AMCO ha annunciato ieri sera di aver prezzato una nuova emissione obbligazionaria senior unsecured per un importo nominale di 750 milioni di euro a scadenza 20 aprile 2028 con cedola dello 0,75%. Il titolo è stato collocato sotto la pari al prezzo di 99,303.
La domanda per il bond emesso dalla società di gestione specializzata in crediti deteriorati, controllata dal Ministero del Tesoro, è arrivata da circa 100 investitori istituzionali, di cui il 49% asset manager, per un totale di circa 2 miliardi di euro, cioé poco meno di tre volte l’ammontare finale dell’emissione. L’interesse per l’emissione è dimostrato anche dallo spread sul BTP di pari scadenza, 45 punti base, in linea con le altre obbligazioni di AMCO quotate sul mercato.
Questo ha consentito di spuntare un costo del funding molto inferiore rispetto all’operazione del luglio 2020 da 2 miliardi ripartiti in due tranche, di cui una a tre anni da 1,25 miliardi e un’altra a 7 anni da 750 milioni. Sulla prima la cedola era dell‘1,5%, sulla seconda del 2,25%. (si veda altro articolo di BeBeez).
La nuova obbligazione è stata emessa all’interno dell’Euro Medium Term Note Programme di AMCO e ha l’obiettivo di diversificare la raccolta. I titoli saranno quotati al mercato regolamentato di Lussemburgo. L’emissione, dedicata a investitori istituzionali, ha un rating di BBB (Standard & Poor’s) e BBB- (Fitch).
Banca Akros, Citi, JP Morgan, UBS Investment Bank e UniCredit hanno agito come Joint Bookrunners. CRCCD e Clifford Chance hanno agito in qualità di advisor legali, rispettivamente per AMCO e per le banche.
La società guidata da Marina Natale oggi si presenta sui mercati forte anche di risultati di tutto rispetto, tra cui spicca un utile netto consolidato di 76 milioni di euro in aumento dell’80% sul 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). AMCO ha chiuso il 2020 con asset deteriorati in gestione in crescita del 46%, a quota 34 miliardi di euro, suddivisi a metà tra posizioni secured e unsecured, di cui circa 14 miliardi (42%) di Utp e scaduti e circa 20 miliardi (58%) di Npl e di cui circa 26 miliardi (77%) sono posizioni corporate. Il 2019, invece, si era chiuso con 23,8 miliardi di asset in gestione.