“Da ieri a mezzogiorno e fino alla fine dell’anno, le imprese di medie dimensioni potranno richiedere l’accesso al Fondo Patrimonio Pmi, che potrà sottoscrivere obbligazioni o titoli di debito di imprese con ricavi superiori a 10 milioni, che effettuano un aumento di capitale non inferiore ai 250 mila euro“. Lo ha spiegato ieri l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, nel corso della conferenza stampa al Ministero dell’Economia e delle Finanze, a cui hanno partecipato anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri; il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli; il Direttore Generale del Tesoro, Alessandro Rivera; e il Direttore Generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella (si veda qui il comunicato stampa, qui la presentazione e qui la nota riassuntiva del MEF di tutte le misure di rafforzamento patrimoniale delle pmi).
Il Fondo Patrimonio Pmi, così come il Fondo Patrimonio Rilancio, sono stati lanciati nel maggio scorso dal Governo tramite il Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez). Per le aziende più piccole l’art. 26 comma 12 del testo del decreto coordinato con la legge di conversione ha appunto istituito il Fondo Patrimonio Pmi, la cui gestione è affidata a Invitalia. Il fondo è finalizzato a sottoscrivere, entro il 31 dicembre, strumenti finanziari partecipativi.
Le modalità di funzionamento del fondo sono state precisate dal decreto interministeriale dello scorso 11 agosto (si veda qui la circolare esplicativa di Invitalia) Le aziende target sono pmi con ricavi compresi tra i 10 e i 50 milioni di euro, che nei mesi di marzo e aprile 2020 abbiano subito cali di ricavi almeno del 33% rispetto al corrispondente periodo del 2019 e che abbiano deliberato ed eseguito un aumento di capitale da almeno 250 mila euro tra i momento di entrata in vigore del Decreto Rilancio e il 31 dicembre 2020. L’intervento del fondo consisterà nella sottoscrizione di strumenti di debito di nuova emissione per un valore che sarà pari al minore tra tre volte il valore dell’aumento di capitale e il 12,5% dei ricavi 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre l’art. 26 prevede anche il rafforzamento patrimoniale delle piccole e medie imprese con la previsione della detraibilità per le persone fisiche e della deducibilità per quelle giuridiche, per il 2020, del 20% della somma investita dal contribuente nel capitale sociale di una o più società per azioni, in accomandita per azioni, a responsabilità limitata, anche semplificata, cooperativa, che non operino nel settore bancario, finanziario o assicurativo. L’investimento massimo detraibile/deducibile non può eccedere l’importo di 2 milioni. L’ammontare, in tutto o in parte, non detraibile/deducibile nel periodo d’imposta di riferimento può essere portato in detrazione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche nei periodi d’imposta successivi, ma non oltre il terzo. Alle stesse società è riconosciuto, a seguito dell’approvazione del bilancio per l’esercizio 2020, un credito d’imposta pari al 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto fino a concorrenza del 30% dell’aumento di capitale di cui sopra e comunque nei limiti previsti dal decreto (con un tetto massimo di 800.000 euro). La distribuzione di riserve prima del 1° gennaio 2024 da parte della società comporta la decadenza dal beneficio per il contribuente che ha sottoscritto l’aumento di capitale e per la società stessa e l’obbligo per tutti i beneficiari di restituire gli importi, unitamente agli interessi legali.
L’art. 27, invece, prevede che Cdp intervenga a sostegno delle imprese di medie e grandi dimensioni, con ricavi superiori ai 50 milioni di euro, investendo nel loro capitale con un apposito fondo battezzato Patrimonio rilancio, con una dotazione di oltre 50 miliardi di euro. I requisiti di accesso, le condizioni, criteri e modalità degli interventi saranno definiti con un DPCM, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Ministro dello sviluppo economico, il cui varo dovrebbe essere imminente (si veda altro articolo di BeBeez).
“Non è un click day “, ha detto ancora Arcuri , precisando che “Invitalia valuta le richieste in ordine di arrivo: ci sono 4 miliardi di euro, riteniamo di avere una dotazione sufficiente per dare credito a tutti quelli che ce lo chiedono e meritano di averlo. Promettiamo di verificare l’ammissibilità in 10 giorni, possiamo chiedere un’integrazione alle imprese che devono fornirla in 10 giorni e, se la domanda viene ammessa, in altri 10 giorni eroghiamo il prestito. Se l’impresa è efficace nel fornire le informazioni il tutto dura 20 giorni, altrimenti dura al massimo 30 giorni”.