Sia, gruppo leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento, controllato da Cdp Equity, ha chiuso il 2019 con ricavi consolidati a quota 733,2 milioni di euro (+19,3% dal 2018) e un ebitda di 257,9 milioni (+28,1%), un ebitda rettificato di 257,7 milioni (+28,1%) e un utile netto di 95,6 milioni (+24,7%), a fronte di una posizione finanziaria netta salita a 812,4 milioni di euro (+12,2%) per effetto degli investimenti e dell’adozione del nuovo principio contabile relativo ai leasing. Lo ha reso noto ieri la società, a valle dall’approvazione del bilancio 2019 da parte del Consiglio di amministrazione (si veda qui il comunicato stampa).
A livello di business, il 67% dei ricavi (490,5 milioni) proviene dal segmento card & merchant solutions; il 21% (150,8 milioni) arriva dal segmento digital payment solutions e il restante 12% (92 milioni) dal segmento capital market e network solutions. A livello geografico, i ricavi in Italia sono pari a 501,3 milioni, in aumento di 34,9 milioni di euro (+7,5%) e rappresentano il 68% dei ricavi complessivi (76% nel 2018).
I ricavi dall’estero hanno registrato un forte rialzo toccando i 231,9 milioni di euro in progresso di 83,6 milioni di euro (+56,3%) e costituiscono il 32% dei ricavi totali (24% nel 2018) grazie alla strategia di internazionalizzazione condotta con successo dal Gruppo negli ultimi anni. In particolare, si è posizionata come primo operatore in Grecia e in altri paesi dell’Europa centro-sud-orientale fra cui Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Serbia e Slovacchia, che rappresentano una delle aree più importanti e a più forte crescita in Europa nel settore dei pagamenti elettronici.
Grazie ai risultati conseguiti nel 2019, con un utile netto della capogruppo pari a 105,6 milioni di euro, e considerati gli obiettivi di crescita e di stabilizzazione della redditività nel tempo indicati nel piano strategico triennale 2020- 2022 approvato lo scorso febbraio, il Consiglio di amministrazione proporrà all’Assemblea degli azionisti, che si terrà in prima convocazione il prossimo 9 aprile, la distribuzione di un dividendo ordinario per l’esercizio 2019 pari a circa 60 milioni di euro, corrispondenti a 0,35 euro per azione. Il dividendo è pari a quello del 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e rappresenta certamente uno dei punti di forza del gruppo in vista della quotazione. Il dividendo 2019, oltre a seguire quello analogo 60 milioni del 2018, viene infatti dopo quello da 59,9 milioni pagato per l’esercizio 2017, quello di 44,55 milioni per l’esercizio 2016, quello di 49,69 milioni per il 2015 e quello di 35,68 milioni per il 2014. In totale, insomma, di poco meno di 310 milioni di euro di dividenti in 6 anni.
A proposito di ipo, il Cda di Sia ha nominato JP Morgan advisor finanziario unico per tutte le sue operazioni straordinarie, ivi compresa la sua quotazione in Borsa. Quest’ultima è stata approvata dal Cda nel febbraio scorso, ed è prevista entro l’estate 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). L’azienda potrebbe sbarcare in Borsa con una capitalizzazione di oltre 4 miliardi di euro, dopo un aumento di capitale in ipo da 1-1,5 miliardi di euro. Lo riferiscono voci di mercato, in linea con i numeri già proposti da BeBeez nei mesi scorsi (si veda altro articolo di BeBeez).
Sul fronte della valutazione, l’ultimo punto di riferimento ufficiale è il dato dello scorso novembre, quando F2i sgr e HAT sgr hanno ceduto le rispettive quote in Sia a Cdp Equity e Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno ceduto le loro a FSIA Investimenti (30% Poste Italiane e 70% FSI Investimenti, che a sua volta è controllata al 77% da Cdp Equity e per il restante 22,88% dalla Kuwait Investment Authority). Al termine dell’operazione, Cdp Equity ha quindi comprato il 25,69% di Sia, mentre FSIA è salita dal 49,48% al 57,5%, per un totale quindi di Cdp Equity dell’83,19% tra Cdp Equity e FSIA. Il resto del capitale continua invece a fare capo a Banco Bpm, Mediolanum e Deutsche Bank (si veda altro articolo di BeBeez).
L’operazione con i fondi, come anticipato da BeBeez nel maggio 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), è stata condotta sulla base di un equity value di Sia di 2,4 miliardi di euro e di un enterprise value di circa 3,2 miliardi, pari a 12,5 volte l’ebitda atteso per il 2019 e 14,6 volte l’ebitda normalizzato 2018, che è stato di 222 milioni di euro, a fronte di ricavi netti per 614,8 milioni e di una posizione finanziaria netta di 723,9 milioni di euro. L’operazione con le banche, invece, è avvenuta sulla base di una valutazione più bassa, perché fissata da un’opzione call che è stata esercitata. Partendo quindi da quell’equity value di 2,4 miliardi per Sia e aggiungendo un aumento di capitale da 1-1,5 miliardi, si arriva a 3,4-3,9 miliardi di euro di capitalizzazione post aumento. Ovviamente per un’ipo si proverebbe a partire da un equity value pre-money un po’ più alto e quindi l’ipotesi di sbarco in Borsa per Sia con una capitalizzazione di oltre 4 miliardi appare ragionevole.
Dell’ipo si parlava da oltre un anno. Nel febbraio 2019, in occasione dell’approvazione del piano industriale 2019-2021, l’amministratore delegato Nicola Cordone aveva detto che se Sia avesse deciso per l’ipo, avrebbe puntato a una raccolta di 1 miliardo di euro e l’operazione sarebbe consistita in parte in un aumento di capitale e in parte nella cessione di una fetta delle quote azionarie in mano ai soci (si veda altro articolo di BeBeez). Ma l’ipotesi ipo non è l’unica sul tavolo. A fine gennaio un report di Goldman Sachs ipotizzava per Sia un enterprise value di 3-3,5 miliardi di euro nel caso di merger con Nexi, che darebbe vita a un campione nazionale con una quota di mercato di circa il 70% (45% Nexi, 25% Sia), generando importanti sinergie di costo. A comprare sarebbe Nexi, che potrebbe pagare con un mix di azioni e debito.
Sia dal dicembre 2019 è presieduta da Federico Lovadina. Nel gennaio scorso Sia, insieme a Cetif (Centro di Ricerca in Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari dell’Università Cattolica di Milano) e Reply (società quotata a Piazza Affari, specializzata nella progettazione e realizzazione azione di soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e media digitali) ha cominciato a sperimentare la gestione delle fideiussioni tramite blockchain (si veda altro articolo di BeBeez).
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