Passano a 36,1 miliardi di euro (di cui il 66% rappresentato da sofferenze, e il 34% da UTP) i crediti deteriorati in gestione alla fine del primo semestre 2023 da parte di AMCO, l’asset management company del MEF. I dati sono in crescita dell’11% dai 32,6 miliardi registrati dodici mesi prima (si veda altro articolo di BeBeez), ma in lieve calo dai 36,4 miliardi di euro di fine 2022 (si veda altro articolo di BeBeez). Peraltro, però, considerando i nuovi apporti al fondo Back2Bonis, specializzato in posizioni UTP corporate immobiliari, nel mese di luglio, il totale degli asset in gestione si riporta pro-forma a 36,4 miliardi.
Lo ha comunicato venerdì 28 luglio la società del Ministero dell’Economia e delle Finanze, guidata dal ceo Andrea Munari (subentrato a Marina Natale lo scorso giugno), in occasione della presentazione dei risultati di bilancio per la prima parte metà dell’anno (si veda qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti).
A proposito degli asset in gestione al fondo Back2Bonis, noto anche come Progetto Cuvée, lanciato nel 2019 e gestito da Prelios sgr in partnership appunto con AMCO, che agisce in qualità di master e special servicer, qesti a fine giugno erano saliti a quasi 2,3 miliardi, ma poi appunto questa cifra è salita a 2,5 miliardi, a seguito dell’apporto di ulteriori 295 milioni di euro di crediti da parte di Unicredit Leasing e di BPER Banca (si veda altro articolo di BeBeez).
A proposito di gestione di posizioni UTP corporate, ricordiamo che negli ultimi mesi AMCO ne ha gestite con successo tre. Si tratta della ristrutturazione di 42 milioni di euro di debito sulla base di un nuovo piano di rilancio del centro commerciale Vulcano Buono, per il quale si sono estesi i termini del rimborso del debito e sono stati approvati gli investimenti di ammodernamento della struttura, insieme agli altri creditori, per garantire al territorio di Nola (Napoli) un importante complesso polifunzionale (si veda altro articolo di BeBeez). Tra le altre operazioni del primo semestre AMCO segnala anche la definizione di una soluzione stragiudiziale per ristrutturare 28 milioni di euro di debito e accelerare la trasformazione dell’area industriale di Bagnoli (Napoli), ex Italsider, in un parco urbano; e poi la ristrutturazione di 13 milioni di euro di debito di Maritalia (Foggia), a seguito dell’ingresso del nuovo azionista, tramite il rifinanziamento e la concessione di nuova finanza per la riqualificazione della struttura ricettiva, divenendo AMCO l’unico finanziatore.
La società ha quindi spiegato in una nota come nel periodo, a livello di mix operativo, il 70% dei volumi sia stato gestito in-house e il 30% in outsourcing, mentre la variazione degli asset in gestione riflette la naturale dinamica del portafoglio oltre agli accordi firmati a seguito di processi competitivi, per complessivi 800 milioni di euro di crediti.
In crescita a doppia cifra nei primi sei mesi anche gli incassi a 760 milioni (+14%) contro i 667 milioni del 2022, che hanno contribuito alla chiusura del bilancio con un utile netto di 22,1 milioni (+131% rispetto ai 9,6 milioni dell’anno prima) per la crescita del business, al netto degli accantonamenti per l’allungamento dei tempi di recupero attesi di una specifica posizione relativa a un progetto pluriennale. L’ebitda si è attestato a 164,6 milioni (+82% da 90,6 milioni) e i ricavi a 245 milioni (da 150,2 milioni), con un peso di quelli provenienti da investimenti pari al 92% del totale. I restanti ricavi sono stati invece originati dall’attività di servicing, delle quali le commissioni sono leggermente calate per effetto della naturale dinamica dei portafogli off-balance delle ex-Banche Venete, solo parzialmente compensata dalle commissioni relative al fondo Cuvée.
Gli interessi da clientela hanno raggiunto i 173,6 milioni (+72,5% dall’anno prima), grazie principalmente al contributo dei nuovi portafogli acquisiti. Confermata la solidità patrimoniale, con CET1 al 33,9%, mentre il rapporto debito netto (Pfn)/Equity è a un livello di 1,3 volte. La posizione finanziaria netta è risultata negativa per 3,18 miliardi, in miglioramento dai negativi 3,37 milioni di fine 2022, grazie alla cassa generata dal business e dopo il pagamento dei nuovi portafogli acquisiti nel periodo.
Per quanto riguarda invece i costi totali, alla fine del semestre sono saliti a 80,4 milioni (+34,9%), con costi operativi netti pari a 56,2 milioni (+ 40,1%) per effetto dell’incremento delle spese legali e di recupero, per costi IT, per dinamiche inflazionistiche e per maggiori outsourcing fees legate ai recuperi sul portafoglio affidato in gestione a servicer esterni.
Tra i fatti rilievo del semestre, si ricorda che lo scorso gennaio AMCO ha collocato con successo un’obbligazione senior unsecured di 500 milioni a 4 anni con scadenza 6 febbraio 2027. La nuova emissione è stata annunciata contestualmente a un’operazione di liability management sulle obbligazioni con scadenza lo scorso 17 luglio, che si è conclusa con successo il 6 febbraio con il riacquisto di 400 milioni, ovvero il valore massimo di accettazione. Nello stesso mese corrente di luglio, parte della liquidità disponibile è stata impiegata per il rimborso dei residui 850 milioni del bond in scadenza, diminuendo così le obbligazioni presenti sul mercato di pari ammontare.
Ricordiamo che lo scorso dicembre AMCO aveva approvato il nuovo piano strategico al 2025 denominato “made in AMCO”, che prevede, tra l’altro, acquisti di nuovi portafogli per 7,5 miliardi di euro, bilanciati tra Npl e Utp, oltre al lancio di nuovi progetti con partner strategici per rispondere ai nuovi scenari di mercato (si veda altro articolo di BeBeez).
Come detto, dallo scorso giugno AMCO è guidato da Munari (si veda altro articolo di BeBeez), arrivato da BNL BNP Paribas, di cui ne era stato presidente dall’aprile 2021 dopo essere entrato nella banca francese nel 2015. La scelta del Tesoro è stata fatta in totale di discontinuità per tutto il vertice della partecipata, da cui è uscito infatti anche il presidente Stefano Cappiello, sostituito da un altro dirigente di via XX Settembre, Giuseppe Maresca (già consigliere di SACE e Fintecna), che nel nuovo board è stato affiancato dai consiglieri Silvia Tossini, Antonella Centra e Ezio Simonelli (quest’ultimo noto commercialista milanese vicino a Fininvest).