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Inizia oggi per terminare il prossimo 29 luglio l’offerta pubblica d’acquisto volontaria parziale di CIR spa su circa 156,9 milioni di azioni proprie per un massimo del 12,282% del capitale in circolazione al prezzo di 0,51 euro per azione, per un esborso massimo di 80 milioni di euro (si veda qui il Documento di offerta).
Le azioni apportate all’offerta, annunciata lo scorso 10 maggio dalla holding della famiglia De Benedetti quotata a Piazza Affari e strutturata con il supporto dell’advisor e global coordinator Unicredit (si veda qui il comunicato stampa), si andranno a sommare alle circa 26,7 milioni di azioni proprie, rappresentanti il 2,091% del capitale sociale, già in portafoglio a CIR e che non sono oggetto dell’opa. In caso di integrale adesione all’offerta, quindi, CIR deterrà circa 183,57 milioni di azioni proprie, corrispondenti al 14,373% del capitale sociale.
CIR è oggi controllata dalla famiglia De Benedetti al 30,759% (45,256% dei diritti di voto) attraverso la F.lli De Benedetti spa , affiancata da Cobas asset Management e Bestinver Gestion, entrambe con circa il 13,2% del capitale (ma rispettivamente il 11,385% e il 9,951% dei diritti di voto).
Nel Documento di offerta si legge che “la società, che dispone di un’elevata liquidità, intende consentire agli azionisti, mediante l’offerta, di beneficiare, a parità di trattamento per tutti, di una temporanea possibilità di liquidare, in tutto o in parte, il proprio investimento a un prezzo certo, che incorporerebbe un premio rispetto alla media dei prezzi del titolo degli ultimi mesi”. Mentre, “per gli azionisti che non intendano aderire all’offerta, l’acquisto di azioni proprie da parte della società determinerà, a parità di utile sociale complessivo e finché le azioni resteranno in proprietà della società, l’aumento dell’utile per szione (earning per share) e del dividendo per szione (dividend per share) (…) e consentirà di mantenere una solida struttura patrimoniale con ampi margini per ulteriori interventi di ottimizzazione del capitale e di crescita”.
Più nel dettaglio, il Documento d’offerta sottolinea che “dal punto di vista della società e degli azionisti che eventualmente non intendessero apportare le loro azioni, l’offerta si configura, secondo una pratica diffusa tra le società holding di partecipazioni, come un modo efficace di impiego di parte della liquidità che non pregiudica in maniera permanente il patrimonio e dunque le risorse a disposizione della società. L’acquisto di azioni proprie rappresenta poi un investimento che potrebbe rivalutarsi e creare maggior valore per la società e i suoi azionisti. Allo stato la società non ha individuato le modalità di utilizzo e/o destinazione delle azioni proprie che verranno eventualmente acquistate nell’ambito dell’offerta. CIR ritiene comunque che la disponibilità di azioni proprie rappresenti un’opportunità sotto diversi profili e consenta diverse modalità di impiego secondo prassi già diffuse nel mercato. Tali azioni potranno quindi essere utilizzate, ad esempio, come mezzo di pagamento e/o scambio in occasione di acquisizioni e/o per lo sviluppo di alleanze coerenti con le linee strategiche del gruppo CIR, ovvero come parte di un’eventuale futura distribuzione di dividendi o riserve, anche in natura”.
Sempre il Documento d’offerta ricorda che “CIR è una Investment Holding Company e intende continuare nella sua attività di investimento e gestione delle partecipazioni. In particolare, l’emittente sosterrà la crescita e lo sviluppo strategico delle partecipazioni già in portafoglio nei diversi settori industriali e nel private equity e continuerà a valutare nuove opportunità di acquisizione secondo le linee guida già individuate. L’obiettivo principale rimane il mantenimento di un portafoglio di investimenti di qualità e bilanciato, che consenta una progressiva crescita di valore, una diversificazione del rischio e un’adeguata remunerazione del capitale”.
