Prenderà il via oggi e terminerà con la chiusura delle contrattazioni del 17 febbraio l’opa volontaria totalitaria su DeA Capital, la piattaforma indipendente di alternative asset management leader in Italia con asset in gestione aggregati di 26,4 miliardi di euro (a fine settembre), lanciata da Nova srl, società veicolo il cui capitale è interamente detenuto da De Agostini spa (si vedano (si veda qui il comunicato stampa e qui il Documento di offerta).
L’operazione, annunciata lo scorso dicembre (si veda altro articolo di BeBeez), ha come obiettivo il delisting di DeA Capital dal listino Euronext Star Milan, riguarda come noto il 32,156% del capitale non ancora in possesso di De Agostini, che ne detiene già direttamente il 67,062% a cui si aggiungono le azioni proprie in mano alla società d’investimento. L’offerente è assistito da Intesa Sanpaolo, quale advisor finanziario esclusivo ed intermediario incaricato del coordinamento della raccolta delle adesioni, da White&Case LLP, quale consulente legale. Morrow Sodali è global information agent dell’offerta.
Nova srl pagherà un prezzo per azione di 1,5 euro, incluso il dividendo, per un corrispettivo complessivo, in caso di adesione da parte dei titolari delle azioni oggetto dell’opa, di circa 128,6 milioni. Il prezzo incorpora un premio del 30,2% rispetto agli 1,152 euro del 1 dicembre, cioè il giorno prima l’annuncio dell’opa.
I valori espressi nell’offerta si basano sulle alte valutazioni con cui gira Dea Capital, che conta un rapporto P/E a fine 2021 di 16,5 volte e una capitalizzazione di mercato di circa 400 milioni con EPS di 0,091 euro al dicembre 2021 rispetto a 0,079 euro dell’anno precedente. Guardando le società comparabili quotate si osservano prezzi differenti e p/e in media di 10,3x con p/cash flow di 8,1x rispetto ai 13,7x di Dea Capital. Tikehau Capital per esempio, alternative asset manager quotato a Parigi e attivo nel private debt, nel mercato immobiliare, nei mercati azionario e obbligazionario e nel private equity, ha un market cap di 4,35 miliardi, ma è meno costosa visto che registra un price to earnings di 13,7x a fine 2021. La stessa cosa vale per l’altro colosso francese Eurazeo, un alternative asset manager anch’esso quotato sul mercato principale Euronext con capitalizzazione di 4,65 miliardi e p/cash flow di 2,3x. La londinese Intermediate Capital Group, market cap di 4,3 miliardi, ha un p/e di 7,0x, mentre la più costosa di tutte è la tedesca Patrizia, società d’investimento tedesca operante nel mercato immobiliare che con una capitalizzazione di Borsa di 839,7 milioni ha un rapporto del prezzo per utile di 17,5 x con p/cash flow minore rispetto a Dea Capital e pari a 10,1x a fine 2021.
Come comunicato da Dea Capital ancora a dicembre, la volontà di uscire da Borsa Italiana nasce dal cambiamento della struttura del modello di business che la società ha apportato negli ultimi anni, progressivamente abbandonando la strategia di operatore diretto – come investitore – in rilevanti operazioni di private equity e divenendo un alternative asset manager, e quindi un gestore di fondi di terzi, con ampio spettro di prodotti gestiti. Il modello di business attuale è infatti “molto meno capital intensive”, come dimostrato dalle rilevanti distribuzioni di dividendi straordinari attuate negli ultimi anni tra cui l’ultimo stacco a maggio di 0,1 euro pari a un pay-out del 10% e quindi legato agli andamenti inflazionistici. Per questo, la società non sente più l’esigenza di ricorrere anche al capitale di terzi per lo sviluppo del business stesso, esigenza che, in passato, aveva rappresentato una delle ragioni fondamentali alla base della quotazione.
Secondo la holding, uscire da Piazza Affari assicurerà “una maggiore flessibilità gestionale, oltreché un indubbio risparmio di costi”, in quanto, come società privata caratterizzata da una maggiore flessibilità operativa e organizzativa, DeA Capital sarà in grado “di accelerare la sua strategia di investimento e di creazione di valore”.
In borsa, l’approvazione del documento da parte dell’authority finanziaria e l’annuncio dell’offerta hanno dato una bella spinta al titolo, che ora scambia a 1,488 euro per azione (valore di chiusura di mercato di venerdì 20 gennaio), quindi vicino al prezzo d’opa, in crescita rispetto all’area di 1,11 dei mesi pre-offerta. Quotate dal 20 marzo del 2000, le azioni DeA Capital hanno raggiunto un massimo di 3,19 euro il 26 gennaio 2007, e un minimo di 0,8 il 9 marzo 2009.
Negli anni, la società d’investimento ha aumentato le masse gestite e il proprio net asset value anche se, come si evince dall’ultimo bilancio relativo ai nove mesi del 2022, alcuni indicatori hanno evidenziato segnali di rallentamento, anche a seguito del contesto macroeconomico non proprio favorevole. Al 30 settembre scorso, DeA Capital aveva come dichiarato 26,4 miliardi di euro di asset in gestione, in crescita del 2% rispetto ai 25,9 miliardi del 30 settembre 2021 (integrando quanto riconducibile a Quaestio Capital sgr), ma in lieve calo dai 26,7 miliardi di euro a fine giugno 2022 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, la quota più importante degli asset è rappresentata dal real estate, con 12,7 miliardi di euro, in incremento dell’8% a rispetto ai 9 mesi 2021, tuttavia a fine giugno scorso il dato era di 12,9 miliardi.
Il conto economico ha poi evidenziato 77,6 milioni di euro di ricavi (da 75 milioni nei 9 mesi 2021), anche in questo caso il principale contributo viene dal real estate, con ricavi per 31,5 milioni (da 20,8 milioni), seguono poi il segmento multi-manager con 22,4 milioni, quello del private equity con 12,7 milioni e quello credito con 11 milioni. Quanto al risultato netto gestionale, ovvero il risultato netto delle tre sgr partecipate dal gruppo, prima degli elementi non caratteristici e degli effetti delle purchase price allocations, è positivo per 12,1 milioni, sostanzialmente in linea con i 9 mesi del 2021 (12,2 milioni). Il risultato netto di gruppo è invece negativo per 2,2 milioni rispetto al valore positivo di 21,1 milioni dei 9 mesi 2021, come conseguenza del mark-to-market dei fondi in portafoglio, legato all’andamento dei mercati finanziari. Infine, la posizione finanziaria netta consolidata è positiva per 94 milioni da 135,9 milioni a fine 2021, come conseguenza degli investimenti di portafoglio e della distribuzione del dividendo straordinario effettuata a maggio 2022 (per circa 26,5 milioni).