Da mesi circolano indiscrezioni su un possibile interesse del colosso americano dell’e-commerce Amazon verso i supermercati italiani Esselunga. Lo riporta Il Sole 24 Ore, secondo cui la società fondata da Jeff Bezos ha approcciato la catena di supermercati che fa capo alla famiglia Caprotti. Quest’ultima però ha smentito “nel modo più fermo ogni voce o ipotesi di trattativa di vendita, mai presa in considerazione con nessuno e per nessuna ragione”.
Tuttavia, Esselunga potrebbe costituire un target interessante per Amazon, che nel 2017 in Usa ha acquistato la catena di generi alimentati di fascia alta Whole Foods per 1,37 miliardi di dollari (si veda qui il comunicato stampa). Ricordiamo che Esselunga in passato aveva destato l’interesse della multinazionale americana Wal-Mart, dei fondi britannico CVC e americano Blackstone, oltre che del fondo sovrano del Qatar.
Esselunga oggi è controllata al 100% da Giuliana Albera Caprotti (vedova del fondatore Bernardo Caprotti) e dalla figlia Marina Caprotti tramite il veicolo Superit Fincospa. Esselunga ha chiuso il 2020 con un fatturato di 8,4 miliardi, un ebitda di 718,2 milioni (+8,8% rispetto al 2019) e una posizione debitoria netta di 229 milioni di euro includendo l’impartto della capitalizzazione dei leasing operativi. L’esposizione sarebbe salita a 1,8 miliardi in conseguenza delle linee di credito utilizzate dal veicolo Superit Finco nell’aprile 2020 per rilevare per 1,84 miliardi il 30% di Supermarkets Italiani dai fratelli Giuseppe e Violetta Caprotti (figli di primo matrimonio del patron di Esselunga Bernardo Caprotti, scomparso nel 2016) se la fusione con Superit Finco, avvenuta l’1 marzo 2021, fosse stata effettiva già a fine 2020 (si veda qui il bilancio 2020). L’accordo era stato annunciato nel marzo 2020 da Esselunga, sulla base di una valutazione del gruppo di 6,1 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Superit Finco aveva dovuto infatti fronteggiare le necessità finanziarie con due linee di credito per complessivi 1,32 miliardi di euro erogate quindi al momento del closing nel novembre 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). La leva di Esselunga, passato così da 2,5 volte a 4,3 volte nel dicembre 2020, aveva portato Moody’s a ridurre fin dal marzo 2020 il rating corporate e il rating del bond Esselunga da Baa2, ancora in area investment grande, aBa1, la fascia speculativa, con outlook stabile.
L’operazione infatti era stata finanziata con capitale per 535 milioni di euro, derivante da 100 milioni in denaro e 435 milioni appunto dalla cessione a un investitore finanziario (che è stato identificato in Unicredit) di una partecipazione pari al 32,5% del capitale di La Villata spa, il polo immobiliare che ha in portafoglio buona parte dei 159 supermercati di Esselunga, detenuta dalle stesse azioniste (il restante 67,5% di La Villata è detenuta direttamente da Esselunga); e con debito bancario per 1,312 miliardi, derivante da linee di credito messe a disposizione da un pool composto da principali istituti di credito italiani e internazionali (tra i quali Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl-Bnp Paribas).
Tra i debiti finanziari di Esselunga rientrano due bond da 500 milioni di euro ciascuno quotati alla Borsa del Lussemburgo (uno con cedola 0,875% a scadenza 25 ottobre 2023 e l’altro con cedola 1,875% a scadenza 25 ottobre 2027) emessi nel 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) per rifinanziare il parte il prestito da 1,5 miliardi di euro ottenuto nel luglio precedente dalle banche (Citi, Mediobanca, Unicredit, Intesa e poi ampliato a Banco Bpm e Bnp Paribas) e che era stato necessario per acquistare il 45% della cassaforte immobiliare La Villata, posseduto dai due fratelli Giuseppe e Violetta (si veda altro articolo di BeBeez).
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