il trend delle opa finalizzate al delisting già iniziato nel 2021.
A livello settoriale è stato particolarmente attivo il food&beverage dove si segnalano l’acquisizione della maggioranza del Gruppo alimentare La Doria da parte di Investindustrial e il successivo lancio dell’opa; e il salvataggio di Acque Minerali d’Italia, la holding proprietaria dei marchi Norda, Sangemini e Gaudianello, da parte di Magnetar e Clessidra. Particolarmente interessante la
filiera del vino dove si possono evidenziare acquisizioni di diversi asset tra cui: la cooperativa Terre Cevico entrata nel capitale della trentina Orion Wines; il Gruppo Santa Margherita ha rilevato l’americana Roco Winery: Prosit (partecipata da Made in Italy Fund di Quadrivio & Pambianco) che ha rilevato Cantina di Montalcino.
Nel settore healthcare e pharma il gruppo farmaceutico quotato Grand Pharmaceutical Group Limited (Grand Pharma), insieme a Genextra, Panakès Partners e Indaco Venture Partners hanno investito nel capitale di InnovHeart, scaleup italiana che sviluppa sistemi cardiaci.
Nel settore industriale, va evidenziata l’acquisizione da parte di Leonardo della partecipazione del 25,1% di Hensoldt AG società leader in Germania nel campo dei sensori per applicazioni in ambito difesa e sicurezza, con un portafoglio in continua espansione nella sensoristica, gestione dei dati e robotica, per 606 milioni di euro.
Il dossier più rilevante sul mercato italiano è rimane comunque TIM, con la proposta di offerta pubblica di acquisto ricevuta dal gruppo di Private Equity statunitense KKR che ha proposto un prezzo pari a 0,505 euro per azione per un esborso complessivo
pari a 10,8 miliardi per il 100%. Sempre nell’orbita TIM c’è la proposta non vincolante del fondo CVC, per l’acquisto del 49% della divisione Enterprise della newco SerCo, che potrebbe riunire le attività enterprise di TIM, connettività e servizi ICT, oltre a Noovle, Olivetti, Telsy e Trust Tecnologies.
Tra le ultime operazioni già firmate ricordiamo la cessione da parte di Exor della partecipazione in PartnerRe, riassicuratore globale, al gruppo francese di mutua assicurazione, Covea, per un controvalore pari a 7,8 miliardi di euro; in attesa di finalizzazione Italgas/DEPA Infrastructure S.A. per un ammontare pari a 733 milioni di euro, e infine l’accordo stipulato da Eni per la cessione a Snam del 49,9% delle partecipazioni detenute nei gasdotti internazionali che collegano Algeria ed Italia e quelli che collegano la costa tunisina all’Italia per 385 milioni di euro.