di Giuliano Castagneto e Valentina Magri
Nel 2021 Banca Ifis ha visto una performance senza precedenti dell’attività sugli Npl. Infatti i conti per l’anno appena trascorso, presentati ieri (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti) evidenziano un balzo del 180,3% dell’utile netto dell’area, a 50,2 milioni di euro, rispetto ai 17,9 milioni a fine 2020. Questo grazie alla ripresa di tutte le attività di business. Il margine di intermediazione del settore è ammontato a 257,6 milioni di euro (+58,1%) rispetto ai 162,9 milioni di euro del 31 dicembre 2020, grazie soprattutto a un andamento molto positivo dei recuperi di cassa sui portafogli di Npl acquistati, che hanno raggiunto il massimo storico a 345 milioni di euro (+33% rispet
to ai 259 milioni di euro del 2020). Il risultato netto della gestione finanziaria del business Npl si attesta pertanto a 239,6 milioni di euro, in aumento del 47,0% rispetto ai 162,9 milioni di euro del 31 dicembre 2020. Un risultato dovuto al miglioramento della situazione economico-sanitaria rispetto al 2020, quando la pandemia portò alla chiusura dei tribunali e al conseguente stallo delle attività di recupero giudiziale e di recupero mobiliare presso terzi. In ottica prudenziale, nel 2021 Banca Ifis ha effettuato rettifiche su crediti per 18 milioni di euro sul portafoglio Npl per gli effetti di lungo termine legati al Covid-19, per 12,5 milioni di euro su crediti commerciali a fronte del rischio di concentrazione e per 12 milioni di euro su posizioni molto datate.
Quanto agli acquisti di npl, nel 2021 la banca ha superato gli obiettivi del piano industriale 2020-22, che prevedevano per lo stesso anno, secondo quanto risulta a BeBeez, un totale di 2,6 miliardi di euro acquisendone invece oltre 3,7 miliardi, cifra che ha portato il totale del periodo 2019 – 21 a 8,9 miliardi, confermandosi market leader sulle piccole esposizioni non garantite, con una quota di mercato del 46%.
La performance dell’area npl ha messo le ali ai risultati del gruppo, a partire dal margine d’intermediazione in crescita del 28,8% a 602,5 milioni di euro (anche questo un massimo storico), a fronte di costi operativi per 375,5 milioni (+21,9%) per un cost/income ratio del 62% . Di conseguenza l’utile netto è balzato del 46% a 100,6 milioni, livello superiore alla guidance che la banca aveva già rivisto al rialzo lo scorso novembre e stimato tra i 90 e i 100 milioni di euro.
Ovviamente al risultato hanno contribuito anche i maggiori ricavi del settore commercial e corporate banking, 283,2 milioni di euro (+60,5 milioni di euro rispetto al 2020), che hanno spinto l’utile di quest’area a 57,8 milioni di euro, in aumento del 154,5% rispetto allo scorso esercizio. Tale variazione è determinata dalla crescita del margine di intermediazione per 60,5 milioni di euro, a fronte di rettifiche di valore per rischio di credito pari a 45,0 milioni di euro e includono, come in precedenza accennato, rettifiche addizionali per 12,5 milioni di euro nel corporate banking e 12 milioni di euro di rettifiche su esposizioni verso l’amministrazione pubblica. Invariato il contributo dell’area factoring (144,5 milioni); in aumento del 13,3% quello del leasing (55,7 milioni) e dell’area corporate banking e lending (83 milioni).
Migliorata anche la solidità patrimoniale, con un CET1 in crescita al 15,4%, ben superiore al requisito SREP del 12,5%. L’incremento significativo dei fondi propri rispetto al 31 dicembre 2020 è dovuto principalmente al trasferimento della sede legale della controllante La Scogliera (che fa capo alla famiglia Fürstenberg) il 27 dicembre scorso nel Cantone di Vaud, a Losanna, per motivazioni personali del presidente. L’efficacia della delibera dell’assemblea straordinaria della controllante di trasferimento della sede legale, dal 27 dicembre 2021, ha infatti consentito l’eliminazione de La Scogliera dal consolidamento regolamentare della Banca (si veda qui pag. 1 del comunicato stampa), con conseguente pieno apprezzamento delle consistenze patrimoniali del Gruppo. Cio ha consentito al cda, visti oltretutto i risultati, di proporre all’assemblea degli azionisti un dividendo di euro 0,95 per azione, corrispondente a un payout ratio del 50,5%, il doppio rispetto alla cedola distribuita nel 2021 a valere sull’esercizio 2020 (0,47 euro per azione).
