Venerdì scorso ha esordito a Wall Street il gruppo farmaceutico italiano Stevanato, il cui sbarco in borsa era noto da inizio luglio (si veda altro articolo di BeBeez), primo produttore mondiale di cartucce di insulina, oltre che fornitore del 90% circa delle fiale impiegate per inoculare il vaccino anti-coronavirus.
L’esordio al New York Stock Exchange è stato però alquanto sofferto. Infatti il neoquotato titolo ha perso il 6,3% (che si confronta con il -0,86% del Dow Jones), rispetto ai 21 dollari dell’ipo, chiudendo a 19,67 dollari. Ma durante la giornata il prezzo era sceso addirittura a 17 dollari, il che fa supporre che il titolo sia stato oggetto di sostenute vendite allo scoperto e successive ricoperture.
Peraltro le premesse non erano delle migliori. Infatti l’azienda già in fase di collocamento ha dovuto limitare l’offerta praticamente alle sole azioni di nuova emissione (32 milioni), quindi all’aumento di capitale (si veda qui il comunicato stampa), escludendo quelle offerte dalla famiglia Stevanato (poco meno di 11 milioni), sino a venerdì scorso unico azionista, che rappresentavano poco meno del 30% dell’offerta originaria (si veda qui il documento presentato alla Sec). Una situazione che di solito gli investitori gradiscono poco, al punto che il prezzo finale di collocamento, nonostante la riduzione dell’offerta, si è collocato al minimo della forchetta stabilita (21 – 24 dollari). Cosa che ha molto ridotto la raccolta di capitali, 672 milioni di dollari, rispetto alle aspettative che indicavano in 960 milioni l’entità del collocamento, per una valutazione superiore a 7 miliardi di dollari (si veda altro articolo di BeBeez). Il prezzo di 21 dollari corrisponde comunque a una capitalizzazione di 6,3 miliardi di dollari, ovvero più di 27 volte l’ebitda del 2020 (si veda qui il documento presentato alla Sec), contro per esempio le 16,1 volte di Pfizer. Il prezzo di chiusura di venerdì ha limato la capitalizzazione di Stevanato a circa 5,9 miliardi di dollari.
In ogni caso, Stevanato è la 17ma società italiana a sbarcare a Wall Street, con una raccolta in aumento di capitale, appunto 672 milioni di dollari, cifra che porta il gruppo padovano al terzo posto nella classifica delle quotazioni italiane in Usa dopo Enel (17,4 miliardi di dollari) e Ferrari (982 milioni).
Al fine di coprire il rischio di cambio relativo a parte dei proventi ricevuti nell’ambito dell’offerta, la società il 6 luglio scorso ha stipulato un contratto di copertura con Morgan Stanley per un importo di 420 milioni di dollari, che sarà regolato entro il 23 luglio 2021.
Morgan Stanley, BofA Securities e Jefferies hanno agito come lead bookrunner, mentre Citigroup, Ubs Investment Bank, KeyBanc Capital Markets, Wells Fargo e William Blair sono i bookrunner. L’advisor dell’operazione è stato Houlihan Lokey.
Fondata nel 1949 da Stefano Stevanato come Soffieria Stella, produttore di vetri speciali, l’azienda farmaceutica realizza packaging medico, tra cui le fiale contenenti il vaccino contro il Covid-19. Stevanato ha iniziato la sua espansione internazionale nel 2015 dopo l’acquisto di una società di imballaggio primario in Slovacchia. Nel corso del 2019 il gruppo ha effettuato importanti investimenti nel nuovo stabilimento produttivo di siringhe presso la sede centrale di Piombino Dese, che opererà a pieno regime da quest’anno. Inoltre ha realizzato un Centro d’Eccellenza Tecnologica (US TEC – Technology Excellence Center) a Boston, che offre servizi di analisi di laboratorio. Il gruppo Stevanato ha sede a Piombino Dese (Padova) ed è guidato dall’amministratore delegato Franco Stevanato. Nei primi tre mesi del 2021 Stevanato ha conseguito un fatturato di 193 milioni di euro e un utile netto di 36,6 milioni (circa 43 milioni di dollari), pari a cinque volte quello dello stesso periodo del 2020 (7,2 milioni).
Il gruppo veneto non è sconosciuto agli investitori statunitensi. Nel giugno 2020 aveva siglato con Pricoa Capital Group, società del gruppo assicurativo statunitense Prudential Financial, l’accordo per un programma di emissione di prestiti obbligazionari fino a un valore complessivo di 125 milioni di dollari (cosiddetta private shelf-facility) (si veda altro articolo di BeBeez). Contestualmente all’emissione del bond, Stevanato aveva reso noto anche il piano industriale 2020-2023, che prevede una crescita sostenuta a livello di margini e la prosecuzione del trend positivo del fatturato, sensibilmente superiore a quello del mercato farmaceutico, che è stimato intorno al 5% annuo. In questa crescita giocheranno un ruolo importante i prodotti proprietari, che beneficeranno degli investimenti realizzati dal gruppo negli ultimi anni in attività di ricerca & sviluppo e in acquisizione di brevetti. Il gruppo si concentrerà infatti sullo sviluppo continuo di prodotti in vetro ad alto valore aggiunto, su sistemi in plastica per la diagnostica, sistemi di somministrazione del farmaco proprietari e in licenza, e infine su macchine per l’ispezione di contenitori e macchinari ad alta automazione per l’assemblaggio di dispositivi medici. All’interno del piano è previsto un significativo programma di investimenti, per quasi 400 milioni, nel quadriennio.
Peraltro Stevanato già nel 2016 aveva acquistato per 95 milioni di euro le attività operative del gruppo tedesco Balda e il 65% della danese Svm Automatik, specializzata in apparecchiature per assemblaggio, packaging e soluzioni per la serializzazione del settore farmaceutico (si veda altro articolo di BeBeez). L’acquisizione in Germania era stata tutta finanziata da Mediobanca e Unicredit con due linee bilaterali da 50 milioni ciascuna, per un importo complessivo quindi di 5 milioni più alto rispetto al valore dell’acquisizione. Contestualmente Stevanato aveva ottenuto da Mps un’altra linea da 20 milioni per finanziare il circolante.
La famiglia Stevanato è anche proprietaria del family office Sfem, che nel gennaio 2020 ha lanciato Arsenale sgr, società di gestione di fondi real estate (si veda altro articolo di BeBeez), che nel giugno 2020 ha chiuso la prima acquisizione proprio a Boston, sede dell’US TEC. L’operazione è stata condotta tramite Areus I (Arsenale Reale Estate United States I), fondo immobiliare chiuso riservato a investitori qualificati (si veda altro articolo di BeBeez). Il veicolo è operativo dal giugno 2020 e ha chiuso la raccolta nel maggio scorso a quota 160 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Nel febbraio scorso Areus I ha acquisito 4 immobili a uso uffici flex/lifescience situati nel quartiere Rancho Bernardo di San Diego, in California (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno scorso il fondo ha ceduto per 100 milioni di dollari un immobile a Waltham, nello stato del Massachusetts in prossimità di Boston, una delle aree a maggior concentrazione di attività biotech e farmaceutiche del mondo, che era stato il primo investimento del fondo nel giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). A comprare è stata una primaria società di investimento immobiliare quotata al NYSE (si veda altro articolo di BeBeez).