Si avvia al delisting Labomar, società nutraceutica quotata su Euronext Growth Milan, controllatadall’imprenditore Walter Bertin, che per portare via da Piazza Affari la società e iniziare un nuovo percorso di sviluppo si è alleato con il private equity britannico Charterhouse (si veda qui il comunicato stampa).
L’opa, che riguarderà le azioni in circolazione rappresentative del 32,393% del capitale, cioé tutte le azioni ad eccezione di quelle attualmente possedute da Bertin e dell’amministratore delegato Claudio de Nadai (rappresentative in totale del 67,607% del capitale), sarà lanciata al prezzo di 10 euro quindi con un premio del 14,1% rispetto al prezzo del giorno di borsa aperta precedente l’annuncio, cioè il 19 maggio.
Sempre ieri è stato comunicato che il socio Master Lab, che detiene il 6,186% del capital ha già sottoscritto un accordo che prevede impegno ad apportare all’opa tutta la sua partecipazione ed è stato precisato che Value First Sicaf, che attualmente ha il 4,9%, non partecipa all’accordo con Charterhouse e quindi anche la sua partecipazione sarà oggetto di opa.
Nel dettaglio, l’opa sarà lanciata dal veicolo LBM Next spa, al momento capitalizzato al 99,5% da LBM Holding srl, la società con la quale Bertin controlla Labomar al 67,339%, e allo 0,5% dall’ad Claudio de Nadai, che a sua volta possiede lo 0,268% di Labomar.
Prima del lancio dell’offerta, LBM Next varerà un aumento di capitale da circa 125 milioni di euro che sarà sottoscritto da LBM Holding e da de Nadai in natura, apportando le loro azioni di Labomar, e un secondo aumento di capitale da circa 59,9 milioni che sarà invece sottoscritto in denaro da CCP No. 7.2 Ltd, un veicolo di nuova costituzione che fa capo a Charterhouse. In questo modo LBM Next sarà dotata dei capitali necessari per pagare il corrispettivo dell’opa e sarà controllata al 67,348% da LBM Holding,allo 0,268% da de Nadai e al 32,384% dal veicolo di Charterhouse.
Ma Charterhouse si è riservata un’opzione per acquisire da LBM Holding il 21% di LBM Next da esercitarsi tra il 31 gennaio 2025 e il 31 gennaio 2026. Per contro, se Charterhouse non avrà esercitato la sua opzione, allora LBM Holding ha opzione di acquisto da CCP di tutte le sue azioni di LBM Next tra il 1° febbraio 2026 e il 31 luglio 2026.
LBM Next è assistito da Intesa Sanpaolo-Divisione IMI CIB quale advisor finanziario e da Pavia e Ansaldo quale advisor legale. Il veicoloCCP è assistito da Gianni Origoni sul piano legale, mentre New Deal Advisors ha affiancato Charterhouse nella financial due diligence.
Per Bertin è un ritorno al fianco dei fondi di private equity. Nel gennaio 2019, infatti, Bertin, tramite la sua Lab Holding srl, era tornato a controllare al 100% l’azienda, riacquistando la quota che era in portafoglio a Neuberger Berman (si veda altro articolo di BeBeez), che a sua volta aveva rilevato la partecipazione in Labomar nel pacchetto di partecipazioni acquisite da Fondo Italiano d’Investimento sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Il FII aveva investito 3 milioni di euro nel 2012 per il 29,33% del capitale sociale (si veda qui il comunicato stampa di allora). Nell’ottobre 2020, poi, la società si era quotata all’Aim Italia a seguito del collocamento da parte di Bertin del 19,9% delle azioni.
Quanto alle ragioni dell’operazione di delisting, nella nota diffusa ieri si spiega che “la partnership con Charterhouse contribuirebbe in maniera significatica all’accelerazione del percorso di crescita e sviluppo dell’emittente sia in Italia sia all’esteeo anche mediante operazioni di crescita per linee esterne rafforzandone ulteriormente il suo posizionamento competiitivo e il suo business nel medio lungo periodo”. Non solo. “La presenza di Chartehouse potrebbe inoltre consentire all’emittente di poter esprimere al meglio le proprie capacità contribuendo a dotarla di risorse finanziare funzionali alla realizzazione di nuovi investimenti in capacità produttiva o supportandone il reperimento, così da consentire all’emittente di poter accelerare la realizzazione delle strutture produttive di nuova costruzione, trovandosi l’emittente in una situazione prossima alla saturazione di capacità e quindi con capacità di espansione del business prospetticamente limitate”. In definitiva, “si ritiene che l’esercizio di un controllo totalitario in un contesto privato consentirà di perseguire più facilmente ed efficacemente il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo, aumentando la flessibilità gestionale ed organizzativa dell’emittente”.
Fondata da Walter Bertin nel 1998 a Istrana (Treviso), Labomar è un CDMO (Contract Development and Manufacturing Organization), ossia società specializzata nello sviluppo e produzione di integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici per conto terzi.
Da allora l’azienda ha poi condotto varie acquisizioni. L’ultima, annunciata nel luglio 2021, ha riguardato il 63% del Gruppo Welcare, composto da Welcare Industries spa e Welcare Research srl, aziende produttrici di dispositivi medici dedicati alla cura della pelle, con sede ad Orvieto (si veda qui il comunicato stampa), partecipazione poi portata al 70% nel dicembre dello stesso anno (si veda qui il comunicato stampa). Nel novembre 2019, invece, la società aveva acquistato il 100% di Enterprises ImportFab, società canadese con sede a Montréal che opera nel mercato farmaceutico, cosmetico e nutraceutico nord-americano. L’operazione era stata condotta in partnership con Simest, che aveva acquisito una quota di minoranza del capitale della società canadese (si veda altro articolo di BeBeez).
La società ha chiuso il 2022 con 91,8 milioni di euro di ricavi consolidati, un ebitda di 16,6 milioni e un debito finanziario netto di 27,6 milioni (si veda qui il comunicato stampa), mentre il primo trimestre del 2023 ha visto crescere i ricavi consolidati a 28 milioni dai 19 milioni del primo trimestre 2022 (si veda qui il comunicato stampa).