Eni sta valutando l’opzione di vendita di una quota di minoranza (20-30%) delle attività retail e rinnovabili in alternativa alla quotazione in Borsa nel 2022 di una quota analoga della società che integrerà le due attività. Lo riferisce Il Sole 24 Ore. Al dossier sarebbero interessati fondi infrastrutturali e specializzati.
L’operazione si colloca all’interno dell’integrazione tra Eni Gas e Luce e il business delle rinnovabili della società. La fusione delle due attività consentirà a Eni di far crescere la propria base retail circa del 50% entro il 2030, fino a raggiungere i 15 milioni di clienti, e di utilizzare il 45% della propria produzione di energia green per servire i clienti e contribuire a raggiungere gli obiettivi Scope 3 che includono le emissioni dei prodotti venduti.
Lo scorso marzo l’agenzia di stampa Reuters aveva scritto che Eni punta a scorporare le attività retail e di energia rinnovabile entro l’anno prossimo e a quotarne una partecipazione di minoranza per raccogliere le risorse per finanziare la transizione energetica. La valutazione complessiva dell’operazione sarebbe di circa 10 miliardi di euro. Secondo le ultime stime degli analisti, da una quota di minoranza la capogruppo potrebbe quindi ricavare fino a 3 miliardi di euro, da reinvestire nel raggiungimento dei target di sostenibilità. Inoltre, sempre secondo l’agenzia di stampa britannica, lo spin-off della nuova divisione consentirebbe a quest’ultima di trattare a multipli più che doppi rispetto a quelli del gruppo Eni, dato l’interesse degli investitori per gli asset legati all’Esg, lasciando spazio per raccogliere anche 2-3 miliardi di euro di debito per sostenere la crescita del business delle rinnovabili.
Sempre nella strategia verde di Eni rientra GreenIT, una joint venture lanciata lo scorso marzo da Eni e Cdp Equity (il braccio operativo nel private equity del Gruppo Cdp) dedicata allo sviluppo, la costruzione e la gestione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia (si veda altro articolo di BeBeez). Partecipata al 51% da Eni e al 49% da Cdp Equity, GreenIT ha la finalità di produrre energia principalmente da impianti fotovoltaici ed eolici con l’obiettivo di raggiungere una capacità installata al 2025 di circa 1.000 MW, con investimenti cumulati nel quinquennio per oltre 800 milioni di euro. Sempre nel marzo scorso, Eni attraverso Ecofuel, la controllata che gestisce gli investimenti nell’economia circolare, ha chiuso un accordo in base al quale rileverà Fri-El Biogas Holding, leader italiana nella produzione di biogas (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso novembre invece Eni aveva creato la joint venture Vårgrønn insieme al fondo norvegese HitecVision per sviluppare progetti di energia rinnovabile nel mercato nordico (si veda altro articolo di BeBeez). In quel caso, la jv è detenuta da Eni con una quota del 69,6% e da HitecVision con il 30,4%. Ricordiamo infine che Eni è anche il main partner di Zero, nuovo acceleratore di startup cleantech, con una dotazione iniziale di 4,6 milioni di euro, lanciato da Cdp nei giorni scorsi (si veda altro articolo di BeBeez).