La fintech italiana Credimi ha varato una nuova cartolarizzazione da 50 milioni di euro di prestiti alle pmi, strutturata come sempre dalla spv Lumen (si veda qui il comunicato stampa). L’emissione di asset backed securities partly-paid sarà interamente sottoscritta da Banco Desio, così come la banca aveva già fatto lo scorso giugno 2020, quando Credimi aveva lanciato l’iniziativa #OpenBankingAlliance. Anche allora Banco Desio si era infatti impegnata a investire sino a 50 milioni di euro in finanziamenti alle pmi tramite la piattaforma (si veda altro articolo di BeBeez).
Questo nuovo impegno di Banco Desio servirà a finanziare le pmi nelle regioni in cui è presente l’istituto: Lombardia, Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria e, Veneto. I prestiti saranno a cinque anni e coperti al 90% dal Fondo di Garanzia di Mcc. E’ previsto un primo anno di preammortamento con rimborso a partire dal 2022. I prestiti sono disponibili per piccole e medie imprese con almeno 50 mila euro di fatturato che siano società di capitali (spa, srl) con almeno due bilanci depositati, società di persone (sas e snc) o ditte individuali con almeno due dichiarazioni fiscali. La procedura è completamente digitale, e la risposta arriva in 3 giorni.
Ignazio Rocco, fondatore e ceo di Credimi, ha commentato: “Questa operazione allarga il campo di azione rispetto a quella precedente: oggi non solo anche le ditte individuali, oltre alle società di capitali e di persone, potranno richiedere un finanziamento, ma in particolare si potrà fornire un ulteriore supporto alle società femminili e giovanili.”
Credimi, grazie a questa cartolarizzazione, porta il totale della raccolta negli ultimi 12 mesi a 670 milioni di euro. La fintech dal debutto operativo, nel 2016, ha erogato oltre 1,6 miliardi di euro alle pmi italiane. Ciò ne ha fatto il maggiore digital lender europeo secondoP2P Market Data, oltre che il maggiore italiano (si veda qui il Report Piattaforme Fintech 2020 di BeBeez, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium).
Tra le ultime operazioni, ricordiamo che lo scorso aprile Credimi ha strutturato una cartolarizzazione da 200 milioni di euro di crediti alle pmi, ribattezzata operazione Perseveranza. Hanno preso parte alla cartolarizzazione in veste di senior noteholder Banco BPM e Intesa Sanpaolo, che con la divisione IMI corporate & investment banking ha condiviso con Banca Akros il ruolo di arranger, BNP Paribas Securities Services in qualità di account bank e paying agent, Banca Finint quale servicer, corporate servicer, calculation agent e rappresentante degli obbligazionisti (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scroso marzo, invece, è stata annunciata una cartolarizzazione di prestiti per un totale di 170 milioni di euro, sottoscritta da Deutsche Bank (per 150 milioni) e da Banca Sella (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione, per la parte relativa a Deutsche Bank, era nota da inizio gennaio (si veda altro articolo di BeBeez), quando si era anche detto che, contestualmente alla sottoscrizione delle note asset-backed, Deutsche Bank aveva anche sottoscritto un pacchetto di warrant, che, una volta esercitati, porteranno la banca a detenere il 2% del capitale di Credimi.
Fondata nel 2017 da Ignazio Rocco di Torrepadula, ex senior partner di BCG, insieme a un team di giovani con esperienza tecnologica e finanziaria, Credimi ha sinora raccolto oltre 18 milioni di euro di capitali dagli investitori, in due diversi round: il primo da 8 milioni, in due tranche successive chiuse a febbraio 2016, raccolto presso noti imprenditori e professionisti della finanza (si veda altro articolo di BeBeez) e l’altro da 10 milioni di euro nel settembre 2018, guidato da UV2 (United Ventures sgr) e Vertis Venture 2 Scaleup (Vertis sgr) (si veda altro articolo di BeBeez). Il 95% dei suoi clienti ha un fatturato inferiore a 10 milioni di euro. Per loro lo scorso aprile la fintech ha lanciato Credimi Commerce, il prestito nato per spingere la digitalizzazione delle pmi italiane (si veda altro articolo di BeBeez). Credimi conta 80 dipendenti ed è regolata come una banca: l’unica differenza è che ha la licenza da intermediario e non raccoglie risorse a titolo di deposito.