Ieri Banca Ifis ha anche presentato il piano industriale 2022 – 2024, anno nel quale Banca Ifis punta a ricavi per 689 milioni (per un tasso di crescita medio annuo del 5% rispetto al 2021), a fronte di costi operativi di 372 milioni (Cagr del 2%), per un cost/income in calo al 56% dal 62%, e un utile di 164 milioni. Tra l’altro, un piano industriale che sarà all’insegna del DOES, acronimo di Digital, Open, Efficient e Sustainable, i nuovi pilastri della strategie della banca veneta, ma che comunica anche il concetto di delivery, cioè di capacità di raggiungere gli obiettivi annunciati si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti).
Sul fronte Npl, Banca Ifis prospetta un calo degli acquisti nel triennio 2022-2024 (che si attesteranno a circa 2,5 miliardi l’anno) rispetto agli anni precedenti, anche per l’aumento dei prezzi. Gli acquisti sul mercato secondario di crediti sia a retail che ad aziende saranno di circa 3,2 miliardi di euro, in linea con livelli del 2019-2021.
Sul fronte della digitalizzazione, la banca intende investire 76 milioni nei prossimi 3 anni in tecnologia digitale e un team dedicato per accelerare l’innovazione. Nel segmento corporate e commercial banking questi investimenti porteranno, entro il 2024, al raddoppio dell’acquisizione dei clienti attraverso canali digitali (oltre il 40% rispetto il 25% di oggi), ad avere oltre il 90% delle erogazioni completate in meno di 3 giorni e alla riduzione del tempo medio di risposta: entro le 24 ore rispetto ai circa 12 giorni attuali, garantendo una relazione con il cliente full digital. Nel settore Npl, sarà attuata una strategia di contatto multicanale, l’uso della robotica e di moderni strumenti di analytics per accelerare i processi di recupero con l’obiettivo di ridurre del 30% i tempi di onboarding dei portafogli Npl di nuova acquisizione e gestire in modo digitale e centralizzato più del 20% dei volumi.
Per quanto riguarda l’open banking, Banca Ifis punta ad aprirsi a nuove collaborazioni strategiche con attori specializzati per ridurre la complessità e contenere i costi fissi. Nel 2022, Banca Ifis ha stretto accordi con Banca Generali per la distribuzione dei prodotti bancari a portafoglio della banca come i prestiti alle pmi. Nell’arco del triennio, l’obiettivo è di ampliare gli accordi esistenti verso nuove soluzioni e altri segmenti di clienti (es. leasing digitale e noleggio a privati) avviando al contempo nuove partnership con altri operatori industriali e bancari.
Sul fronte degli Npl, la strategia porterà a valutare accordi di forward flow per migliorare la stabilità degli acquisti di Npl, la condivisione dell’investimento con co-investitori per mitigare l’impatto del calendar provisioning, ma anche partnership con servicer specializzati in segmenti non-core (es. big ticket) per ottimizzare il recupero e contenere i costi fissi. Nell’arco della durata del piano industriale, si stima che gli Npl acquistati e soggetti a calendar provisioning saranno circa il 15%. L’impatto del calendar provisioning sarà gestito grazie al co-investimento con attori che hanno obiettivi comuni a quelli di Banca Ifis, all’uso di veicoli per le transazioni sugli Npl e all’implementazione di efficienti strategie di recovery.
In proposito, Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis, ha chiarito: “Abbiamo deciso di non dividere la banca commerciale dalla gestione degli Npl (come fece l’estate scorsa Credito Fondiario, ndr), che avrebbe enormi costi per entrambi i business. Abbiamo progettato altre soluzioni come l’utilizzo di veicoli, il deconsolidamento e il coinvolgimento di coinvestitori terzi”.
