Si chiama N3A, si legge Nea, ed è il software fatto di reti neurali, big data e intelligenza artificiale che hanno sviluppato i tecnici di Credito Fondiario, guidati da Matteo Coppola, per poter affrontare con una marcia in più il mercato dei crediti deteriorati. Nea sa infatti processare dati a una velocità enorme e fornire mille valutazioni in meno di 5 minuti, lavorando su un datawarehouse che gestisce l’archivio storico di 45 miliardi di euro di crediti dubbi o in sofferenza, corrispondenti a milioni di posizioni, oltre a fonti dati esterne continuamente aggiornate.
La sfida tra i servicer, insomma, passa sempre più dal fintech, che trasforma il servicer in Credit Manager 4.0. Lo ha spiegato a MF Milano Finanza in edicola da sabato 29 settembre Iacopo De Francisco, direttore generale di Credito Fondiario, il servicer controllato al 60% da Tages Capital e al 40% dal colosso degli hedge fund Usa Elliott.
“Siamo un investitore e un servicer: riteniamo che un buon servicer debba allineare i propri interessi a quelli dei suoi clienti, per questo investiamo anche nei crediti che gestiamo per conto terzi una quota del nostro bilancio. Come investitori, poi, facciamo investimenti in portafogli deteriorati, direttamente.”, ha detto ancora De Francisco, sottolineando che “a oggi gestiamo circa 45 miliardi di euro di crediti deteriorati, di cui 8 miliardi come special servicer. Di questi, circa la metà sono di nostra proprietà e circa un miliardo sono cosiddetti unlikely to pay”.
Su quest’ultimo fronte Credito Fondiario è parecchio attivo, anche se comunica poco. “Abbiamo investito parecchio in questi ultimi 18 mesi, non solo per acquistare crediti dubbi, ma anche per iniettare nuova finanza nelle aziende in crisi per finanziarne il rilancio e quindi il recupero del credito. Per gestire e investire in UTP ci siamo dotati di team e sistemi dedicati. L’ultima operazione che abbiamo chiuso, per esempio, è quella su Manuli Stretch, insieme a Oxy Capital (si veda altro articolo di BeBeez).
E in queste operazioni e ancor più in quelle di investimento in Npl, Nea è un vantaggio competitivo. “Grazie a Nea siamo in grado di calcolare quanto potremo incassare dalla garanzia del credito, in quanto tempo e quanto ci costerà tutto il processo di recupero. A quel punto, applicando un tasso di sconto, possiamo attualizzare il valore del credito in questione con un margine di errore molto piccolo, che lascia davvero poco spazio alla discrezionalità e quindi permette ai venditori di proporre portafogli molto facili da leggere per i potenziali investitori, i quali a loro volta possono prezzare il rischio in maniera puntuale”.
Già, ma un conto è prezzare portafogli Npl in ottica liquidatoria e un conto è invece immaginare soluzioni di recupero legate a ristrutturazioni aziendali o a cambio di destinazione d’uso di immobili e loro ristrutturazione.
“In questi casi il fintech non basta. Bisogna dare dei veri business plan e ragionare a tutto tondo, soprattutto bisogna trovare chi possa mettere nuovi capitali per il rilancio. Il fatto che noi siamo banca ci facilita in questa tipologia di operazioni. Tuttavia il fintech è di estremo aiuto in una prima fase anche per la valutazione degli Utp, perché ci dice qual è il punto di partenza, cioè il valore della garanzia sottostante il credito che si va a comprare o finanziare”.
Credito Fondiario crede così tanto nell’aiuto del fintech che ogni anno dedica allo sviluppo IT circa il 15% dei suoi costi. De Francisco ha concluso: “Nea ormai è il nostro compagno di viaggio fisso. Da inizio anno è intervenuto in qualunque operazione che ci ha visto coinvolti”. Che vanno per esempio dall’acquisto della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati di Carige più un portafoglio di Npl da 1,2 miliardi alla gestione come special servicer di una quota dei crediti cartolarizzati nella mega-operazione di Montepaschi da 24,1 miliardi, di cui è peraltro master servicer. E sempre utilizzando Nea oggi la banca sta valutando i crediti deteriorati del gruppo Banco Bpm. Credito Fondiario è infatti in corsa insieme a doBank e Prelios nell’asta per almeno 3,5 miliardi di euro di crediti deteriorati della banca a cui potrebbe essere associata tutta o parte della piattaforma di gestione (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta che Credito Fondiario metterà sul piatto per questa combattuta partita, insomma, sarà anche frutto dell’intelligenza artificiale.