Permira punta al controllo dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari (Icbpi) che ha valutato 2,2 miliardi di euro, superando quella di una cordata formata da due fondi internazionali, che aveva messo sul tavolo circa 1,9 miliardi di euro. Lo ha scritto ieri Il Sole 24 Ore e la notizia è rimbalzata su vari organi di stampa, confermata da varie fonti.
Icbpi è specializzato in servizi e sistemi di pagamento e di clearing e controlla la quasi totalità di CartaSì, leader in Italia nei pagamenti elettronici.
L’operazione è complessa perché i soci sono parecchi: Credito Valtellinese (20,39%), Banco Popolare (9,62% + 5,76% in capo a Holding di Partecipazioni Finanziarie), Bper (8,69%), Popolare Vicenza (9,99%), Veneto Banca (9,99%), Iccrea (7,92%), Popolare Cividale (5,14%), Banca Popolare di Milano (5%) e Ubi Banca (5,14%). Tuttavia la volontà di vendere ci sarebbe per tutti, perché sarebbe un’occasione per realizzare interessanti plusvalenze, visto che in parecchi casi il valore di carico in bilancio è bassissimo.
Un’opportunità interessante per le banche, in un momento come l’attuale in cui tutti gli istituti sono alla ricerca di maggiore patrimonio. Non solo. Cash in arrivo cadrebbe anche a fagiolo in vista del risko bancario che si sta profilando a valle del varo della riforma della governance delle popolari. Gli istituti che hanno più di 8 miliardi di attivi avranno 18 mesi di tempo per trasformarsi in spa, dando addio al voto capitario che ha caratterizzato fin ora questo modello di banca. Il processo interesserà circa 10 delle popolari di maggiore dimensione, ha sottolineato ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, illustrando la novità inserita nel decreto “investment compact” approvato appunto ieri.