L’aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena da 2,5 miliardi di euro a 2 euro per azione è già stato coperto per il 93%, considerando le sottoscrizioni vere e proprie e gli impegni vincolanti. Lo ha comunicato alla data di chiusura dell’offerta il 31 ottobre la stessa banca quotata a Piazza Affari (si veda qui il comunicato stampa), precisando che al termine del periodo di opzione sono stati esercitati circa 7,4 milioni di diritti di opzione per la sottoscrizione di circa 923,7 milioni di nuove azioni, pari al 74% del totale delle nuove azioni offerte, per un controvalore complessivo di circa 1,85 miliardi di euro, e che risultano non esercitati circa 2,6 milioni di diritti di opzione, che danno diritto alla sottoscrizione di circa 326 milioni di azioni, per un controvalore complessivo di circa 652 milioni, pari a circa il 26% dell’aumento di capitale. A questi numeri vanno poi sommati gli impegni di sub-underwriting da parte di investitori terzi per un ammontare pari a ulteriori 475 milioni (di cui 20 milioni di euro assunti il 31 ottobre), corrispondenti al 19% dell’aumento di capitale ovvero circa il 73% dei diritti inoptati,. La percentuale del 93% potrà, poi, aumentare per effetto delle ulteriori eventuali sottoscrizioni, a valere sui diritti inoptati, che potranno essere acquisiti durante l’asta di ieri e di oggi, coordinata da Mediobanca.
In particolare, come già annunciato il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha esercitato integralmente tutti i suoi diritti di opzione, pari al 64,23% delle nuove azioni e per un totale complessivo di 1,606 miliardi di euro, che i componenti il consorzio di garanzia si sono impegnati a sottoscrivere le nuove azioni non sottoscritte al termine dell’asta dell’inoptato per un importo massimo di euro 857 milioni e che terzi investitori già prima della partenza dell’aumento lo scorso 17 ottobre si erano impegnati per circa 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez)
Più nel dettaglio, il consorzio è composto dalle banche Mediobanca, Credit Suisse, BofA Securities, Citigroup, Credit Suisse, a cui si sono aggiunte come joint bookrunner Société Générale, Sitfel Europe Bank, Banco Santander e Barclays, che si sono impegnate per 807 milioni e da Algebris, che si è impegnato per 50 milioni, di cui 30 milioni pari passu con le banche garanti e 20 milioni come sub-underwriter. Quanto agli investitori terzi, ci sono l’asset manager Usa PIMCO con 75 milioni;ION Investment Group, provider globale di tecnologia al servizio del settore finanziario, fondata più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro, già azionista di Illimity (si veda altro articolo di BeBeez) e controllante anche di Cerved (si veda altro articolo di BeBeez) e Cedacri (si veda altro articolo di BeBeez) con un impegno di 50 milioni di euro; l’asset manager italiano Anima Holding con 25 milioni, poi di alcune fondazioni toscane come la CR Firenze, i cui organi avrebbero deliberato un intervento da 10 milioni, a cui si uniscono anche la CR Lucca e Fondazione MPS. Si parla poi di alcune fondazioni toscane come la CR Firenze, i cui organi avrebbero deliberato un intervento da 10 milioni, a cui si uniscono anche la CR Lucca e Fondazione MPS. Si fa il nome anche di Hosking Partners e di Denis Dumont, ex socio del Credito Valtellinese di cui Luigi Lovaglio, ceo di MPS, è stato in precedenza ceo. Ma soprattutto si sa che anche AXA, numero uno delle assicurazioni in Francia e partner di MPS dal 2007, si è impegnata per una quota di oltre il 5% (si dice ora 200 milioni) anche sulla base di possibili obiettivi strategici che coinvolgono il nuovo Monte, visto che sarà il secondo azionista dietro il MEF.
All’appello per raggiungere quota 2,5 miliardi, quindi, alla partenza dell’aumento di capitale mancavano circa 400 milioni di euro, che le banche del consorzio di garanzia hanno poi cercato presso investitori istituzionali, fondi pensione e risparmiatori. Fatti i conti, a oggi restano da trovare ancora 175 milioni. La comunicazione sull’esito definitivo dell’aumento di capitale sarà fornita al pubblico da BMPS entro l’apertura di mercato del prossimo venerdì 4 novembre.
La riuscita dell’aumento di capitale è fondamentale per l’attuazione del piano strategico dell’ad Luigi Lovaglio, approvato lo scorso giugno (si veda qui il comunicato stampa di allora e qui la presentazione agli analisti), che ha l’obiettivo di ripulire la banca per il futuro partner privato una volta che il Tesoro sarà uscito di scena. A questo proposito lunedì 31 ottobre il neo-ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla 98esima edizione della Giornata Mondiale del Risparmio organizzata a Roma dall’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio (ACRI), ha detto: “L’attuale Governo lavorerà per gestire in maniera ordinata la dismissione della quota azionaria detenuta dallo Stato, nel rispetto degli impegni presi con la Commissione, lasciando al mercato un soggetto bancario forte e capace di operare in un’economia diversificata e articolata, anche geograficamente, come quella italiana” (si veda qui il testo integrale dell’intervento).
Ricordiamo che nel piano strategico è previsto un utile ante imposte di 705 milioni euro nel 2024, di 909 milioni nel 2026, e un utile netto di circa un miliardo al 2024 (che beneficia del reassessment di DTA) e di 833 milioni al 2026, con ritorno al dividendo a partire dal risultato 2025 (pay-out del 30% in 2025- 2026). Sempre tra gli obiettivi previsti nell’arco del piano, spicca la riduzione dello stock di crediti deteriorati atteso a una soglia di almeno 2,8 miliardi nel 2026, con l’NPE ratio lordo che è visto scendere dal 4,9% del 2021 al 3,9% nel 2024 e al 3,3% nel 2026 e con l’NPE ratio netto che è previsto invece in riduzione dal 2,6% del 2021 all’1,9% nel 2024 e all’1,4% nel 2026, con un livello di coverage rafforzato (dal 48% nel 2021 al 53% nel 2024 e al 59% nel 2026).
In questo MPS si è già data da fare. A inizio agosto ha infatti ceduto crediti deteriorati per un totale di 917,5 milioni di euro in tre diverse operazioni che hanno visto come acquirenti Illimity Bank, che ha comprato inadempienze probabili per 343,6 milioni di euro; Intrum Holding srl (tramite il veicolo di cartolarizzazione Alicudi SPV srl), che ha acquisito sofferenze unsecured per 365,9 milioni; e AMCO che ha comprato sofferenze secured per 208 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Operazione che fa seguito alla maxicessione di crediti deteriorati da 4,1 miliardi di euro avvenuta a fine 2020 nel quadro del progetto Hydra (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo infine che nel piano strategico, sono previste inoltre uscite volontarie “mediante il Fondo di Solidarietà” per circa 4 mila dipendenti, con un risparmio di costi di 270 milioni su base annua dal 2023. Le risorse fresche rivenienti dall’aumento di capitale andranno quindi in parte a finanziare il corposo piano di esuberi che ha un costo complessivo per la banca attorno a un miliardo di euro.