Sul piano dell’efficienza, l’ottimizzazione delle spese amministrative sarà realizzata con la nuova funzione centralizzata di procurement, la rinegoziazione dei contratti, le sinergie tra le società acquisite (Farbanca, ex Aigis Banca) e una maggior efficacia nel recupero dei Npl attraverso canali low cost oltre ad azioni legali più selettive. La digitalizzazione, l’automazione e la ridefinizione dei processi consentirà di investire in percorsi di formazione dei dipendenti che si occuperanno di attività a più alto valore aggiunto. Nell’arco del triennio è previsto un piano assunzioni di 200 risorse, di cui 150 giovani.
Infine, il pilastro della sostenibilità sarà integrato nel piano industriale. Sostenibilità declinata su: ambiente (adesione alla net-zero banking alliance e sostegno alla transizione energetica nelle pmi con il progetto Change Pmi), sociale (con il lancio del Social Impact Lab), governance (istituzione di un comitato sostenibilità interno) e persone (i dipendenti hanno un’età media inferiore ai 40 anni e sono al 54% donne).
Ernesto Fürstenberg Fassio, vicepresidente di Banca Ifis, ha commentato: “Il piano declina una visione di lungo periodo che è propria anche dell’azionista di controllo: si persegue il rafforzamento della posizione di leadership nei settori core di operatività e l’obiettivo è avere una Banca ancora più innovativa, digitale, tecnologica, efficiente nell’industrializzazione dei processi, basata sulle competenze delle persone e sostenibile. Nel prossimo triennio, guideremo la trasformazione della banca puntando su tali obiettivi nel segno della sostenibilità, con l’obiettivo di generare un impatto positivo e tangibile per tutti gli stakeholder. Il neocostituito Social Impact Lab sarà focalizzato sulla promozione di una società più inclusiva. Continueremo a investire sulle nostre persone anche con programmi di formazione e piani di welfare dedicati, oltre a modalità di lavoro che favoriscano il work-life balance”.
Ha aggiunto Geertman: “Il nuovo piano industriale punta a consolidare la leadership di Banca Ifis nei business a più alta opportunità di crescita e redditività: Commercial and Corporate Banking per le pmi e Npl, dove la banca è leader assoluta nel segmento small-ticket unsecured. Nel corso del prossimo triennio diventeremo una banca sempre più digitale, efficiente, aperta a nuove partnership, orientata alla crescita sostenibile.”
Interpellato su possibili future acquisizioni, il ceo ha precisato: “Banca Ifis è aperta a questo tipo di operazioni nel suo core business o vicino a esso, ma devono esserci sinergie e rispetto del capitale. Preferirei però aver portato a termine buona parte del piano industriale per il primo anno o anno e mezzo, prima di introdurre disruption e complicazioni con operazioni straordinarie. In ogni caso, qualora si presenteranno opportunità, le valuteremo. Non ce la sentiamo di escludere categoricamente m&a per quest’anno”. Lato partnership, “in passato avevamo esplorato partnership sulla cessione del quinto (si veda altro articolo di BeBeez, ndr), ma abbiamo deciso di riprendere in mano la società del gruppo che se ne occupa, Capitalfin, per ricostruirne la rete distributiva e per questo abbiamo nominato un nuovo ceo, per cui faremo tutto internamente”.
Infine, Geertman non è preoccupato dall’aumento delle challenger bank che si rivolgono alle pmi. “Non avvertiamo ancora un grande impatto delle fintech, mentre le banche universali non sono così focalizzate sulle pmi come Banca Ifis. Ciononostante, prendiamo molto sul serio le challenger bank e le osserviamo, anche perché possono essere finte di ispirazione. Oggi non li percepiamo come concorrenti rilevanti, ma col passare del tempo lo diventeranno. La concorrenza tra banche sul segmento pmi attualmente è di medio livello. Siamo fiduciosi che potremo prendere delle quote di mercato dalle banche universali, così come altri operatori”.
I risultati ottenuti, il piano industriale, e l’ottenimento di un rating investment grade di Baa3 da parte di Moody’s (si veda qui il report dell’agenzia di rating) grazie alla redditività e alla solida posizione di capitale e di liquidità il rating di Baa3 (investment grade) hanno consentito a Banca Ifis di archiviare una seduta memorabile in Borsa, con il titolo che ha chiuso in rialzo del 6,88%, a 20,52 euro per azione.