Alpha Private Equity e Peninsula Investments, i due fondi in procinto di lanciare un’opa su Prima Industrie con obiettivo delisting, tramite la bidco Femto Technologies hanno sottoscritto un accordo con Sharp Focus International ltd, società che fa capo al tycoon cinese Yunfeng Gao, per acquisire l’intera sua partecipazione, il 9,95%, nella società italiana al prezzo di 25 euro per azione per complessivi 25,7 milioni (si veda qui il comunicato stampa), dopo che la società legata all’investitore era scesa sotto il 10% del capitale lo scorso maggio.
L’accordo non modifica le condizioni propedeutiche all’offerta pubblica, ma va ad aggiungersi ai contratti di compravendita già stipulati in precedenza relativi a una partecipazione del 50,1% dei diritti di voto di Prima Industrie, in vista del lancio dell’opa sul gruppo italiano che potrebbe lasciare Piazza Affari dopo 23 anni.
Nell’accordo con Yunfeng Gao viene specificato che il closing (previsto per oggi, 6 dicembre) è condizionato, oltre alla già citata acquisizione della maggioranza di Prima Industrie, anche al mancato esercizio da parte delle banche finanziatrici dell’operazione del diritto di non erogare i fondi ai sensi delle debt commitment letters sulla base della material adverse effect clause, clausola peraltro inserita nelle condizioni propedeutiche all’opa.
Ricordiamo che l’accordo per la vendita del 50,1% delle azioni della società al prezzo di 25 euro ciascuna era stato siglato lo scorso agosto da Erste International sa, oggi con il 28% circa, che fa capo al trust Rashanima, che a sua volta fa capo alla famiglia di finanzieri britannici Mansour, di origine palestinese; il cinese Joseph Lee Sou Leung, con circa il 10%, sia personalmente sia, come detto, attraverso la sua World Leader Limited; la J and Lem Limited di Hong Kong; Gianfranco Carbonato (fondatore, presidente e ceo di Prima Industrie), Franca Gagliardi (moglie di Carbonato), Domenico Peiretti (vicepresidente), Davide Peiretti (managing director della business unit electronics della controllata Prima Electro spa) e dP-Cube srl (di cui è ceo sempre Peiretti) (si veda altro articolo di BeBeez), così come annunciato lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
L’acquisto delle azioni non era il solo scoglio da superare per arrivare all’opa. Le altre condizioni includono: l’ottenimento, al più tardi entro il 31 dicembre 2022, delle autorizzazioni Antitrust e Foreign Direct Investment. In questo senso, poche settimane fa è arrivato anche l’ok della Commissione Ue (si veda altro articolo di BeBeez) la quale ha approvato l’acquisizione del controllo congiunto di Prima Industrie da parte dei fondi di Alpha Private Equity e Peninsula Investments, scrivendo che “l’operazione proposta non solleva problemi di concorrenza, dato che non vi sono sovrapposizioni tra le attività delle società”.
La posizione di Bruxelles, inoltre, ha seguito quanto deciso pochi giorni prima dal nuovo governo italiano, il quale non ha esercitato i poteri speciali sugli assetti societari e le attività di rilevanza strategica secondo la normativa golden power prevista dal D.L. 21/2012 e da tutte le ultime modifiche, spianando di fatto la strada all’approvazione delle autorità europee che tra le varie autorizzazioni sugli investimenti diretti dall’estero richiedeva proprio il benestare di Palazzo Chigi.
Ricordiamo, infine, che il prezzo di 25 euro è circa dell’11% superiore al target price di 22,6 euro stimato dagli analisti di Intesa Sanpaolo a inizio agosto. Sulla base di una stima del debito netto a fine 2022 pari a 48,8 milioni di euro, al prezzo di offerta l’enterprise value di Prima Industrie è di poco inferiore a 311 milioni, che equivale a 6,4 volte l’ebitda atteso per il 2022. Un dato che riflette il consistente calo dei multipli nell’anno in corso legato alle attuali tensioni sui mercati finanziari e dell’energia. Tanto per fare un confronto la Ilpra, altra azienda di impiantistica industriale quotata a Piazza Affari (sebbene molto pià piccola di Prima Industrie), un mese fa trattava a un multiplo di 4,1 volte l’ebitda.
Il titolo ha chiuso la seduta di lunedì 5 dicembre in rialzo dello 0,2% a 24,80 euro dopo la notizia, corrispondente a una capitalizzazione di mercato di circa 260 milioni di euro. I massimi storici sono stati raggiunti nell’ottobre 2017 a oltre 45 euro per azione.