Attestor sta lavorando alla cessione di Ferroli, produttore di caldaie e climatizzatori di San Bonifacio, in provincia di Verona. Lo scrive Il Sole 24 Ore, secondo il quale l’asta sarebbe gestita dalla banca d’affari Lazard. In campo sarebbero scesi sia fondi di private equity, che gruppi industriali e multinazionali asiatiche e americane. La valutazione di Ferroli oscillerebbe tra 500 e 550 milioni di euro, sia in virtù dei numeri attesi per quest’anno, sia per i multipli dei peer, che sono in forte crescita grazie al boom della domanda, per effetto degli incentivi nell’ambito della transizione energetica.
Ferroli, nata a metà degli anni Cinquanta, ha conosciuto il suo massimo sviluppo internazionale negli anni 2000, con una forte espansione internazionale e alcune acquisizioni di rilievo come l’olandese AGPO e il Gruppo Lamborghini. Contemporaneamente, il cavaliere del Lavoro Dante Ferroli si era spinto verso il promettente mercato cinese. Il primo impianto nel Paese di Mezzo per la produzione di caldaie di potenza in acciaio risale infatti al 2001.
La società era andata in crisi nel 2015: a inizio giugno di quell’anno aveva infatti depositato la domanda di concordato in bianco presso il Tribunale di Verona (si veda altro articolo di BeBeez) e nell’ottobre 2015 aveva depositato l’accordo di ristrutturazione del debito redatto sulla base dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez). L’azienda però non è mai entrata in concordato: è stata presentata una domanda prenotativa e, all’esito, è stato presentato direttamente l’accordo di ristrutturazione, poi omologato dal tribunale. L’accordo è stato firmato il 22 ottobre 2015 da parte di Attestor, Oxy Capital (che l’ha affiancata nell’origination del deal), Mps, Banco Bpm, Crédit Agricole, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Sparkasse, Unicredit e Amco (si veda altro articolo di BeBeez). Il private equity Attestor e Oxy avevano rilevato parallelamente il 60% dell’azienda per 60 milioni dalla famiglia Ferroli, rimasta azionista con il 40%. Oxy e Attestor hanno utilizzato la tecnica di DIP financing (“debtor in possession”) ormai consolidata negli Usa, che ha consentito il salvataggio di numerose aziende senza coinvolgere le banche nella gestione: tra investitori e banche viene negoziata una waterfall convenzionale, che prevede con quali modalità e in quale misura i proventi derivanti dalla valorizzazione ed eventuale dismissione della società verranno ripartiti fra loro.
Il risanamento di Ferroli era stato affidato al nuovo ceo Riccardo Garrè, arrivato nel 2019. Ferroli oggi conta 12 stabilimenti di produzione in Italia, Germania, Spagna, Cina e Vietnam. Negli ultimi anni un fortissimo impulso è stato dato alle nuove tecnologie per la transizione ecologica. Recentemente l’azienda ha brevettato ima gamma di caldaie 100% alimentate ad idrogeno, rispetto alla nuova generazione di caldaie a condensazione, che sono già “Hydrogen PLUG-IN” per la distribuzione di idrogeno, sfruttando miscele di gas naturale/idrogeno. Ferroli nel 2021 ha conseguito una marginalità attorno ai 40 milioni di euro e un fatturato attorno ai 400 milioni.
Oxy Capital in passato ha coinvestito con Attestor, fondo specializzato in special situation con oltre 4 miliardi di attivi. Le società nell’ottobre 2016 avevano sottoscritto la seconda tranche di un aumento di capitale da 20 milioni di euro annunciato a gennaio di quell’anno (si veda altro articolo di BeBeez) e destinato a Olio Dante. L’operazione si inseriva nell’ambito di una ristrutturazione di 60 milioni di euro di debito dell’azienda, marchio storico dell’agro-alimentare italiano, che sino a quel momento faceva capo alla famiglia Mataluni e all’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare).
Oxy Capital, fondata nel 2015 da Stefano Visalli ed Enrico Luciano, professionisti con decenni di esperienza in consulenza di direzione in McKinsey e ruoli manageriali in azienda, è una advisory company, tra i leader in Italia nelle operazioni di ristrutturazione di aziende industriali. Tra le sue ristrutturazioni rientrano anche quelle dei sottolio Montalbano, che coinvolgevano crediti bancari per circa 500 milioni e nuova finanza per 110 milioni, e della meno fortunata Stefanel, ceduta a OVS nel marzo scorso (si veda altro articolo di BeBeez).
Oxy Capital inoltre controlla M Stretch, holding di Manupackaging Group (nuovo nome del Gruppo Manuli Stretch) dal settembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Oxy l’aveva salvata insieme a Credito Fondiario nel settembre 2018. Il piano di rilancio previsto da Oxy prevedeva un riequilibrio del fatturato a favore delle produzioni a più alta marginalità, in modo tale da arrivare a fine piano con ricavi in linea con quelli del 2018, ma con un ebitda a quota 13,4 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). M Stretch nel settembre 2019 ha ceduto due impianti fotovoltaici su tetto in Italia a Italia T1 Roncolo, holding controllata indirettamente dal fondo Basalt Infrastructure Partners (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre lo scorso maggio Oxy Capital insieme a illimity e ai creditori finanziari aveva siglato un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della Legge Fallimentare relativo a un’esposizione complessiva di 60 milioni di euro verso il produttore di scatole ed espositori Gpack (si veda altro articolo di BeBeez).