Ricordiamo che CIR controlla il gruppo socio-sanitario KOS, partecipato anche da F2i Healthcare. KOS gestisce oggi 90 strutture in Italia, con quasi 8.700 posti letto, e 47 in Germania, con circa 4.000 posti letto. Sono quasi 13.700 i collaboratori, di cui circa 8.900 in Italia (7.400 i dipendenti) e circa 3.800 in Germania. Il gruppo KOS ha chiuso il 2020 con 202 milioni di euro di asset a bilancio (dai 211,2 milioni a fine 2019), valutati 250 milioni a fair value (da 270,5 milioni) (si veda qui altro articolo di BeBeez e qui la presentazione agli analisti dei risultati 2020 di CIR). KOS nel 2020 ha raggiunto i 631,6 milioni di euro di ricavi (da 537,8 milioni nel 2019) con 111,7 milioni di ebitda (da 121,7 milioni) e una perdita netta di 13,3 milioni (da un utile netto di 22 milioni), a fronte di un debito finanziario netto, incluso l’impatto dell’IFRS 16, di 931 milioni (da 1,1 miliardi).
Ricordiamo però che il 10% circa del fatturato 2019 era relativo a Medipass srl, società attiva nel settore delle cure oncologiche e nella diagnostica avanzata per immagini in Italia e nel Regno Unito, ceduta a Dws Alternatives Global Limited nel settembre 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). L’acquisizione era stata condotta sulla base di un enterprise value di 169,2 milioni di euro e di un equity value di circa 103 milioni, al netto dell’esborso sostenuto da KOS per acquisire le attività di Medipass in India. Infatti, prima della cessione, KOS ha riacquistato da Medipass le sue controllate indiane: Clearmedi Healthcare e Clearview Healthcare. Il deal ha consentito a KOS di realizzare una plusvalenza netta di circa 50 milioni e di ridurre l’indebitamento di circa 163 milioni nel 2020.
Tra le ultime operazioni di KOS, ricordiamo che lo scorso maggio ha ceduto a Icade Healthcare Europe due RSA e una casa di cura psichiatrica in un’operazione di sale-and-lease back (si veda altro articolo di BeBeez), mentre nel novembre 2020 ha acquistato due RSA in Liguria ed Emilia Romagna (si veda altro articolo di BeBeez).
CIR controlla inoltre il gruppo Sogefi, che opera nella progettazione e produzione di sistemi di filtrazione, di impianti di aspirazione aria e raffreddamento dei motori, nonché di componenti per sospensioni. Il gruppo fornisce i principali produttori mondiali di automobili e veicoli commerciali, sia per il primo equipaggiamento sia per i ricambi, dove opera anche sul canale aftermarket, e ha 40 impianti di produzione in 23 paesi e 4 continenti. Nel 2020, i ricavi di Sogefi sono scesi a 1,2 miliardi di euro (-17,8% a cambi storici e -14,2% a cambi costanti). L’ebitda rettificato è a sua volta diminuito a 156,9 milioni dai 177,4 milioni del 2019, ma l’ebitda margin è salito al 135 (dal 12,1%). Il gruppo ha registrato comunque una significativa ripresa dei ricavi nel primo trimestre 2021, ammontati a 356,6 milioni (+5% a cambi storici e +9,3% a cambi costanti rispetto al primo trimestre 2020), con l’ebitda pure in crescita a 54,8 milioni (da 38,2 milioni), così come l’ebitda margin (al 15,4% dall’11,1%), il tutto a fronte di un indebitamento finanziario netto ante IFRS 16 di 261,1 milioni (dai 291,3 milioni di fine 2020).
CIR possiede inoltre un portafoglio di investimenti finanziari distribuiti tra asset liquidi e illiquidi. A fine 2020, gli attivi prontamente liquidabili ammontavano a 392,1 milioni, di cui il 12% erano depositi bancari, il 70% fondi obbligazionari, il 15% hedge fund e il 4% fondi azionari. Il gruppo deteneva inoltre un portafoglio di fondi di private equity del valore di 56 milioni e un portafoglio di investimenti non-core di minoranza, tra cui la partecipazione del 5% in GEDI, valutata 19,8 milioni, a seguito della cessione del controllo del gruppo editoriale a Exor dopo l’opa di un anno fa (si veda altro articolo di BeBeez).
Oltre agli attivi di cui sopra, CIR detiene un portafoglio di immobili, di cui una parte strumentale e una parte locata a terzi, con un valore di libro a fine 2020 di 18,7 milioni, sensibilmente inferiore ai valori di perizia.