Ieri il Consiglio di amministrazione di Atlantia ha rispedito al mittente l’offerta preliminare per l’88,06% di Autostrade per l’Italia (Aspi) avanzata lunedì 19 ottobre da Cdp, Macquarie e Blackstone (si veda altro articolo di BeBeez). “Il Consiglio di amministrazione, pur esprimendo apprezzamento per l’elaborazione dell’offerta, ha valutato i termini economici e le relative condizioni allo stato non ancora conformi e idonei ad assicurare l’adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione”, ha spiegato Atlantia in una nota (si veda qui il comunicato stampa). Ciononostante, pur essendo scaduto il periodo di esclusiva, il Cda ha deciso di proseguire la trattativa con Cdp e i sui coinvestitori fino al 27 ottobre 2020, al fine di valutare una nuova offerta vincolante.
Resta quindi per il momento ancora convocata per il prossimo 30 ottobre l’assemblea di Atlantia che all’ordine del giorno ha il voto sullo spinoff di ASPI in vista della quotazione, cioé della strada alternativa alla vendita diretta della quota. E ieri i principali proxy advisor internazionali, Glass Lewis, Institutional Shareholder Services e Pirc e l’italiano Frontis Governance, che supportano gli azionisti istituzionali come asset manager, fondi pensione, fondi comuni e fondazioni nell’analisi e nella gestione del voto nelle assemblee, hanno raccomandato agli azionisti di votare a favore.
Secondo quanto riferisce Reuters, l’offerta di Cdp sarebbe di soli 9,5 miliardi di euro. Non solo. A questa cifra andrebbe poi ancora applicato uno sconto per tenere in considerazione il rischio di futuri risarcimenti dei danni relativi al crollo del ponte Morandi di Genova e di possibili cambiamenti nel sistema delle tariffe. Ricordiamo che invece i fondi attivisti TCI e Spinecap, azionisti di minoranza di Altantia, avevano stimato lo scorso luglio che ASPI possa valere tra gli 11 e i 12 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Una cifra in linea con quella che già circolava prima dell’estate e alla quale si arriva utilizzando il metodo della RAB (Regulatory Asset Base) per il calcolo dei ricavi da pedaggi e che rappresenta il valore del capitale investito iniziale al netto degli ammortamenti cumulati (si veda altro articolo di BeBeez), quindi meno dei 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di Aspi nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale di Autostrade per l’Italia (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017).
Il bilancio 2019 di Aspi si è chiuso ricavi per 4,1 miliardi, un ebitda di 710 milioni (che riflette un accantonamento a fondo oneri da 1,5 miliardi di euro, correlato all’impegno previsto nelle negoziazioni in corso con il governo e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti volto alla chiusura delle contestazioni avanzate per la vicenda del Ponte Morandi) e un debito finanziario netto di 8,4 miliardi.
Atlantia inizialmente aveva concesso a Cdp lo scorso martedì 13 ottobre l’esclusiva a trattare sino al 18 ottobre perché questa, insieme ad altri investitori nazionali e internazionali, presentasse una proposta per un possibile accordo, relativo all’acquisto dell’integrale pacchetto azionario della controllata Aspi (si veda altro articolo di BeBeez).
Cdp lunedì aveva anche reso noto che la struttura dell’operazione consentiva l’ingresso di altri investitori istituzionali, in particolare italiani. Nei mesi scorsi si era ipotizzato nell’operazione un coinvolgimento dei grandi fondi pensione internazionali e dei fondi sovrani esteri, specialmente quelli che hanno sottoscritto il terzo fondo di F2i e cioé GIC, il fondo sovrano di Singapore, e PSP, il fondo pensione dei dipendenti pubblici e delle forze dell’ordine canadesi (si veda altro articolo di BeBeez). Quanto agli investitori italiani, si era parlato in primo luogo delle fondazioni bancarie, visto anche che socie di Cdp sono un gruppo di fondazioni a cui fa capo il 15,93% del capitale della Cassa. Alcune delle fondazioni più grandi, tra cui tra cui Cariplo e Compagnia San Paolo e CRT, ma non Cariverona, avrebbero espresso in passato una generale disponibilità (si veda altro articolo di BeBeez). Fondazioni a parte, interessate ad affiancare Cdp nel capitale di ASPI, si diceva anche attraverso un fondo strutturato ad hoc da F2i sgr (si veda altro articolo di BeBeez), potrebbero essere anche Poste Vita e alcune casse di previdenza, come Cassa Forense (avvocati), Enpam (medici), Inarcassa (architetti) e Cassa Geometri (si veda altro articolo di BeBeez).