
Dopo quasi 22 anni i Benetton dicono addio ad Autostrade per l’Italia (ASPI). I soci di Atlantia, holding delle infrastrutture quotata a Piazza Affari e appunto controllata al 30,2% da Edizione Holding della famiglia di Ponzano Veneto, ieri in sede di assemblea ordinaria hanno infatti approvato a larghissima maggioranza (l’86,7% dei presenti, che rappresentavano il 70,4% del capitale) l’offerta presentata dal consorzio formato da Cdp Equity (che ha il 51% della cordata), Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e il Macquarie European Infrastructure Fund 6 (24,5%) (si veda qui il comunicato stampa). Ponendo in questo modo fine a una saga iniziata quasi tre anni fa, all’indomani del crollo del ponte Morandi a Genova.
Tra i votanti a favore dell’offerta da 9,3 miliardi di euro (di cui 200 milioni a titolo di commissioni bancarie) ci sono appunto Edizione Holding, ma anche la Fondazione CRT (che ha il 5,5% di Atlantia) e persino il fondo TCI, titolare del 10%, fino a ieri tenace oppositore dell’offerta del consorzio guidato da Cdp Equity, assistito da Citi e Unicredit (per Cdp), Rothschild (per Macquarie) e Lazard per Blackstone. Al sì dei soci ha contribuito in modo determinante anche l’azione persuasiva condotta dai proxy advisor, (Iss, Glass Lewis e Frontis) che nelle scorse settimane avevano dato tutti l’indicazione di accettare l’offerta del consorzio guidato da Cdp. Anche il mercato ha dato il suo benestare, con il titolo Atlantia che ieri ha chiuso a 16,09 euro, in rialzo del 2,84%.
Ricordiamo che l’offerta finale presentata a fine aprile, poi rivelatasi quella definitiva, prevede l’acquisto da parte del consorzio dell’88,06% di Aspi detenuto da Atlantia e fino al 100% in caso di co-vendita da parte dei soci di minoranza di Aspi, cioè Il consorzio Appia (Allianz e Edf) che ha il 6,94% di Aspi, e il fondo cinese Silk road (5%), in cambio si diceva allora di 9,1 miliardi di euro per la globalità del capitale (si veda altro articolo di BeBeez).
Il controvalore di Aspi è stato oggetto di molte discussioni e negoziati. Ricordiamo che il 31 marzo scorso era stata inviata ad Atlantia l’offerta vincolante precedente del consorzio Cdp-Blackstone-Macquarie per l’acquisto della partecipazione dell’88,06% detenuta da Atlantia in Aspi o anche per l’acquisto fino al 100% della stessa Aspi, in caso di esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza (si veda altro articolo di BeBeez).
Aveva poi sparigliato le carte una nuova offerta per Aspi, inviata a inizio aprile dal gruppo di costruzioni spagnolo ACS, guidato da Florentino Perez (noto anche per essere il presidente della squadra di calcio Real Madrid) e socio di Atlantia nel gruppo spagnolo di autostrade Abertis (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta di ACS prevede una valutazione di 10 miliardi di euro per la società controllata da Atlantia, ben di più dei 9,1 miliardi di euro offerti dal consorzio composto da Cdp Equity, Macquarie e Blackstone.
Il consorzio Cdp Equity-Blackstone-Macquarie prima aveva presentato altre tre proposte ad Atlantia, tutte però rispedite al mittente. L’ultima, vincolante, era stata depositata a fine febbraio (si veda altro articolo di BeBeez). Il consorzio aveva già presentato due offerte preliminari, entrambe nell’ottobre 2020 ed entrambe bocciate da Atlantia perché i termini economici non erano sufficienti (si veda qui altro articolo di BeBeez). Si dice che le due offerte preliminari precedenti valutassero Aspi 8,5- 9,5 miliardi, mentre l’offerta vincolante si dice abbia valutato Aspi come detto sopra 9,1 miliardi, cioè molto meno rispetto a quanto stimato da Atlantia e dai suoi azionisti, che invece valutano Aspi 11-12 miliardi, utilizzando un metodo RAB based (si veda altro articolo di BeBeez).
In particolare, quest’ultima è la cifra ritenuta congrua dall’hedge fund TCI, come detto azionista di Atlantia al 10% (si veda altro articolo di BeBeez). Quella valutazione è peraltro già inferiore ai 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di Aspi nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017). Intermonte in una valutazione indipendente tempo fa ha stimato il 100% tra 10,9 e 11,9 miliardi.
Il sì dei soci al consorzio a guida Cdp Equity implica per la quota di Edizione una valutazione di poco superiore a 2,4 miliardi di euro. Cifra che si confronta con l’equivalente di circa 2,5 miliardi sborsat per Autostrade all’epoca della privatizzazione, nel dicembre 1999.
Pronunciatisi i soci, ora la parola passa al cda di Atlantia, che si riunirà il 10 giugno per prendere le decisioni operative conseguenti alla pronuuncia dell’azionariato (si veda qui il comunicato stampa).