Il mercato italiano degli Npl non attira più gli investitori internazionali. Lo hanno detto ieri gli esperti interpellati nel focus dedicato all’Italia, moderato da Stefano Sennhauser, partner di Allen&Overy, nell’ambito del Global Npl 2020 organizzato in versione online da SmithNovak e di cui BeBeez è stato media partner (si veda altro articolo di BeBeez).
Massimo Prestipino, Head of non core special credit di Unicredit, ha sottolineato che gli investitori internazionali hanno adottato un approccio di tipo “wait and see” nei confronti del nostro paese, che li porta non effettuare deal o comunque a stare a guardare senza prendere grossi impegni. “La liquidità è abbondante, ma pesa l’incertezza”, ha spiegato Prestipino. Gli ha fatto eco Andrea Clamer, Head of Npl Investments & Servicing di Illimity: “Vedo una minore competizione sul mercato degli Npl, con gli investitori internazionali spariti, mentre quelli locali costituiscono la maggior parte di quelli attivi”. Ma, ha sottolineato ancora Prestipino, ora gli italiani sono più selettivi e prezzi e valutazioni sono stati aggiustati di conseguenza.
Certo, il mercato è diventato più dinamico dopo l’estate. Marco Giaccone, Head of Portfolio Analysis and Monitoring di Amco, ha ricordato: “Abbiamo visto una riduzione delle transazioni a febbraio-marzo e una ripresa successiva, sopratutto a giugno e luglio. Le nostra aspettative per fine anno sono migliori rispetto a quelle che avevamo in primavera”.
Detto questo, ha continuato Prestipino, da un lato “l’esaurimento delle misure del governo a sostegno di aziende e famiglie, la nuova definizione di default prevista dal Codice della crisi, l’applicazione del calendar provisioning e l’effetto propagazione dei default porteranno a un aumento degli Npl”, ma dall’altro, “se la situazione non migliorerà nel breve periodo, vedremo ancora una fuga degli investitori esteri dal mercato italiano degli Npl, in quanto a loro serve un certo grado di certezza nelle transazioni”. In questo scenario, le banche dovranno essere pronte a valutare diverse alternative per gestire gli Npl: gestione interna, uso di piattaforme esterne e così via.
Difficile, infatti, fronteggiare altrimenti la mole di crediti deteriorati che si accumulerà sui libri degli istituti di credito. I numeri del mercato sono stati riassunti da Simone Caraffini, ceo of SiCollection, che ha ricordato quelli diffusi nell’ultimo mese da EBA, Debtwire, PwC e Banca Ifis. Ricordiamo che BeBeez aveva calcolato che in Italia da inizio anno a fine luglio erano state annunciate 42 transazioni su crediti deteriorati per 20,4 miliardi di euro lordi, dopo un 2019 in cui erano stati annunciati 82 deal per 52 miliardi di euro (si veda qui il Report Npl dei primi 7 mesi 202o, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium, vedi qui come abbonarti). Tra agosto e settembre sono poi state chiuse soltanto altre due transazioni. Quella di CreVal da 372 milioni di euro a MBCredit Solutions e AMCO (si veda altro articolo di BeBeez) e quella di Illimity da 266 milioni a Banca Ifis (si veda altro articolo di BeBeez).
Sono però in dirittura di arrivo il mega-deal che vedrà il passaggio di 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi da Mps ad AMCO (si veda altro articolo di BeBeez), oltre a una serie di altre operazioni di un certo rilievo, come l’attesa nuova cartolarizzazione con GACS da 2 miliardi del gruppo Iccrea (si veda altro articolo di BeBeez), l’attesa cessione di un portafoglio di Npl corporate pmi da parte di UBI Banca sino a un miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez), l’attesa cartolarizzazione con Gacs da 2 miliardi di euro di Npl leasing di Unicredit (si veda qui altro articolo di BeBeez) e la cessione in arrivo di un miliardo di euro di Utp da parte di Banco Bpm (si veda altro articolo di BeBeez).
A proposito di Utp, “la seconda ondata del coronavirus che stiamo vivendo in Europa sarà un game changer”, ha detto sempre ieri Marco Pezzetta, managing partner e chartered accountant dello Studio Molaro Pezzetta Romanelli Del Fabbro, che ha auspicato in particolare un approccio single name per gli Utp.
E Mirko Briozzo, Deputy General Manager di Credito Fondiario, ha evidenziato che gli Utp sono tornati un tema caldo per i servicer. Questi ultimi devono capire chi è la società, in che mercato opera e come renderla ancora competitiva: “Oltre che fornirle nuova finanza: direttamente o tramite un partner finanziatore”. In quest’ottica, Briozzo si aspetta una “maggiore specializzazione dei servicer”. Un tema caro anche a Clamer, che ha concluso: “Prima i servicer dovevano essere grandi per godere delle economie di scala. Oggi il vantaggio competitivo risiede nella specializzazione, sia nel mercato primario sia in quello secondario”.