Ci sono di nuovo Banca Finint e Frigiolini & Partners Merchant in cima alla classifica annuale degli arranger di minibond stilata dalla School of Management del Politecnico di Milano.
Con ben 202 milioni di euro di valore di operazioni strutturate nel corso del 2017, infatti, Banca Finint è prima nella classifica per volumi, mentre è seconda in quella per numero di operazioni con 19 deal, dopo i 31 deal strutturati da F&P Merchant.
Lo si legge nel Quarto Osservatorio Minibond presentato ieri a Milano dal direttore scientifico dell’Osservatorio, Giancarlo Giudici. La classifica in questione riguarda le 147 emissioni del 2017 di importo uguale o inferiore ai 50 milioni su un totale di 170 emissioni mappate nell’anno da parte di 137 emittenti, di cui ben 103 si sono affacciate sul mercato per la prima volta.
Il valore nominale cumulato di tutte le emissioni di bond da parte di emittenti italiani non quotati (per emissioni sino a un massimo di 500 milioni, escludendo emittenti finanziari), a partire dall’entrata in vigore delle riforme iniziate con il Decreto Sviluppo del 2012, è stato di 16,922 miliardi di euro a fine 2017. Il contributo di flusso relativo al solo 2017 è stato di 5,532 miliardi mentre quello del 2016 era stato solo di 3,466 miliardi per 110 emissioni (94 sotto i 50 milioni). Se teniamo conto solo delle emissioni effettuate da pmi, il totale scende a 2,923 miliardi (con un contributo nel 2017 di ben 1,433 miliardi, mentre se consideriamo solo le emissioni inferiori o uguali a 50 milioni (fatte da grandi imprese e pmi), il capitale collocato ammonta a 3,195 miliardi (contributo nell’anno 2017 di 1,113 miliardi). Le emissioni caratterizzate da un importo inferiore o uguale a 50 milioni sono la maggioranza (398, pari all’85,2% del campione) mentre le altre emissioni sono 69 (14,8%).
I numeri dell’Osservatorio per il 2017 si differenziano da quelli del Report private debt di BeBeez per il 2017, perché quest’ultimo tiene conto di tutte le emissioni di private debt delle società italiane (o estere, ma controllate o controllanti di società italiane) non quotate e non finanziarie, compresi quindi anche bond di taglia superiore ai 500 milioni. Tuttavia il report di BeBeez non tiene conto delle emissioni di Aedes Siiq (30 milioni) e Mercedes Benz Financial Services Italia (che da sola ha emesso nel 2017 quattro bond per un totale di 650 milioni). Il report di BeBeez ha contato quindi un totale di 7 miliardi di nuove emissioni nel 2017, di cui ben 5,74 miliardi si riferiscono a emissioni di dimensioni superiori ai 100 milioni, per un totale di 16 bond, e quindi per definizione difficilmente riferibili a piccole e medie imprese. Anzi. Tra gli emittenti in questione ci sono Esselunga, Mercury (la holding di Nexi, ex Icbpi), 2iRete Gas, Manutencoop, Ntv, ma anche l’Inter, giusto per elencarne alcune. Se poi si restringe l’ottica di osservazione ai bond di dimensioni sino ai 50 milioni, il totale delle emissioni si porta a 654 milioni, spalmati su 80 bond, con invece 613 milioni di bond di dimensioni intermedie tra i 50 e i 100 milioni, come i due bond del Milan, il bond di Granarolo o le emissioni di società in portafoglio a fondi di private equity come Savio (Alpha Private Equity) e N&W Global vending (Lone Star) o Isoclima (Stirling Square Capital). Le 80 emissioni di minibond sino ai 50 milioni ciascuna, invece, sono proprio l’esempio tipico dei titoli che il governo aveva in mente quando a suo tempo ha varato la normativa sui minibond.
Tornando alla classifica degli arranger dell’Osservatorio del Politecnico, Frigiolini&Partners si è specializzata nel segmento dei cosiddetti minibond short-term, cioè a scadenza brevissima e di importo limitato, spesso nell’ordine 500 mila euro, ma su base reiterata da parte degli stessi emittenti. Per questo il numero delle emissioni curate è stato alto, ma il controvalore complessivo dell’importo dei minibond è stato invece limitato.
Per contro Banca Finint ha strutturato anche operazioni di importo importante, come per esempio, lo scorso dicembre, il primo Elite Basket Bond, una cartolarizzazione di 10 minibond con caratteristiche simili, emessi contemporaneamente da società appartenenti alla community di Elite, per un valore complessivo di 122 milioni di euro.
Al secondo posto nella classifica per controvalore, si trova Banca Mps con 69 milioni di euro, seguita a parimerito con 50 milioni ciascuno (e una sola operazione ciascuno) da Banca Imi, Bnp Paribas e Landesbank Baden Wurttemburg. La classifica per numero di operazioni, invece, vede al terzo posto con 7 deal Banca Sella, mentre gli altri arranger hanno chiuso solo da una a tre operazioni ciascuno.
In tema di emittenti, il merito di credito in media è rimasto stabile dal momento dell’emissione, ma l’Osservatorio del Politencio ha evidenziato che per il 25% circa delle emissioni monitorate si sono registrate richieste di ridiscussione dei covenant finanziari oppure l’entra in procedura concorsuale dell’emittente.
Infine, sul fronte degli investitori che hanno sottoscritto i minibond di taglia inferiore ai 50 milioni, il 2017 ha visto confermato il ruolo importante dei fondi chiusi di private debt (con investimenti pari al 24% del totale rispetto al campione coperto), ma anche il sorpasso da parte degli investitori esteri (con una quota del 25%). In aumento risulta il ruolo delle banche nazionali (17%), mentre si registra l’attivismo delle finanziarie regionali (6%) e l’investimento diretto da parte della Cassa Depositi e Prestiti (5%).
Secondo i dati Aifi-Deloitte diffusi nei giorni scorsi, i fondi di private debt italiani e internazionali hanno investito 640,6 milioni di euro in Italia nel 2017, spalmati su strumenti emessi da 82 imprese, in aumento dai 474,4 milioni investiti nel 2016 (su 53 imprese).
Ancora pochissimi invece sono i fondi Pir ad aver investito in minibond. E questo è stato infatti uno dei temi della tavola rotonda che ha seguito la presentazione dei dati dell’Osservatorio. Il punto qui è la poca liquidità dello strumento, che non lo rende attraente per un fondo aperto, sebbene teoricamente possa investire il 10% del suo patrimonio in asset illiquidi.