Kedrion, gruppo italiano leader nella produzione di emoderivati, controllato dalla famiglia Marcucci e partecipato da Cdp Equity (tramite FSI Investimenti spa) e dal fondo FSI, ha annunciato l’acquisizione della società canadese Prometic Biotherapeutics Inc. e della società Usa Prometic Bioproduction Inc da Liminal BioSciences Inc., società specializzata in sviluppo clinico e quotata al Nasdaq, oltre all’acquisizione dalla stessa Liminal di due centri di raccolta del plasma, uno situato ad Amherst (New York, Usa) e uno a Winnipeg (Manitoba, Canada) con assunzione del relativo personale (si vedano qui il comunicato stampa di Kedrion e qui la nota dei consulenti e qui quella di Liminal).
Più nel dettaglio, in una prima fase Kedrion acquisirà da Liminal BioSciences la controllata Prometic Bioproduction e con essa la titolarità delle attività produttive presso l’impianto di purificazione del plasma di Laval, in Québec (Canada), che a oggi conta 135 dipendenti. In quell’impianto verrà realizzato il Ryplazim, il primo farmaco approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) americana per il trattamento della malattia sistemica ultra rara definita Deficit Congenito di Plasminogeno (PLG) di tipo 1. Successivamente, Kedrion acquisirà l’altra controllata di Liminal, Prometic Biotherapeutics Inc. (PBT), titolare dei diritti sul prodotto. Lo studio legale White & Case ha assistito Kedrion nelle acquisizioni in Usa e Canada.
Paolo Marcucci, presidente di Kedrion, ha commentato: “Questa operazione rappresenta un’opportunità di crescita futura per la nostra azienda: ci consente infatti l’accesso immediato a più plasma, ci permette di espandere le nostre operazioni globali al Canada e, soprattutto, di arricchire il nostro portafoglio prodotti con una terapia di grande impatto per i pazienti. Per Kedrion è un’ulteriore dimostrazione di impegno nella lotta alle malattie rare o estremamente rare e di vocazione per i farmaci orfani.”
Val Romberg, ceo di Kedrion, ha aggiunto: “Un’operazione che si inserisce nel percorso di consolidamento della nostra presenza in Nord America e, in particolare, di ulteriore crescita negli Stati Uniti, che saranno il primo e principale mercato di sbocco quando sarà possibile iniziare la distribuzione del prodotto. Desideriamo mettere il prima possibile il farmaco a disposizione dei pazienti che ne hanno bisogno: un ulteriore e progressivo sviluppo nel campo delle malattie rare ed ultra-rare, destinato a confermare il ruolo di Kedrion come azienda al servizio dei pazienti.”
Kedrion è controllata dalla famiglia fondatrice, i Marcucci, e partecipata al 24% dal fondo FSI, gestito da FSI sgr, e al 25,06% da FSI Investimenti, holding controllata al 77,1% da Cdp Equity e al 22,9% dalla Kuwait Investment Authority. FSI era entrata nell’azionariato di Kedrion nel novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre l’allora Fondo Strategico Italiano (dal 2016 Cdp Equity) aveva investito già nell’estate del 2012 (si veda altro articolo di BeBeez) con il 18,6% e in seguito aveva convertito parzialmente un prestito convertibile che ha portato la quota all’attuale 25%.
Nel maggio scorso Kedrion ha emesso un prestito obbligazionario senior secured da 410 milioni di euro in scadenza il 15 maggio 2026, a un tasso del 3,375% (si veda altro articolo di BeBeez). I proventi sono stati utilizzati per rimborsare alcune linee di credito esistenti e, per 150 milioni di euro, per finanziare il riacquisto di parte delle obbligazioni emesse nel luglio del 2017 al 3% (si veda altro articolo di BeBeez) su cui la stessa Kedrion aveva lanciato il 23 aprile scorso un’offerta di riacquisto, al prezzo di 103 euro per titolo, a seguito della quale le adesioni ritenute accettabili dall’azienda erano ammontate appunto a 150 milioni. Già l’emissione del 2017 andava in parte a ripagare, per 91 milioni, una precedente emissione (si veda altro articolo di BeBeez). Contestualmente al nuovo bond, il gruppo aveva annunciato la stipula di nuove linee di credito per complessivi 240 milioni di euro tra cui due linee in scadenza nel 2026 per complessivi 140 milioni, e due revolving facilities iper complessivi 100 milioni.
Una manovra tesa soprattutto a un allungamento della scadenza del debito. Quest’ultimo a fine 2020 era aumentato a 599 milioni (507,1 milioni al netto dell’impatto dell’IFRS 16) dai 442 milioni dell’anno precedente (si veda qui il bilancio), a fronte di un fatturato in calo nel 2020 del 13,7% a 697 milioni e di un ebitda in contrazione in contrazione del 9% a 96 milioni, che rettificato è però stato di ben 160,1 million (da 166,1 million nel 2019), dopo aver condotto investimenti nell’anno per 100,5 milioni.
A fine marzo 2021, invece, il primo trimestre si è chiuso con un debito finanziario netto in calo a 482,9 milioni di euro grazie all’incasso della vendita a Grifols sa da parte della controllata Kedplasma di sette centri di donazione del plasma negli Usa per un totale di 55,2 milioni di dollari, a fronte di ricavi in calo a 123 milioni (da 165,6 milioni a marzo 2020) e di un ebitda rettificato per contro in aumento a 34,6 milioni (da 24,9 milioni) (si veda qui il comunicato stampa).