E’ partito lo scorso 11 aprile e terminerà l’11 ottobre il collocamento delle azioni di HPE, la prima Sicaf retail classificata come PIR alternativo che si quota a Piazza Affari, con una ipo destinata sia agli investitori professionali sia ai piccoli investitori, per dotarsi delle risorse, sino a 250 milioni di euro, necessarie a investire in economia reale, e quindi a investire da un lato in imprese italiane in ottica di private equity ma dall’altro anche a investire in sistemi urbani, quindi in real estate ma anche in infrastrutture ecosostenibili. Nel processo di approvazione da parte della Consob del prospetto informativo dell’ipo, HOPE è stata assistita dallo studio legale Gitti and Partners (si vedano qui il comunicato stampa dell’advisor, qui il Prospetto informativo e qui la Nota di Sintesi)
Ricordiamo che HOPE, acronimo di Holding Partecipazioni Economiche, è stata fondata da un gruppo di investitori istituzionali (essenzialmente banche), imprenditori e investitori privati, che hanno appoggiato il progetto lanciato dal ceo Claudio Scardovi, sino al febbraio 2021 global co-head for financial services e managing director della società di consulenza strategica e turnaround Alix Partners.
Il progetto, lanciato appunto nel febbraio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), è operativo da inizio dello scorso settembre, dopo che è arrivata l’autorizzazione da Banca d’Italia, previo parere di Consob (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, alla data del Prospetto, il capitale sociale deliberato, sottoscritto e versato di HOPE ammontava a 1,572 milioni di euro nominali (15,7 milioni compreso sovrapprezzo), suddiviso in 1,572 milioni di azioni A sottoscritte dai soci fondatori e in particolare da Unicredit (13,36%), Amundi sgr (10,18%), Banca Generali (6,36%), BNL (3,82%), a cui si affiancano altre banche e intermediari finanziari come Cnp Unicredit Vita, Banco BPM, BPER Banca, Istituto Atesino di Sviluppo e alcuni investitori privati, per esempio Mauro Del Rio, fondatore di Buongiorno! (attraverso la sua holding Capital B!), Stefano Aversa (Global Vice Chairman and Chairman EMEA di AlixPartners), Piero Masera (managing director di Alix Partners)
HOPE ha poi deliberato un aumento di capitale appunto da circa 250 milioni di euro, al servizio del quale saranno emesse 75 mila azioni B, in favore degli amministratori e dei dipendenti della SICAF, e 25 milioni di azioni C, in favore degli Investitori. In entrambi i casi il prezzo di collocamento è di 10 euro per azione e la raccolta minima prevista per le azioni C è di 100 milioni di euro nel corso del periodo di sottoscrizione. Nei mesi scorsi si era parlato invece di un primo obiettivo di raccolta di 500 milioni di euro come primo passo di un funding che nel lungo termine, nell’arco di 10 anni, potrebbe arrivare a 10 miliardi.
Nel Prospetto informativo si ricorda che “nella gestione del proprio patrimonio, la SICAF adotta le seguenti strategie di investimento: a) Competitive Corporates & Innovative Technologies (Imprese competitive), al fine di perseguire varie azioni per supportare le migliori pmi Italiane in modo attivo; e b) Sustainable Cities & Smart / Green Infrastructure (Città sostenibili), al fine di favorire la rigenerazione e lo sviluppo urbano in ottica di sostenibilità totale. La quota di allocazione tra le suddette strategie di investimento viene definita e aggiornata tempo per tempo dal Consiglio di amministrazione della SICAF, anche in funzione delle diverse dinamiche e opportunità di mercato, e viene altresì indicata nei bilanci”.
Quanto alla tipologia di strumenti finanziari in cui la SICAF investirà, direttamente o indirettamente, si tratta di: a) per una quota pari ad almeno il 70% in strumenti finanziari, eventualmente quotati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, emessi da imprese residenti nel territorio italiano ovvero in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo che abbiano una stabile organizzazione in Italia, in ogni caso diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB e FTSE Mid Cap o indici equivalenti, nonché, eventualmente, in prestiti erogati alle predette Imprese Italiane o crediti delle medesime Imprese Italiane purché funzionali o complementari all’acquisto o alla detenzione da parte della SICAF di partecipazioni nelle stesse (c.d. Quota Prevalente);
b) per una quota massima pari al 30% in impieghi di liquidità, beni, diritti, crediti e strumenti diversi da quelli sopra indicati, ivi inclusi gli strumenti, eventualmente quotati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese residenti in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo senza stabile organizzazione in Italia ovvero in Stati terzi, a condizioni che siano Stati che consentano un adeguato scambio di informazioni ai sensi della normativa, anche regolamentare, tempo per tempo vigente (c.d. Quota Residuale)
Il tutto, fermo restando che il patrimonio della SICAF non può essere investito per una quota superiore al 20% del totale in strumenti finanziari di uno stesso emittente o stipulati con la stessa controparte o con altra società appartenente al medesimo gruppo dell’emittente o controparte o in depositi o conti correnti.